Da Piaggine ai piedi dell'Everest: così si avvera il sogno di Gianluigi Butrico - Le Cronache
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Da Piaggine ai piedi dell’Everest: così si avvera il sogno di Gianluigi Butrico

Da Piaggine ai piedi dell’Everest: così si avvera il sogno di Gianluigi Butrico

di Erika Noschese

Dalla Campania ai piedi dell’Everest. Non solo la passione per il trekking e i viaggi ma una vera e propria sfida con sé stessi. Protagonisti di quest’avventura sono il salernitano Gianluigi Butrico di Piaggine e l’avvocato napoletano Francesco Passaro che hanno conquistato l’Everest, partendo lo scorso 28 aprile per ritornare in Campania il 16 maggio, accompagnati da otto persone, provenienti da diverse zone d’Italia. “Questo viaggio nasce perché sono un appassionato di montagne e in Himalaya ci sono le montagne più alte del mondo. Avevo voglia di vedere da vicino l’Everest, Lhotse e tutte le montagne che ci sono – ha raccontato il salernitano Butrico – Sono nato a Piaggine, ai piedi del Cervati, ovvero la montagna più alta della Campania”. Una passione innata che lo ha portato ad esplorare il mondo, partendo proprio dal suo Cilento. “E’ stata una sfida perché siamo arrivati ad una quota abbastanza alta, oltre 5mila metri; una sfida che – nel corso di dieci giorni di cammino – anche se con un po’ di fatica abbiamo vinto e ho provato una grossa soddisfazione sia per aver vinto questa sfida con me stesso sia perché è stato un viaggio faticoso”. La montagna, il cammino ma anche il contatto con una comunità totalmente differente, accompagnati da un senso di libertà e di una bellezza che sono l’Himalaya può regalare. “Di questo viaggio mi restano tante emozioni, il rapporto con la gente, la bellezza dei luoghi e delle montagne perché nessuna emozione è paragonabile a quella di essere al cospetto dell’Everest – ha detto ancora Gianluigi Butrico – Porto con me il rapporto con la comunità degli Sherpa, una popolazione che vive in Nepal e presta un bagaglio di emozioni incredibili che ci ha permesso quasi di toccare con mano una bellezza così differente dalla nostra”. Mondi diversi che riescono però a trovare punti in comune: “Abbiamo incontrato persone che si accontentano di poco, che vivono con poco, salutano con un Namasté (ovvero saluto il Dio che è in te) che non negano a nessuno, un popolo accogliente con i quali si vive un senso di sicurezza perché gli sherpa sono i re di quelle zone di montagne e assistono il turista per mangiare, dormire, portano i bagagli o i loro zaini e questo ci trasmette un senso di sicurezza in luoghi anche un po’ difficili dal punto di vista escursionistico”, ha raccontato ancora il cilentano che ribadisce l’importante di un’accoglienza che, inevitabilmente, ha contributo a rendere indimenticabile il viaggio”.