di Erika Noschese
Quello di Vincenzo Bennet sembra essere un ruolo centrale, come emerge dall’inchiesta della Procura di Nocera Inferiore, denominata Zuppone. Il presidente della Salerno Pulita, difeso dall’avvocato Michele Tedesco, nel 2018 rivestiva il ruolo di commercialista consulente e di intermediario nella vicenda relativa al fallimento della società conservativa Lodato Gennaro &Co. Spa. Secondo la Procura di Nocera, infatti, Bennet era concorrente morale e materiale, “abusando delle qualità e dei poteri degli stessi curatori” costringendo “con la minaccia costante di atti ostruzionistici da parte della curatela nella procedura di assegnazione dei beni all’aggiudicataria società “De Clemente Conserve spa”, rallentando ed ostacolando la procedura, in danno dell’aggiudicataria De Clemente, con reiterate azioni di opposizione e ricorsi pretestuosi agli atti della procedura esecutiva, idonei ad impedire l’ottenimento della disponibilità dei beni aggiudicati e l’erogazione dei mutui da parte della stessa De Clemente conserve, necessari per il buon esito dell’operazione. Bennet avrebbe infatti alterato la perizia di stima dei beni della Lodato. Dalle intercettazioni emerge che tra Bennet e D’Antonio vi era una “ripartizione territoriale” relativa alla gestione degli incarichi loro affidati dai tribunali di riferimento tra l’area salernitana e quella nocerina con una conoscenza che coinvolgeva anche i familiari e risalente al 2016. Nel mese di settembre 2018, Bennet chiede a De Clemente notizie circa il suo intento di acquistare i macchinari relativi alla procedura fallimentare, “unica cosa rimasta nella gestione della curatela”: l’obiettivo del presidente di Salerno Pulita era rilassare i rapporti con D’Antonio poiché questi si è sentito “preso in giro” in quanto, a suo dire, visti i rapporti tra De Clemente e lo stesso Bennet, non crede che quest’ultimo non sia stato portato a conoscenza dell’avvenuto deposito della busta contenete la proposta di acquisto del compendio immobiliare della Lodato Spa presentata all’asta e la cui vendita era avvenuta il 29 luglio 2018. Sul fallimento della Lodato non sarebbe stato ammesso il passivo in via privilegiata da parte dell’avvocato Bisogno e Bennet accusa il colpo. “Io quando sono venuto da te e ti ho detto che dovevo trovare una scusa perché lui nel frattempo mi ha fatto fare un’altra brutta figura, no? Perché aveva preso un impegno con me allora io perciò ho capito che si era messo di traverso pure rispetto a me, perché lui mi aveva detto che all’avvocato Bisogno avrebbe fatto fare un trattamento diverso rispetto agli altri consulenti invece quando poi mi chiama l’avvocato Bisogno e mi porta la proposta che è stata trattata come alle altre, a quel punto io ti ho detto “tengo bisogno, perché questo si è messo di traverso rispetto a me” perciò ho detto “tengo bisogno di una scusa”, emerge dall’intercettazione, a proposito della possibilità da parte della Curatela di ottenere maggiori introiti. Dall’inchiesta emerge che Bennet avrebbe sfruttato rapporti di collaborazione professionale già esistenti con i fratelli De Clemente, provando a mediare tra questi e la curatela affinché fossero corrisposte le somme illecite asseritamente richieste; i De Clemente, infatti, avevano quale unico interlocutore solo ed esclusivamente Bennet e questi nelle vesti di consulente, si faceva latore della proposta avanzata dai curatori del Fallimento Lodato relativa alla corresponsione di somme fra i 50mila e i 130mila euro. Per il presidente della Salerno Pulita era stata chiesta la misura cautelare degli arresti domiciliari, respinta dal pm in quanto la sua condotta, seppur sbagliata, non sembra essere lesiva, penalmente parlando. Dunque, Vincenzo Bennet risulta tra gli indagati ma resta a piede libero nonostante le varie intercettazioni dalle quali emerge la sua volontà di aumentare il costo per “farci tutti un buon Natale”.