di Monica De Santis
Sono iniziate nei giorni scorsi le riprese di “Simone” il primo film scritto e diretto dal giovane videomaker salernitano Valerio Lorito. Diplomato in regia presso l’Accademia del Cinema Renoir, che è un progetto dell’associazione culturale Road To Pictures Film APS, che da anni promuove e organizza corsi, workshop, seminari e tanto altro, Lorito, già videomaker e fotografo conosciuto nel panorama salernitano, vive e lavora tra Roma e Salerno, città che ha scelto come sfondo per la sua prima opera da regista. Il film, il cui titolo, come abbiamo detto è “Simone” è una storia trasversale, che tocca e coinvolge più generazioni, tra genitori, figli, ed insegnanti. Al centro del racconto c’è dunque, Simone, un adolescente che vive un profondo disagio, che lo spingerà a chiudersi fuori dal mondo e ad isolarsi da tutto e da tutti. Per scrivere la sceneggiatura, Lorito si è ispirato al fenomeno degli Hikikomori, termine di origine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”, “staccarsi”. Gli Hikikomori sono giovani che scelgono di rinchiudersi, letteralmente, in uno spazio che ritengono sicuro, come la propria camera, abusando della tecnologia come unica finestra sul mondo, rinunciando, così, ad avere una vita sociale. Sono ragazzi e ragazzi che hanno scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale di persona, spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra questi la grande pressione della società giapponese verso l’autorealizzazione e il successo personale, cui l’individuo viene sottoposto fin dall’adolescenza. Il termine hikikomori si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale. Il fenomeno, inizialmente diffuso sono in Asia, coinvolge, ad oggi, un gran numero di giovani anche in Europa ed in Italia. Le ragioni che spingono gli adolescenti ad adottare questo stile di vita possono essere varie: l’ansia e la pressione sociale o un disagio personale, che si fatica a razionalizzare. Dunque il fenomeno dello hikikomori può essere considerato come una volontaria esclusione sociale, una ribellione della gioventù giapponese alla cultura tradizionale e all’intero apparato sociale da parte di adolescenti che vivono reclusi nella loro casa o nella loro stanza senza alcun contatto con l’esterno, né con i familiari o amici. Lo stile di vita degli hikikomori è spesso caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia invertito, con le ore notturne solitamente dedicate a componenti tipiche della cultura popolare giapponese, come la passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet. In Italia si stima che un individuo ogni 250 sia soggetto a comportamenti a rischio di reclusione sociale; altre stime parlano invece di un individuo su 200. Nel 2013, secondo la Società Italiana di Psichiatria, circa 3 milioni di italiani tra i 15 e i 40 anni soffrivano di questa patologia. Tuttavia il disturbo è spesso associato o confuso con la cultura nerd e geek, o più frequentemente con una semplice dipendenza da Internet (le cui stime parlano di 240 000 adolescenti italiani che trascorrono più di tre ore al giorno tra Internet e videogiochi), limitando il fenomeno a una conseguenza del progresso della società e non a una chiara scelta volontaria del soggetto. “Simone” racconta un piccolo spaccato di questa realtà, in una storia che si propone come monito, per il dialogo tra diverse generazioni. Il personaggio di Simone è interpretato da Francesco Del Gaudio, giovane attore partenopeo che ha recentemente conquistato un grande successo di critica anche a teatro, con lo spettacolo “Viviani per strada”, di Nello Mascia. Ad affiancare Del Gaudio, ci sono Antonella Valitutti attrice teatrale e doppiatrice salernitana, ha all’attivo, tra le altre, una partecipazione a “Gli anni più belli”, per la regia di Gabriele Muccino e Gianluca Musiu, volto della televisione italiana, ha recitato, tra gli altri, in Un posto al Sole. Nel cast, anche Anna Nisivoccia e Roberto Lombardi. Il film ha il Patrocinato dal Comune di Salerno, “Simone” è prodotto da Circuito Totale ed Hobos Factory. Una produzione tutta salernitana diretta da Dario Renda, con assistente di produzione Serena De Rosa, aiuto regia Giulia Rosco, DOP Aldo Galelli, assistente camera e backstage Enzo Rampolla, segretaria di edizione Chiara Fiore, operatore ciak Caterina De Nicolellis, trucco e costumi Antonio Verone, scenografia Marcello De Martino, fonico Ferdinando Farro, runner Pasquale Lorito, montaggio Luigi Marmo, e con le musiche originali del maestro Mario Spinelli.