di Monica De Santis
Teatranti delusi, amareggiati ed anche arrabbiati al solo pensiero che il prossimo 23 dicembre il premier Draghi possa approvare la proposta del Cts, ovvero imporre l’obbligo del tampone e non solo del super green pass per chi vuole accedere a cinema e teatri. Una proposta quella del Cts che ovviamente non è stata accolta di buon grado dai gestori dei cinema e teatri, che ormai considerano tutte queste decisione mirate a voler costringere la categoria a chiudere definitivamente. Eppure Luciana Littizzetto, la settimana scorsa nel corso della puntata di “Che tempo che fa” fece a nome del pubblico un appello a Draghi chiedendo l’obbligo del vaccino per proprietari e dipendenti di cinema, teatri, musei, bar e ristoranti e paradossalmente la sua richiesta, appoggiata da tanti, sembra essere stata nuovamente capovolta dal Cts, che invece di imporre l’obbligo del vaccino per titolari e dipendenti, vuole imporre l’obbligo di vaccino più tampone per i clienti dei cinema e teatri…
“Se passa questa richiesta, allora noi ci fermeremo – commenta Virna Prescenzo, del Piccolo Teatro del Giullare – Già abbiamo registrato un calo degli abbonamenti, già fatichiamo a far venire le persone a teatro, immaginate se ora si dice loro che non solo ci devono mostrare il super green pass, ma anche l’esito del tampone fatto entro le 48 ore prima dello spettacolo. Ma non scherziamo e quando dovrebbero spendere per venire a vedere uno spettacolo?”
Contro l’ipotesi del Cts, anche Valentina Tortora che con la sua “Compagnia dell’Arte” organizza una rassegna di spettacoli dedicata alle famiglie “C’era una volta”… “Ci hanno chiesto di vaccinarci, ci hanno chiesto di fare la terza dose, ed ora vogliono anche il tampone? Perchè? Ma soprattutto perchè si punta a penalizzare sempre i cinema ed i teatri. La mia è una rassegna per famiglie. Se ipotizziamo che un tampone costa 15 euro e se immaginiamo una famiglia media composta da 4 persone, oltre al pagamento del biglietto si deve chiedere loro di spendere altri 60 euro per i tamponi. Ma chi lo farà? Nessuno, ovviamente e quindi noi alla fine ci ritroveremo senza pubblico. A questo punto non era meglio farci chiudere? No, perchè avrebbero dovuto darci i ristori, che invece non vogliono darci”.
Non nega che i casi covid sono in aumento e che è giusto fare qualcosa per frenare l’aumento dei contagiati, Elena Parmense, responsabile della compagnia Animazione 90 e organizzatrice di una rassegna di teatro scuola, al Teatro Delle Arti ed in altri teatri regionali… “Nessuno nega che i casi covid sono in aumento. Non siamo degli sciocchi e neanche dei negazionisti. E non vogliamo neanche dire che le decisioni che si prendono non sono per il nostro bene. Però che senso ha imporre il tampone ai cinema e teatri e poi consentire comunque l’ingresso senza controlli nei centri commerciali e nei supermercati. Sono contraddizioni che non riusciamo a capire. Una decisione del genere, per me che organizzo spettacoli per le scuole vuol dire dover chiudere, fermarmi. Ditemi voi, già si fa fatica a portare le scuole a teatro perché non tutti gli studenti sono vaccinati. Poi gli si deve andare anche a chiedere di spendere 15 euro per un tampone, alla fine un dirigente scolastico sceglierà, come è giusto che sia, di non far partecipare la scuola agli spettacoli, per non gravare ulteriormente sulle famiglie. La soluzione? Fateci chiudere e rimborsateci le perdite”.
Potrebbe anche pensare di tentare di mettere in scena i suoi spettacoli, Valentina Mustaro del Teatro La Ribalta, sperando che il pubblico partecipi andando a fare il tampone, ma non crede che questo possa avvenire… “Ancora una volta vogliono metterci in difficoltà. Se passa questa proposta è ovvio che la maggioranza delle persone seppur vaccinate, non verranno più a teatro e neanche andranno al cinema. Continuano ad obbligarci a non poter lavorare. Potrei rischiare e proseguire con gli spettacoli inseriti in cartellone. Ma lo farei con la consapevolezza che non avrò pubblico. Perchè non credo, come dicevo prima che le persone accetteranno di pagare anche il tampone oltre al costo del biglietto. Così, con l’obbligo del green pass abbiamo avuto un calo delle presenze e continuiamo ad averlo di settimana in settimana, perchè con le notizie che girano purtroppo le persone hanno paura e alla fine non escono da casa. Siamo molto amareggiati, davvero molto”.
E al coro dei contrari alla proposta fatta dal Cts, si aggiunge anche Rosita Sabetta, della compagnia “I Pappici” e direttrice artistica del teatro Cammesola… “E’ una decisione gravissima, laddove dovesse essere accolta, perché il teatro è già stato uno dei settori più penalizzato da quando è iniziata la pandemia, nonostante ad oggi non si segnalano casi di persone contagiate all’interno di un teatro. La gravità di questa decisione è che a danneggiare un settore che comunque è già a rischio di per sé, che già prima del covid non viveva una situazione positiva, questa ulteriore limitazione in un settore che di per sé non crea contagi in quanto gli spettatori a teatro sono tutti vaccinati ed indossano tutti la mascherina a differenza di quanto avviene nei ristoranti. Senza contare che da noi si ha anche la tranquillità di un ingresso contingentato e di un uscita dalle sale composta e senza assembramenti. Tutto questo vuol dire andare a ledere un settore che di per sé non crea gli stessi assembramenti che si ritrovano in strada durante la classica movida”.