di Monica De Santis
Alla ricerca di una soluzione per la “SlideDoor”, ovvero la porta che nessuno attraversa virtualmente da quando è stata aperta. E così martedì mattina alle ore 10 al Comune di Salerno, sono stati convocati alcuni (non tutti, non si sa perchè) operatori culturali e associazioni che operano nel settore culturale e storico, per un incontro con la dottoressa Annamaria Barbato e forse anche con il sindaco. all’ordine del giorno, la richiesta da parte del comune a questi di fare proposte e mettere atto iniziative da tenere davanti alla porta virtuale collegata con il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island, a New York. Insomma l’amministrazione comunale cerca di correre ai ripari, chiedendo aiuto a chi non era stato coinvolto dall’inizio in questa operazione che lo ricordiamo è costata 70 mila versati da Scabec e una cifra ancora non nota che dovrà versare il Comune per il pagamento di Salerno Solidale che si sta occupando del servizio di sorveglianza della struttura, che si trova all’interno del quadriportico della cattedrale, tra l’ingresso e la sala San Tommaso. Dunque dal Comune di Salerno si cerca di correre ai ripari per evitare che quello che attualmente è un flop, non diventi un grandissimo flop. Si cerca di fare quello che la società organizzatrice di quello che doveva essere un grande evento per la nostra città non ha fatto. Perché, lo ricordiamo, questa ha previsto solo tre iniziative davanti al portale virtuale, il primo si è tenuto nel giorno del taglio del nastro, il secondo si terrà il prossimo 16 febbraio ed il terzo dovrebbe essere in programma per il giorno della chiusura il 22 giugno. Resta solo una domanda? Le iniziative che questi operatori ed associazione proporranno saranno a costo zero oppure il Comune dovrà provvedere ad un compenso per loro? Perchè se così fosse, come dice un vecchio proverbio, oltre al danno ci sarebbe anche la beffa di vedere il costo di questa operazione aumentare ancora a discapito di altre iniziative culturali che poi, si potrebbero sentire dire di no per mancanza di fondi.