Tra le gemme del canto Barocco - Le Cronache
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Tra le gemme del canto Barocco

Tra le gemme del canto Barocco

Questa sera nella chiesa di San Giorgio alle ore 21,15 gala  degli allievi della masterclass tenuta da Sonia Prina e organizzata dall’Associazione Emiolia del controtenore Pasquale Auricchio. Musiche di Haendel, Mozart, Scarlatti e Vivaldi con al clavicembalo Francesco Aliberti 

Di Olga Chieffi

Ritorna la Musica Barocca a Salerno e lo fa non solo con un Gala che si terrà questa sera, alle ore 21,15 nella chiesa di San Giorgio, ma con l’ alta formazione. L’Associazione Culturale Emiolia, presieduta dal controtenore Pasquale Auricchio, ha promosso per la seconda volta a Salerno una masterclass con il contralto Sonia Prina, una delle regine della musica e in particolare dell’opera barocca internazionale, realizzata in collaborazione con Studio Cerzosimo, Associazione B-side e Collezione Bartoccini, svoltasi negli spazi della Galleria Sala Posa di Armando Cerzosimo che  ha aperto, in questo modo oltre alle arti visive,  alla musica. Gli studenti della masterclass hanno scelto le gemme della letteratura barocca da Haendel, Mozart, Scarlatti e Vivaldi, per presentarsi al pubblico salernitano, con Francesco Aliberti al clavicembalo. La serata verrà inaugurata da Lorrie Garcia che darà voce all’Ozia della Juditha Triumphans di Antonio Vivaldi. L’aria è  «O sidera, o stellæ», accompagnata in stile di ouverture francese per esprimere la dignità sacrale del personaggio, e forse anche a richiamare le arie di magia nella tragédie lyrique di Lully e successori. Mentre la parte di canto si dipana per grado congiunto con solenne gravità, una pervasiva figura rit- mica [pausa di biscroma scaletta ascendente di tre biscrome salto discendente su altra nota di maggior valore] pare simboleggiare lo scintillio di quegli astri che nello scongiuro di Ozia dovrebbero trafiggere il nemico. Il profilo melodico di- scendente sulla frase «cum luna cadenti» nasconde magari un’allusione al diffuso topos della «luna ottomana», destinata ad un prossimo tramonto proprio come la luna materiale. Ed ecco il Rinaldo di Georg Friedrich Handel,  figura più tradizionale. Le sue arie sono ispirate alla gloria marziale, e lo stesso sentimento amoroso è filtrato attraverso la metafora del combattimento. Confuso, sbigottito, Rinaldo, che sarà Sandro Rossi, narra a Goffredo il fatto ed esprime il suo dolore ed il suo sdegno. Si arriva a “Cor ingrato”, toccante, immersa in solitudine, introspezione, grazia sublime, raggelata e dissonante. Tre i numeri dal Giulio Cesare, in questa serata, una delle opere maggiori di Handel, a tutt’oggi forse la più famosa, un’imponente galleria di ritratti, calati in una realtà vivificata da un drammatismo che si affida non tanto all’evolversi dell’azione, quanto alle mutazioni della psicologia dei personaggi. Da questa galleria, trarremo fuori Sesto, impersonato da Carla Galliano, con l’aria “Cara speme”, che assapora l’imminente vendetta la cui forte valenza introspettiva è resa mirabilmente dall’essenzialità musicale. L’ aria di Cleopatra “Se pietà di me non senti”, sarà elevata da Giada Campione: l’angoscia della regina d’Egitto si snoda fra un recitativo accompagnato e una delle arie più incantevoli e commoventi di tutta l’opera , che giunge nel secondo atto. Terzo numero, che chiuderà anche il concerto, sarà “Son nata a lagrimar”, affidata a Federica Moi e Pasquale Auricchio. La rabbia repressa del sovrano egizio si sfoga sul giovane Sesto, che viene imprigionato, e su Cornelia, concessa contro la sua volontà ad Achilia. Madre e figlio piangono la loro sorte nello splendido duetto “Son nata a lagrìmar”: una pagina di intensa commozione che si imprime all’istante nella memoria e nei cuori degli ascoltatori. Si continuerà con “Dormi o fulmine”, dalla Giuditta di Alessandro Scarlatti che ha messo in musica una parte del libro apocrifo “Giuditta” del Vecchio Testamento (ca. 150 a.C.). Nella veste della nutrice, grande, forte, fidata, protettrice ci sarà Federica Moi. L’aria è forse la più bella di tutta l’opera, un lamento nel secondo atto, in cui si rammarica della guerra, dell’umanità e di Giuditta che si sacrifica per salvare il suo popolo. Pasquale Auricchio donerà la funambolica “Crude furie degli orridi abissi” dal Serse di Haendel che impone a chiunque si voglia confrontare con questo ruolo, un impegno vocale oltre che impervio dal punto di vista tecnico, sfaccettato al limite dell’ecclettismo dal punto di vista interpretativo. Lo stile di Händel è rimasto quello, è mutato l’approccio al testo che si riscontra anche nella scrittura vocale: non si raggiungono più le arditezze di un’opera come Giulio Cesare, non per recuperare l’ambientazione pastorale seicentesca, ma perché Händel ha già imboccato quella strada attenta ai caratteri, all’intreccio e allo sviluppo drammaturgico, che percorrerà più decisamente con l’oratorio inglese. Leo Zappitelli, proporrà il Wolfgang Amadeus Mozart di Mitridate re di Ponto, donandoci la magnifica parte di Farnace. Le sue arie, per lo più improntate su un certa aggressività espressiva, ben evidente nella nota “Venga pur, minacci e frema”, che verrà interpretata da Sabina Caponi, hanno un’oasi distensiva nella magnifica aria di conversione di Farnace, “Già dagli occhi il velo è tolto”, pagina di sublime bellezza, attraversata da una patina di sincera sospensione emotiva, affidata al canto di Leo Zappitelli. Miguel Ulla Berdulla, invece ha scelto di presentarsi al pubblico salernitano con un omaggio a Leonardo Leo, con la sua cantata “Piangerò mio Dio”, nobile, patetico e appassionato e con mezzi, molto semplici, che perviene a grandi effetti. Si passerà, quindi, al Tolomeo di Handel, un’opera insolita, che concentra in soli cinque personaggi le usuali geometrie degli affetti, trascurando quasi interamente la dimensione eroica in favore di una trama intimista e di sapore pastorale. La “grande storia” resta sullo sfondo ed è quella del turbolento Egitto tardo ellenistico, teatro della feroce lotta di potere fra il monarca legittimo Tolomeo IX e l’intrigante madre Cleopatra III, che trama in favore dei figli minori. Da quest’ opera verrà eseguito l’elegiaco duetto “Se il cor ti perde o cara”, che chiude il secondo atto, con la palpitante Seleuce interpretata da Giada Campione, in duo con Leo Zappitelli. “Coronata di gigli e di rose”  è il sapido duetto tra Andronico e Tamerlano, ove Haendel getta sul pentagramma un’ampia gamma di soluzioni espressive per rendere l’intensità, la molteplicità di affetti ed emozioni, che verranno espresse da Lorrie Garcia e Sandro Rossi.