Ilaria Sicignano la “Voce” in Barcaccia - Le Cronache
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Ilaria Sicignano la “Voce” in Barcaccia

Ilaria Sicignano la “Voce” in Barcaccia

Ilaria Sicignano la “Voce” in Barcaccia

Il soprano, una gemma preziosa, espressione del magistero di canto del Conservatorio “G.Martucci” ha vinto la seconda edizione di “Voci in Barcaccia”. “Gli anni del covid sono stati durissimi, tanti progetti infranti, si è sentito di tutto dai balconi. Io non ho aperto bocca”

Di Olga Chieffi

Sulla seconda edizione di Voci in Barcaccia, il concorso lirico internazionale di Rai Radio 3 ci sta la firma di Ilaria Sicignano. Un concorso di grandissimo prestigio, promosso dalla radiofonia italiana dopo lo storico Premio Callas. Durante le serate, dopo aver analizzato trentasei incredibili voci provenienti da tutto il mondo la finale sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma con la sua orchestra diretta dal maestro Carlo Donadio. Francesco Giambrone, il soprano Anna Pirozzi e Cecilia Gasdia e come sempre i severissimi Enrico Stinchelli e Michele Suozzo hanno decretato la vincitrice Ilaria Sicignano,  un’altra gemma preziosa, espressione del magistero di canto del Conservatorio “G.Martucci”, la quale ha trionfato con l’aria di Chimène “Pleurez, mes yeux”, da Le Cid, di Jules Massenet, che presenta caratteristiche singolari, sia per il trattamento dell’orchestra sia per la scrittura vocale. L’orchestra ha un notevole rilievo non solo nell’ampia introduzione, ma anche perché è in continua dialettica con la linea del canto, mentre la voce si sposta di continuo dal registro grave all’acuto e viceversa riuscendo così ad aumentare la tensione e il fervore fino a raggiungere l’apice di passione nella frase “Tu ne saurais jamais conduire”. Abbiamo raggiunto il soprano dopo il meritatissimo successo.

Vittoria alla seconda edizione Voci in Barcaccia. Una giuria speciale con la Gasdia il binomio severissimo Stinchelli-Suozzo e una voce che ricorda tanto la Sua, quella di Anna Pirozzi…. Come si è preparata a questo concorso?

“ Mi sono preparata a questo concorso studiando “musicalmente”, analizzando a fondo la parte. Quella di Chimène da Le Cid è un’aria che già avevo in repertorio, ma ho deciso di approfondirne l’aspetto musicale, poiché secondo me è quello che fa la differenza tra un interprete ed un altro ed è l’unico modo per provare a fare musica davvero, poiché tra le note c’è davvero scritto tutto”

 Ha frequentato l’accademia verdiana e tanto altro. Quali maestri riconosce nella tua vita. Se ne incontrano tanti ma pochissimi lasciano il segno.

“ Come sa bene mi sono diplomata al Conservatorio “G.Martucci” di Salerno e nei primi anni di formazione ho avuto al mio fianco i Maestri Susanne Bungaard e Grazia De Marco le quali mi hanno sempre indirizzata nel giusto binario. Durante il biennio ho frequentato diverse accademie, tra cui quella di Modena, di Torre del Lago e l’ Opera Studio LTL  presso i tre teatri toscani di Pisa, Livorno e Lucca, quindi l’Accademia verdiana, purtroppo, proprio nel 2020, l’annus horribilis del covid. L’ Accademia verdiana mi ha permesso di studiare con tanti nomi dell’universo lirico, ma in contemporanea mi sono iscritta anche presso il conservatorio “Arrigo Boito” di Parma, al corso di musica da camera con il Maestro Francesco Moi e devo dire che questo repertorio così elegante e intimo, mi ha dato delle chiavi di lettura nuove, che posso applicare ad alcune pagine dell’opera. La destinazione è diversa ma la Musica è una e bisogna moltiplicare sempre i punti di osservazione”.

Repertorio preferito e sogni di ruoli da debuttare. Le Cid è certamente opera di raro ascolto come l’ha scelta?

“Quella di Chimène è un’aria che studio da tanti anni, una pagina bellissima. Amo molto Massenet  in particolare la musica da camera e l’oratorio, che ho potuto approfondire al Conservatorio di Parma. In più il testo di quest’aria, semplice e autentico, mi ha dato modo di trovare una verità nella mia interpretazione. I sentimenti sono universali e questo testo ha permesso di scavare dentro di me. Tra i miei sogni c’è quello cantare Aida, unitamente alla Leonora del Trovatore, ruoli, appunto, tra il lirico e il lirico spinto, poi con la maturazione della voce si vedrà, come procedere nel repertorio”

Ci racconta un aneddoto di questo concorso?

“Questo concorso ha la particolarità di ricevere in diretta il giudizio e i voti, immediatamente dopo la performance. Un po’ tutti i concorrenti hanno segnato i voti per avere un quadro d’assieme circa la classifica, io invece no. Entrambe le serate ho voluto viverle come un gala, dove far bene per il pubblico e anche per non avvertire l’ansia della competizione. Così la vittoria è giunta veramente inattesa, mentre tutti i miei colleghi mi dicevano che avevo vinto”

Quale la scintilla che le ha fatto scattare l’amore per il canto lirico e chi l’ha ha iniziata a quest’arte?

“Ero in quinta elementare e mi capitò di vedere il famoso video del concerto di Parigi del 1958 di Maria Callas. L’aria era “Casta diva” che basta solo l’attacco per dire Maria! L’ ho dinanzi agli occhi quel video in bianco e nero, le mani strette in un abbraccio mentre il flauto trasparente e lussureggiante introduce la melodia. Ho iniziato a studiare musica proprio attraverso un progetto delle scuole elementari, i classici musical che si realizzano per il saggio di fine anno, lì ci si accorse di questa mia naturale predisposizione al canto. La musica va insegnata va fatta scoprire ai bambini e il rapporto con quest’ arte deve iniziare il prima possibile, poiché dà tanto e come nel mio caso, può influenzare fortemente la vita

Saresti interessata ad insegnare? Le piacerebbe?

“Sono abilitata all’insegnamento, ho superato, per l’educazione musicale, il concorso a cattedra in Campania e, probabilmente, tornerò a casa ad insegnare. Sono convinta che conoscere il proprio patrimonio culturale e musicale sia di fondamentale importanza per tutti. E’ incredibile che esista un corso di storia dell’arte e non di storia della musica, alle scuole medie. L’opera lirica è un patrimonio dell’Italia e bisogna conoscerla”.

Cosa farà Ilaria nel prossimo futuro? Cosa occorre per renderla felice? 

“Ancora concorsi, audizioni e speriamo calcare tanti e diversi palcoscenici. Per far felice Ilaria basta farmi cantare. Appena laureata con progetti e audizioni superate, sogni e promesse si sono infranti nei due anni durissimi di covid, durante i quali non ho aperto bocca. Sono stata male e ripartire, riprendere gli studi non è stato affatto facile, ma nel riaprirmi alla musica ho ritrovato veramente me stessa”.