di Erika Noschese
“I lavoratori delle Fonderie Pisano meritano più rispetto e più considerazione”. È questo l’appello lanciato dai dipendenti dello storico opificio di via dei Greci, a Fratte che – ancora una volta – fanno sentire la loro voce dopo le richieste sempre più insistenti da parte di cittadini e associazioni che chiedono un’ordinanza sindacale di chiusura. “Ancora una volta le Fonderie Pisano e noi operai delle Fonderie Pisano ci ritroviamo al centro di critiche e accuse assolutamente prive di fondamento. In queste giornate assistiamo ad attacchi che evidenziano una specifica volontà di chiudere lo stabilimento, senza minimamente ragionare di come stanno effettivamente le cose dal punto di vista ambientale, nonostante numerosi documenti che spiegano bene il contesto specifico e generale e che non evidenziano preoccupazioni per la salute dei cittadini e di noi dipendenti. Due riferimenti a elementi segnalati continuamente – ma erroneamente – senza alcun fondamento: le emissioni di mercurio – pur non soggette ad alcun rilevamento nel resto d’Italia – esprimono una concentrazione pari a 0,01 mg/Nm3 a fronte di un valore limite di emissioni pari a 0,2 mg/Nm3 (venti volte meno); mentre le emissioni di diossine hanno un valore di 0,0000000173 mg/Nm rispetto al limite di emissione di 0,01 Nm3 (oltre 1.000 volte in meno). Analoghi valori sono stati riscontrati nelle innumerevoli prove di autocontrollo effettuate nella nostra azienda da enti terzi certificati”, hanno dichiarato infatti i lavoratori che ribadiscono la totale assenza di correlazione tra fonderia e salute: “Non da ora sono a disposizione delle autorità sanitarie le cartelle cliniche di noi lavoratori presenti da diversi anni nel sito delle Fonderie di Fratte. Va ripetuto che bisogna riscontrare che non è rintracciabile alcuna patologia – in nessuna delle cartelle di ogni singolo operaio – che possa essere messa in collegamento con emissioni al di fuori del contesto normativo – hanno infatti detto – Ed è necessario ricordare che siamo sempre tutti a disposizione delle Autorità competenti per verificare le condizioni di salute e ribadire che non c’è alcun collegamento con mercurio e diossina o con qualsiasi altra sostanza. Come pure riteniamo opportuno ripetere che non sono poche le aziende che potrebbero generare mercurio e diossina nel contesto più generale dell’area salernitana: sarebbe il caso di controllare con la massima attenzione”. Già una volta, infatti, si fece riferimento – per stabilire bene le differenze che intercorrono con la realtà di Taranto – all’Ilva, la più grande acciaieria di Europa che si estende su circa 15 milioni di metri quadri ed è in grado di trasformare oltre 20 milioni di tonnellate di minerali di ferro. “Contiene” al suo interno 190 chilometri di nastri trasportatori, 50 Km di strade e 200 KM di ferrovia, 5 altiforni, 5 colate continue, 2 treni di parchi minerali, 2 cave, ecc ecc . E’ interessata da un ciclo di produzione che si svolge h24 per tutto l’anno. “Evidente, quindi, che a questi grandi numeri corrisponda anche un grande impatto in termini ambientali. La Fonderia Pisano, unica in regione Campania è, come tante in Italia, una fonderia di seconda fusione e, quindi, non è strutturata per lavorare i minerali di ferro, ma unicamente per trasformare i pezzi di ghisa in nuovi pezzi di ghisa e, quindi, riciclare. Non ha una lavorazione a ciclo continuo ed ha una produzione annuale più o meno pari (nella migliore delle ipotesi) alla produzione giornaliera dell’Ilva – hanno aggiunto i dipendenti – Lo stabilimento delle Fonderie Pisano si estende su di una superficie che è molto contenuta (meno di mq 4.000), ha un solo forno di colata e un nastro trasportatore di lunghezza contenuta. All’interno del perimetro delle Fonderie non vi sono né strade né ferrovie. Evidente, quindi, la strumentale comparazione con l’Ilva, soprattutto in riferimento alla sostanziale differenza in termini di impatto ambientale rispetto alla lavorazione dei minerali di ferro (che non avviene nello stabilimento di Fratte). Un breve passaggio sui tumori e le malattie oncologiche. Tra di noi e le nostre 120 famiglie non risultano casi di questa tipologia di malattie. Anche in questo caso va ricordato che l’azienda ha commissionato uno studio alla Università di Napoli che ha analizzato circa 1.500 cartelle cliniche (tra le quali una all’anno negli ultimi 12 anni) di noi operai delle Fonderie Pisano ed il risultato è stato che la percentuale di malattie oncologiche presenti è molto inferiore ai valori nazionali per le stesse classi di età”. L’emissione di polveri (grossolane e sottili) prodotte dallo stabilimento, ricadenti nel raggio di 500 mt dal sito produttivo, è imputabile solo per il 2% alla produzione e per il rimanente 98 % al traffico veicolare ed alla presenza di altre attività.