Sacche di sangue e distributori sigillati per protestare contro il caro benzina - Le Cronache
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Sacche di sangue e distributori sigillati per protestare contro il caro benzina

Sacche di sangue e distributori sigillati per protestare contro il caro benzina

di Monica De Santis

Si continua ancora a parlare del caro benzina, si continua ancora a pagare e non solo in termini economici l’aumento del carburante. E per protestare contro tutto questo, a Cava de’ Tirreni CasaPound ha messo in atto un’azione shock. Distributori di benzina sigillati e sacche di sangue, il messaggio chiaro e diretto: “caro benzina, così uccidete l’Italia”. È questa l’azione shock di CasaPound Italia che interviene così sull’aumento di prezzo del carburante, ormai arrivato a livelli insostenibili. E se da un lato la viceministra Teresa Bellanova nel corso del tavolo autotrasporto afferma che “Siamo al lavoro per dare risposte al caro carburante e alle criticità nel settore dell’autotrasporto. Il mio appello è a che non si inaspriscano i toni, e soprattutto non si producano disagi nel trasporto e nelle consegne dei beni di prima ed essenziale necessità, a partire dai dispositivi sanitari. Siamo perfettamente consapevoli di quanto grava sulle aziende, e intenzionati a garantire la ricerca delle soluzioni insieme all’intero settore”, dall’altro lato le azioni di protesta continuano e si fanno anche sentire, come quella messa in atto a Cava de’ Tirreni da CasaPound… “Ci sembra assurdo che non ci sia stato ancora nessun intervento governativo per calmierare il prezzo del carburante – si legge in una nota del movimento – Ci viene da pensare che il silenzio del Governo sia voluto e che non ci sia alcun interesse nel salvaguardare cittadini ed imprese. L’aumento della benzina colpisce ogni settore produttivo, senza nessuna eccezione, e contribuisce all’aumento incontrollato dell’inflazione. Già stiamo assistendo a un razionamento di beni di prima necessità nei supermercati a causa del blocco dei trasporti ed è di questi giorni la notizia dei pescherecci fermi proprio perché impossibilitati a sostenere il costo del gasolio. I colpevoli di tutto ciò sono le grandi aziende petrolifere e l’incapacità del governo, non certo i lavoratori delle pompe di benzina che rischiano anch’essi di essere delle vittime. La situazione è intollerabile: si sta arrivando al punto di dover lavorare per poter pagare la benzina per recarsi al lavoro e la contrazione dei consumi è l’effetto più immediato. Le soluzioni ci sono: abbassamento iva dal 22% al 4% e taglio delle accise. Se non vogliamo veder crollare definitivamente la nostra economia, con una crisi sociale non gestibile, si attuino subito queste due misure. In caso contrario, sarà evidente a tutti che questo Governo è complice nel voler far fallire il paese”.