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Conte: «Tornare alla politica, uscire dal “teatro dell’assurdo” di beckettiana memoria»

Tommaso D'Angelo by Tommaso D'Angelo
31 Luglio 2023
in Ultimora
Reading Time: 4 mins read
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Conte: «Tornare alla politica, uscire dal “teatro dell’assurdo” di beckettiana memoria»
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di Erika Noschese
«In Campania è in atto, ormai da anni, una condizione di sospensione, una sorta di beckettiano “teatro dell’assurdo”». L’attacco diretto al Pd arriva dall’ex deputato di Liberi e Uguali Federico Conte che plaude al progetto politico della Meloni ma si dice lontano «per cultura e formazione». Presidente dell’associazione Cittadino Sudd, Conte farà la sua parte alle elezioni del 2024 attraverso una conferenza “tematica e organizzativa” per il rilancio dei territori e delle loro comunità. L’ex deputato non risparmia attacchi alla neo segretaria dem Elly Schlein parlando di un «tempo delle novità» che si è «ormai consumato».
Federico Conte, oggi vive la politica da “esterno” dopo la decisione di rinunciare alla candidatura. Cosa ne pensa del governo Meloni?
«Il tentativo della Meloni è ambizioso: trasformare il centrodestra berlusconiano in  un polo dei “conservatori”. Il suo, che piaccia o no, è un orizzonte politico. Quello che  manca, invece, al centrosinistra, che, dopo trent’anni in cui si è preoccupato diandare  al governo ma  non di governare,  appare incapace di rigenerasi in un soggetto politico e strategico dei “riformatori”.  La Meloni  ha in politica estera una precisa strategia  che le sta dando molta visibilità,  anche se al costo di apparire, e non solo,   troppo   “asservita” agli Stati Uniti, in distonia  con i suoi storici alleati europei. Dal che potrebbero venire contraddizioni e contraccolpi. All’ interno conduce, invece, un’azione di governo attenta. Interviene  e media su tutto e rispetto a tutti, compresi i suoi. Grazie alla mancanza di una vera opposizione, è ancora lei che parla alla “pancia” degli italiani, questa volta dal Governo, è più che del merito delle questioni, sta impegnando il dibattito  su una proposta di riforma che, nel la discussione  e nelle coscienze, prenderà il sopravvento sulla crisi sociale, peraltro già in atto».
Autonomia differenziata, lei ha già chiarito la sua opinione in merito. Quali potrebbero essere i rischi se passasse la proposta Calderoli?
«Dividerà, se realizzata, il Paese in tante “monadi” quante sono le Regioni, un neo centralismo che si aggiungerà a quello Presidenzialista, la forma che il Paese assumerà con la riforma costituzionale. È il combinato disposto sul quale si è formato e si regge il governo. Un accordo tra la Lega che si intesterà il regionalismo differenziato, e Fratelli d’ Italia che realizzerà il presidenzialismo. A farne le spese saranno il Mezzogiorno e gli enti locali, compresi quelli del Centro Nord, che saranno sottoposto a un doppio opprimente centralismo, nazionale e regionale, con preoccupanti ricadute sulla democrazia: ci saranno tante diverse cittadinanze, basate sul censo e non sul diritto. I cacicchi regionali diventeranno la regola dappertutto».
Il deputato Piero De Luca ha lanciato un appello all’unità rivolto anche al centrodestra. Cosa ne pensa della proposta?
«Formalmente è meritevole, ma l’appello all’unità con il centrodestra su questo problema appare più che altro una foglia di fico rispetto al vero obiettivo. La storia politica e i “fatti” dicono altro. Il presidente Bonaccini e la sua Vice, ora segretaria del Pd, hanno proposto e votato, in Emilia Romagna, un referendum popolare per l’autonomia differenziata e, mentre dichiarano il contrario ne stanno trattando l’attuazione con il Governo; Vincenzo De Luca firmò, agli inizi, dopo un incontro con Calderoli, la richiesta per realizzare in Campania l’autonomia differenziata. Ora dicono di essere contrari, ma temo che sia solo un modo per salvare l’apparenza. Pronti, per un pezzo di potere in più, a seguire la deriva del potere nordista a danno del Mezzogiorno». 
Come si può bloccare l’autonomia differenziata?
«Per bloccare il disegno  di legge Calderoli, che procede a gonfie vele, non basta solo  la mobilitazione sociale finora stimolata dall’associazionismo civico e dal sindacato, e tantomeno il ravvedimento tardivo del PD,  serve una controproposta di riforma istituzionale che appassioni gli italiani, li metta a discutere e li convinca della opportunità  di superare il regionalismo malato senza rinnegare le regioni ma ripensandole  nel contesto più ampio di un nuovo assetto del Paese. La proposta Calderoli lede i principi sui quali si regge la nostra Costituzione, rispetto alla quale è un corpo estraneo, ne violenta l’assetto nel suo complesso. Per realizzarla occorrerebbe la convocazione di una nuova assemblea costituente, per garantire la cittadinanza uguale. Che rilanci e rimetta il centro dello Stato la funzione delle autonomie locali, subordinando ad essa il rapporto delle Regioni, tra di loro, e con lo Stato. L’ambiente, le reti sanitarie, il ciclo dei rifiuti, la mobilità, le infrastrutture, la logistica e la portualità, la mobilità soffrono la dimensione regionale, che ha dato prova della sua inefficienza di realizzazione e gestione, e necessitano di rapporti di scala più ampi. Una risposta poterebbero essere le Macro-Regioni “di funzione”: aggregazioni omogenee naturali con “organi comuni” solo per svolgere alcune funzioni strategiche (art.117, penultimo comma, Costituzione) e garantire in un rapporto più dinamico con lo Stato dal baso verso l’alto. Una nuova mappatura istituzionale, un Grande Riforma con una nuova Costituzione, non l’artificio inaccettabile di Calderoli che pretende di fare, con leggi e leggine, senza copertura finanziaria, il gioco delle tre carte sulla pelle dei meridionali e delle istituzioni democratiche».
Elly Schlein e il Pd. Crede nel nuovo corso del Partito Democratico?
«Il tempo della novità, a cui pure ho plaudito, si è ormai consumato. La suggestione iniziale di una certa narrazione radicale va affievolendosi, indica un traguardo senza qualificarlo. Il popolo del Pd è ancora in attesa di capire quale è la sua dea di partito, quale la sua identità unificante e plurale insieme; quale il suo progetto-Italia; e, per quel che più ci riguarda, quale è il suo progetto per il Mezzogiorno e in particolare per la Campania, in cui è in atto, ormai da anni, una condizione di sospensione, una sorta di beckettiano “teatro dell’assurdo”».  
Provinciali 2024, quali sarà il suo ruolo?
«Cittadino Sudd, l’associazione di cui sono presidente, indirà una conferenza “tematica e organizzativa” per il rilancio dei nostri territori e delle loro comunità, un primo passo verso una Campania di funzioni a livello Mediterraneo». 
Europee: sarebbe pronto ad una candidatura?
«Non sono interessato a candidature che non siano espressione di un progetto politico in cui credo e, allo stato, oltre a quello della Meloni che non mi appartiene per cultura e formazione, non ne vedo».
Il centrosinistra compatto resta sempre meno attrattivo del centrodestra. Da dove ripartire oggi in vista delle sfide del futuro? 
«Naturalmente dalla Politica, ridando valore alle identità plurali e ai progetti credibili e coerenti: un “riformismo radicale”,  che archivi quello “ debole” della seconda repubblica,  in cui facciano la differenza la ricerca, lo studio, la proposta, la passione, il lavoro e il consenso».

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