E’ il “Sud” il tema della LXII edizione del Ravello Festival presentata ieri mattina, presso i saloni della Regione Campania di Roma, da renato Brunetta e Stefano Valanzuolo. Sud quale luogo della mente, Sud come parte bassa che significa avvicinare alla terra, comunicare con essa, intesa come un principio di assorbimento e, insieme , di nascita: abbassando si seppellisce, si semina, si dà la morte per poi ridare la luce. Un tema che viene dal Sud dell’Italia, dalla Campania, che racchiude il fuoco giallo e rosso del Vesuvio, i bollori sulfurei dei Campi Flegrei, dove il nascosto chiede con maggiore insistenza e da più tempo di farsi luce ed è qui che diventa più poroso e friabile il muro che divide il “sopra”, il “sotto”, l’”al di qua” e l’ “al di là”, l’arcaico e il presente, l’immaginario e il reale, in uno psicodramma che, nei secoli, è riuscito a penetrare la cultura e il suolo. Un Sud, il nostro che è sempre assorbito tutto, riuscendo a rimanere in fondo se stesso, un Sud contaminato, da sonorità e tradizioni appartenenti ad altre culture, dall’Africa, al latin, all’ America, all’ oriente, un grande Sud che ritroveremo sul palco del Ravello Festival, teatralizzato, visualizzato, magnificato, nella sua nudità crudele ed esibita, nelle sue metamorfosi barocche, enigmatiche e perturbanti, partecipe del sogno collettivo del pubblico. E’ veramente difficile presentare per massime linee questa edizione, ogni appuntamento meriterebbe la citazione ma lo spazio di un articolo ha un limite. La serata inaugurale, il 21 giugno sarà dedicata ad Eduardo e commissionata a Isa Danieli e Danilo Rea; quindi il concerto di chiusura, con l’Orchestra del Teatro di San Carlo e Juraj Valcuha.
Il Belvedere di Villa Rufolo, cornice esclusiva da sempre della manifestazione, presenterà un look ancora più innovativo e più bello. Sarà la location principale di un festival che, comunque, cercherà spazi affascinanti anche nei giardini cantati da Wagner e presso l’Auditorium Oscar Niemeyer, oltre che eccezionalmente nelle strade e nelle piazze di Ravello.
Ritornano le grandi formazioni e le bacchette internazionali, a cominciare dal 18 luglio con la London Symphony Orchestra diretta da Daniel Harding, la Orchestre National de France affidata al suo direttore musicale Daniele Gatti, l’Orchestra Sinfonica di Lucerna, con la violinista Viviane Hagner. Al meglio della produzione giovanile si guarderà ancora con i concerti della OGI di Fiesole e della brasiliana Neoijba Orchestra, che presenterà il tocco pianistico di Martha Argerich alle prese con il Concerto in Sol di Ravel. L’Italia, oltre che dal San Carlo e dalla OGI, sarà rappresentata dall’Orchestra del Carlo Felice di Genova, in pedana per l’ormai tradizionale ed attesissimo Concerto all’Alba, e dalla Filarmonica del Regio di Torino, che sotto la guida di Gianandrea Noseda darà forma ad un importante concerto wagneriano, impreziosito dalla voce di Evelyne Herlitzius, autentica specialista del settore.
Fin qui la musica sinfonica. Ma tra pop e jazz, tra canzone e etnica, il Festival 2014 mette insieme una serie di star straordinarie. Dal ritorno di Dulce Pontes a quello di Chick Corea con Stanley Clarke, l’israeliano Asaf Avidan, la caboverdiana Mayra Andrade, erede di Cesaria Evora; l’americana Chrysta Bell, nuova sorprendente musa di David Lynch; il francese Alexandre Desplat, forse il più interessante tra i compositori di colonne sonore della nuova leva europea.
Tra jazz e contemporanea le presenze di Michel Camilo al piano solo, dell’inossidabile Jean Luc Ponty, da lungo tempo assente dalle nostre scene, del Kronos Quartet, il migliore ensemble d’archi al mondo per il repertorio moderno. Il programma scelto dal Kronos concederà attenzione alla musica sudafricana e argentina, in ciò celebrando i Sud del mondo, ma anche a Richard Wagner, nume tutelare del Ravello Festival. Il mood argentino ricorre ancora nello spettacolo, nuovissimo, che Luis Bacalov e Michele Placido proporranno in agosto; di Sudafrica, invece, parla lo struggente “Memorie di una schiava”, con Pamela Villoresi e Baba Sissoko. Al Sud rimandano, ancora, il concerto della grande violinista jazz Regina Carter (“Southern Comfort”), lo studio su Pergolesi in jazz condotto da Maria Pia de Vito, il concerto di Southside Johnny, storico partner di Bruce Springsteen. E al migliore Sud di casa nostra si rifà, naturalmente, Pino Daniele, per la prima volta a Ravello, in versione acustica e con la voglia di ricordare, a vent’anni dalla morte, l’amico Massimo Troisi. Resta da dire di alcune presenze pregevoli, quali Enrico Dindo o la supertromba di Marco Pierobon, della “Bohème” giovane cucita per l’Auditorium, dei Beatles riletti da Alessandro Haber (“The fool on the hill”). E, ancora, Burt Bacharach, padre nobile della canzone internazionale, in una delle sue due uniche presenze italiane di quest’anno. Non mancherà la grande danza, sulla scia di una tradizione recente e fortunata. Due compagnie americane ad agosto alimentano grande attesa: la Alvin Ailey American Dance Theater, oggetto di culto per gli appassionati del genere, e Les Ballets de Trockadero, bravissimi e divertenti nel loro gioco en travesti. Ravello Festival offrirà anche una serie di grandi mostre di arti visive. Tony Cragg, così come Mimmo Paladino nel 2013, farà di Villa Rufolo e della terrazza Niemeyer un museo a cielo aperto. Per il 2014, la collaborazione con Mimmo Paladino ha reso possibile il coinvolgimento di Wang Guangyi, illustratore cinese diventato celebre, in tutto il mondo, con il suo ciclo “Great Criticism”, citato esplicitamente nel poster ideato per Ravello. Un richiamo all’iconografia ufficiale, quello di Wang Guangyi, alimentato da ironia e ben lontano da qualsiasi visione propagandistica, al punto da essere utilizzato in molte grandi pubblicità occidentali.
Olga Chieffi