Fondazione Comunità Salernitana: la Musica fa Bene - Le Cronache
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Fondazione Comunità Salernitana: la Musica fa Bene

Fondazione Comunità Salernitana: la Musica fa Bene

Ieri mattina Antonia Autuori  ha presentato i prossimi eventi e concerti sostenuti e organizzati dalla Fondazione da lei presieduta, insieme ad Alessio Coppola per Pangea, Francesco D’Arcangelo per Salerno Classica, Federico Cono in rappresentanza della Banca  Monte Pruno e Valeria Saggese per MusicAccanto

Di OLGA CHIEFFI

“I suoni ci attirano verso ciò che sopravvive e persiste come risorsa culturale e storica capace di resistere, interrogare e scardinare la presunta unità del presente”. Questo l’assunto nelle parole di Iain Chambers in cui può essere riassunta il cartellone messo insieme da Antonia Autuori e dalla sua Fondazione Comunità Salernitana, donna che possiede nello sguardo una ferace volontà di cambiamento, di quel “fare”, un verbo che apre a tutto, anche alla “poesia” che proprio da quel poiein deriva. Antonia ha messo insieme diverse realtà culturali che insistono sul nostro territorio, per lasciare un segno concreto in diversi campi, dall’accoglienza, all’integrazione e alla discriminazione, che deve essere combattuta in ogni settore. Per far ciò si è affidata a delle eccellenze del territorio, progetti particolari, capaci di far crollare le barriere del tempo e dello spazio, il tutto volto a “cambiare” in meglio, in “buono” la società. Si scende in campo subito domani alle ore 20,30 sul palcoscenico del teatro Augusteo con “Pangea – Lo spirito dei continenti” giunto alla sua IV Edizione “Un progetto questo – ha affermato Alessio Coppola – che mira a sensibilizzare sui concetti di “Uguaglianza” e “Diversità” intesi come valori fondamentali per la crescita personale e comunitaria per “una sola Terra, un unico Popolo”, nasce da scambi culturali tra popoli e dal Meeting di formazione del 24 giugno scorso con Jan Knoppers, Richard Van Der Kooij e il confronto con l’associazione Theathergroep Radost di Delft, Olanda. La musica e le arti possono essere ottimi strumenti di interazione umana. Favoriscono la socializzazione, abbattono ‘muri’ culturali fra gli stati sociali. Sono strumento di crescita personale e sociale. Oltre settanta gli artisti e sei le associazioni, amatoriali e professionistiche, coinvolte, Theather Groep Radost di Delft dall’ Olanda, Balliamo sul Mondo di Reggio Emilia, Utungo Tabasamu di Salerno, Ballando per le Strade, il Coro il Calicanto e il Coro Estro Armonico di Silvana Noschese. Doppio concerto per MusicAccanto, in un titolo tre significati, quello della musica che va oltre, che fa bene al fisico, suonarla e ascoltarla, come ha sottolineato Valeria Saggese, impegnata in questo progetto dal 2020, il canto, e lo stare accanto a quanti ne hanno bisogno. MusicAccanto saluterà due date, la prima il 3 dicembre presso l’Auditorium Passannante di Sicignano degli Alburni e il secondo, il giorno successivo a Sala Consilina, comune in cui verrà investito il ricavato per il completamento del centro “Una Speranza”, in questa due giorni di concerti per la giornata internazionale delle persone con  disabilità. La musica che ascolteremo porterà l’esperta firma di Matteo Saggese e sostenuti dalla band, composta da  Carlo Fimiani alla chitarra, Enzo Zirilli alla batteria, Domenico Andria al contrabbasso e Francesco Doto voce, si alterneranno le special guest  Peppe Servillo, in veste di cantattore, Mauro Durante, leader del Canzoniere Grecanico Salentino al violino, voce e tamburo, insieme ad Alessia Tondo, altra figura importante del Canzoniere e il chitarrista Mauro Di Domenico. Un progetto che ha avuto il sostegno anche della Fondazione Monte Pruno, sempre più impegnata nel sostenere progetti d’eccellenza del nostro territorio, ieri rappresentata in conferenza da Federico Cono. I suoni che ci giungono dal passato contemporaneamente sondano il momento attuale, profilano una congiuntura, mettono in gioco e portano in primo piano il dimenticato nell’accadere del presente, mentre dischiudono una porta sul futuro. La Fondazione Comunità Salernitana ha fatto suo il finale di stagione di Salerno Classica, che proporrà al suo pubblico la prima parte del Messiah di Georg Friderich Haendel. Il 16 dicembre Salerno Classica nel Duomo di Salerno, alle ore 20,30, in un concerto in collaborazione con la “Fondazione Comunità Salernitana”, presenta i primi 18 numeri dell’oratorio “Messiah” di Georg Friedrich Haendel, con solisti, il soprano Romina Casucci, il contralto Simona Guerrini, il tenore Stefano Sorrentino e il basso Raffaele Pisani, con i cori “Alfredo Casella” ed “Estro Armonico” preparati da Silvana Noschese, Caterina Squillace ed Eleonora Laureto e l’ Orchestra ICO 131 della Basilicata, diretti da Francesco D’Arcangelo. Il Messiah fu scritto da Haendel al compire dei cinquantasei anni, nel 1741. Haendel aveva una grandissima esperienza di teatro per musica e di musica oratoriale. Il suo Messiah sembra una grandissima pagina di teatro situata in una cornice formale che non appartiene affatto al teatro. Le prime pagine offrono un impatto assai forte e introducono a una partitura che sarà all’insegna della varietà; per le diverse arie il Sassone ricorre a tutto il campionario formale, da quelle bipartite a quelle tripartite con da capo e dal segno, da quelle in sezioni giustapposte a quelle che avviate dal solista sono poi concluse dal coro. Non sorprendono  pagine ascrivibili ai più collaudati ritrovati melodrammatici, come nell’aria AA’B dal segno (AA’ senza il ritornello strumentale iniziale). L’amplificazione di immagini è affidata alle magie melismatiche copiosamente contenute nei ricchi “bauli” degli artisti, sia per lumeggiare occorrenze “pittoriche” sia per descrivere impalpabili affetti, senza tralasciare quei passaggi poetici che nell’economia drammatica meritano un respiro maggiore. A tal proposito si rinvia al «born» contraddistinto da fioriture nel coro «For unto us a Child is born». Per questa pagina corale Händel ricorre alla pratica dell’autoimprestito utilizzando il recente materiale del duetto No, di voi non vo’ fidarmi, HWV 189, ma a questo costume, assai invalso al tempo, deve alcune pagine il Messiah,. Si pensi, tra l’altro, al duetto Quel fior che all’alba ride HWV 192 (nei cori «And He shall purify» e «His Yoke is easy»), alla Sonata a tre in do maggiore HWV 403 e al duetto Se tu non lasci amore HWV 193. Il coro «For unto us a Child is born» apre la sezione conclusiva della prima parte e introduce al magico brano strumentale contraddistinto dal titolo Pifa. Questa pagina pastorale in 12/8, la cui melodia è di chiara ascendenza italiana (come non ravvisare il baluginare di melodie natalizie tuttora familiari?), inaugura l’unico segmento testuale storico che narra della nascita di Gesù. Lo stile pastorale ricompare dopo poco nel duetto «He shall feed His Flock like a Shepherd». La successione recitativo semplice – recitativo accompagnato – recitativo semplice – recitativo accompagnato – coro – aria – recitativo semplice – duetto – coro scandisce i momenti salienti di questa narrazione con quella sapienza che è la cifra dell’autore: la notte santa si materializza in uno sfavillante volo di angeli e di sonnolenti pastori che attoniti partecipano alla gloria celeste. Il brano è in climax ascendente e la prima sezione culmina nel grande coro «Glory to God», dove compaiono nell’organico le trombe. Lo svanire delle schiere angeliche è pressoché evanescente nell’assottigliarsi dell’organico strumentale a cui segue la lussureggiante aria (per la prima volta appare nella sua forma più articolata) del soprano «Rejoice greatly». Dopo il duetto, in cui ritorna il carattere pastorale, la prima parte si chiude con il festoso coro «His Yoke is easy».