L’ernia inguinale è un disturbo estremamente diffuso che affligge oltre 12 mila persone all’anno in Italia; si presenta come un rigonfiamento nell’inguine dovuto ad una fuoriuscita delle viscere, proprio in corrispondenza di un punto in cui le pareti dei muscoli addominali sono più deboli. Queste viscere consistono in organi interni, come l’intestino, che fuoriescono dalla loro sede naturale perché non adeguatamente sostenuti dalla parete addominale.
Si tratta di un disturbo molto più frequente di quello che si pensa abitualmente e l’intervento chirurgico che risolve il problema è ormai considerato di routine.
Le diverse tipologie di ernia inguinale
Tra le diverse tipologie che si possono distinguere, l’ernia inguinale indiretta consiste in uno scivolamento dei tessuti ed è più frequente nelle donne. Talvolta si tratta invece di una malformazione congenita del canale inguinale, che è rimasto aperto: è una situazione che si presenta spesso in età pediatrica.
L’ernia inguinale diretta è la più comune ed è dovuta ad un’apertura che si crea nella parete addominale, da cui fuoriescono le anse intestinali. Questa anomalia è spesso legata a sforzi eccessivi e frequenti.
Esistono anche altre ragioni che possono determinare o favorire l’insorgenza dell’ernia, come dei cambiamenti repentini del peso, l’obesità, la stipsi oppure una forte tosse.
Quando si parla di ernia inguinale la prevenzione inizia quindi da un buon esercizio fisico che migliora il tono muscolare nella regione addominale.
I trattamenti per l’ernia inguinale
Trattandosi di un disturbo che non regredisce in maniera spontanea, l’unica terapia possibile rimane quella chirurgica. In genere non occorre neanche un vero e proprio ricovero perché l’intervento viene eseguito in day hospital, senza la necessità di un’anestesia totale.
L’anestesia locale o l’epidurale permettono al paziente un recupero molto rapido: dopo poche ore dall’intervento può tornare a casa e deve riposarsi solo per un paio di giorni, trascorsi i quali può riprendere le sue normali attività.
Durante l’intervento chiamato “a cielo aperto” il chirurgo pratica una piccola incisione nell’inguine e fa rientrare l’ernia. In questo caso occorreranno dei punti di sutura.
L’intervento di ernia inguinale mini-invasivo (chiamato anche intervento laparoscopico) permette di evitare l’incisione e rende il decorso post operatorio ancora più rapido. Durante l’intervento si inserisce una morbida retina che ha la funzione di riparare i tessuti e ridurre il rischio di una recidiva.
I vantaggi delle tecniche mini-invasive sono diversi. Il paziente può subito fare la doccia, guidare e svolgere le sue attività abituali. Nei giorni successivi all’intervento può fare esercizio fisico e riprendere l’attività lavorativa. L’unica raccomandazione è quella di rivolgersi a strutture e medici che siano specializzati in questo tipo di interventi.
Cosa fare in caso di recidiva
In presenza di determinate condizioni, ci possono essere dei casi di recidiva. Questo può accadere quando il paziente è obeso, fuma, ha delle malattie croniche o carenze di tipo nutrizionale oppure quando si trova in età avanzata.
I casi di recidiva sono abbastanza rari e quando il primo intervento è stato eseguito in centri specializzati, la percentuale è solo dell’1%. Nei casi in cui l’operazione ha avuto luogo in una struttura non specializzata, la percentuale di recidiva sale al 30%.
L’ernia inguinale recidiva viene trattata sempre con tecniche laparoscopiche, al fine di evitare di intervenire sugli stessi tessuti che sono stati modificati in precedenza. In questo modo il chirurgo lavora su tessuti ancora intatti e l’operazione garantisce al paziente una convalescenza più rapida e meno dolore.