In occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, Sua Eccellenza Monsignor Andrea Bellandi, rivolge al mondo della Scuola il suo augurio di buon lavoro, esteso a tutte le componenti impegnate nell’Istruzione e nella formazione delle future generazioni. «In questo nuovo anno scolastico che inizia, penso anzitutto a voi, cari ragazzi, e prego il Signore affinché questo tempo di formazione vi aiuti particolarmente a conoscere più in profondità voi stessi, il vostro cuore, fatto di desideri grandi, speranze da realizzare, rapporti di amicizia da coltivare, dicendo ad ognuno di voi che la Chiesa e il mondo – come sottolinea il Papa – hanno bisogno del vostro contributo per costruire un mondo migliore, all’insegna della fraternità, del rispetto reciproco, della solidarietà verso tutti, soprattutto verso i più deboli, e della cura del Creato. Poi mi rivolgo a voi, dirigenti scolastici, insegnanti e persone impegnate a vario titolo in questa istituzione così importante per il futuro della nostra società. La scuola è fatta certamente di una valida e qualificata istruzione, ma anche di relazioni umane, da vivere all’insegna dell’accoglienza e dell’attenzione benevola da riservare a tutti indistintamente. Anzi, il dovere di un buon educatore – e di tutti coloro che vivono il mondo della Scuola – è quello di amare con maggiore intensità gli alunni più difficili, più deboli, più svantaggiati. Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? Sono invece gli studenti “difficili”, quelli che fanno fatica a studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio a vari livelli, sono proprio questi che rappresentano una grande sfida per la scuola e che vanno, per così dire, amati di più! In una società che fatica a trovare punti di riferimento, è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo, ed essa può esserlo o diventarlo se al suo interno ci sono donne e uomini capaci di dare un senso alla scuola e allo studio, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze culturali e tecniche, ma puntando a costruire una relazione educativa con ogni studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità. Prendere la vita e condurla per mano è ascoltare le inquietudini di quella vita e non imporsi, bensì, mano nella mano, proporle la strada. Una cosa che si riesce a fare soltanto quando nasce dal cuore. Se una comunità educativa – docenti, amministratori, tutto il personale della scuola – non ci mette il cuore, fin dall’inizio fallirà nell’obiettivo di trasmettere uno sguardo di speranza, di trasmettere delle ragioni adeguate a guardare al futuro. In questa direzione il vostro compito è quanto mai necessario – ha scritto Bellandi nella sua lettera agli studenti – Carissimi, la realtà della Scuola ha estremo bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa che, per chi si riconosce cristiano, trova nel Signore Gesù e nel suo Vangelo il punto di riferimento ultimo e la ragione di una responsabilità da non disattendere. Riprendendo ancora un’espressione di Papa Francesco rivolta a degli insegnanti, «vi incoraggio a rinnovare la vostra passione per l’uomo – non si può insegnare senza passione! – nel suo processo di formazione, e ad essere testimoni di vita e di speranza».