di Alberto Cuomo
Bisogna essere dotati di una buona dose di freddezza nel vivere il rischio di essere indagati e tuttavia condurre imperturbabili la propria esistenza quotidiana. È quanto accade agli uomini del cosiddetto “sistema De Luca” che ha spesso conosciuto l’attenzione degli inquirenti. Nel ricordare le diverse indagini degli anni passati, anche diversi episodi recenti mostrano come, a Salerno, il palazzo di giustizia sia costantemente interessato a quello della politica. Si pensi alla condanna avvenuta in questi giorni dello stesso De Luca, da parte della Corte dei Conti, a risarcire l’erario con 60mila euro per aver pagato per consulenze alcuni vigili urbani di Salerno utilizzati quali autisti regionali. Un episodio che ha fatto poco rumore per l’esiguità della cifra in gioco, essendo però molto significativo per la plastica rappresentazione del modo in cui il presidente della Regione Campania intende l’amministrazione del denaro pubblico. Sul caso si era soffermata anche la Procura della Repubblica di Napoli, ipotizzando vari reati, per archiviare tutto nel rilievo del servizio reso dagli agenti comunque da retribuire, mentre la Corte dei Conti, ritenendo improprio il supplemento di stipendio riconosciuto, ha condannato. Non è la prima volta che De Luca utilizza denaro pubblico per pagare servizi a funzionari non qualificati nel ruolo. Tutti ricorderanno la parcella di 600mila euro stabilita, e non rimessa per intervenuta curiosità della Procura salernitana, in favore del suo capostaff, il geometra Alberto Di Lorenzo, promosso sul campo quale Responsabile del Procedimento per gli atti e la costruzione del Termovalorizzatore, in una attività di coordinamento di figure tecniche con laurea a lui sottoposte. E che dire della nomina a dirigente, quale segretario comunale facente funzione, di un ex giardiniere del Comune, Felice Marotta, il quale vantava in curriculum un Master postlaurea non essendo laureato, pure sanzionata dalla Corte dei Conti con oltre 400mila euro per i soli anni 2006-07. Lo stesso Marotta rimasto invischiato nei procedimenti giudiziari in corso sugli appalti concessi alle cooperative dei servizi allestite da Fiorenzo Zoccola per oltre 3milioni di euro. Pare cioè per De Luca i meriti, ovvero i titoli oggettivi, non valgano molto preferendo invece, nei posti dirigenziali delle istituzioni da lui governate, la fedeltà, utile non si sa bene a cosa, a mantenere chi sa quali segreti, che, ahimè, tende a pagare con i soldi nostri. Come non bastasse la condanna un’altra tegola da affrontare, per De Luca e i suoi uomini, è l’arrivo di una nave dalla Tunisia con oltre 200 container per 6000 tonnellate di rifiuti da stoccare in provincia di Salerno, pare a Persano. Malgrado le rassicurazioni del fido scudiero Bonavitacola circa l’assenza di miasmi e esalazioni i sindaci dell’area sono in fibrillazione in presenza di un vero e proprio pasticciaccio. Denunciati alla dogana di Sousse come rifiuti plastici, i container in realtà conterrebbero gli scarti della raccolta differenziata prodotta dai comuni del Cilento. Sono stati mandati in Tunisia grazie a un accordo tra un’azienda di Polla, la Sviluppo Risorse Ambientali (Sra) e la tunisina Soreplast secondo cui si sarebbero dovuti spedire in Tunisia ben 120mila tonnellate di rifiuti “non pericolosi” di materie plastiche per un affare di 6 milioni di euro. Il carico che torna indietro non è il primo inviato dalla Campania, ma solo dopo una serie di invii è scattato il sequestro giudiziario e i container sono stati parcheggiati sulla banchina del porto tunisino al costo di 26mila euro al giorno, facendo maturare un debito di quasi sette milioni di euro che non si sa chi pagherà, la Sra o la Regione. Chi ha dato le autorizzazioni in Campania? La normativa europea consente l’esportazione di rifiuti verso un paese terzo solo se è in grado di riceverli e ha una fabbrica utile al loro riciclaggio. E però, secondo la stessa normativa, i rifiuti campani non sarebbero dovuti partire, sia perché gli scarti della differenziata sono considerati “pericolosi” sia perché la Soreplast non dispone di impianti di riciclaggio per tali rifiuti. Intanto in Tunisia sono state arrestate 12 persone tra cui il ministro dell’ambiente e diversi dirigenti doganali mentre l’amministratore unico della Soreplast pare sia fuggito in Germania. Viene da chiedere quali misure ha adottato la regione Campania per accertarsi della correttezza delle spedizioni? Secondo l’Ispra la Campania è la regione italiana che esporta più rifiuti all’estero, non solo in Tunisia quanto anche in Bulgaria che ne ha rispedito indietro 3700 tonnellate. Una modalità scelta a fronte della carenza di impianti che però fa lievitare il costo della gestione dei rifiuti rispetto alla media nazionale alimentando l’affare dello smaltimento, nelle mani di un poche imprese che si dividono una torta da centinaia di milioni di euro. La Regione possiede i mezzi tecnologici per monitorare i trasporti internazionali e potrebbe controllare attraverso gli ispettori dell’Arpac a che le spedizioni siano in regola, pare quindi che l’intera vicenda sia ora nelle mani dei magistrati della procura della repubblica di Salerno. Oltretutto la Sra, con i suoi dirigenti, già ha attraversato disavventure giudiziarie per la gestione dei rifiuti nell’area del Cilento conoscendo l’interesse della procura di Vallo della Lucania. In tale questione gli uomini deluchiani non sembrano coinvolti e però il prolungarsi del procedimento giudiziario sulla deviazione del Fusandola, dopo la sentenza di colpevolezza emanata dal Gip per uno degli imputati, o il ricorso in Cassazione avverso la sentenza di assoluzione del Crescent, già non dovrebbero far dormire sonni tranquilli. Non c’è che dire, De Luca oltre che stipendi maggiorati deve offrire ai suoi protetti qualche segreto medicamento che offra una serena imperturbabilità.