Riforma delle Province, la parola passa ai cittadini ma si suddividerà per collegi - Le Cronache
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Riforma delle Province, la parola passa ai cittadini ma si suddividerà per collegi

Riforma delle Province, la parola passa ai cittadini ma si suddividerà per collegi

L’Italia si prepara a dire addio alla Riforma Delrio che, di fatto, ha depotenziato le Province rendendo anche le elezioni ad esse collegate di secondo livello. Una piccola ma significativa rivoluzione che consentirà ai cittadini di tornare al voto. «Le Province torneranno all’elezione diretta del presidente e del Consiglio provinciale per dare piena applicazione al dettato costituzionale sulla sovranità popolare e ripristinarne l’efficacia dell’Ente di governo in area vasta», ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, commentando l’esito dei lavori del Comitato ristretto presso la Commissione Affari costituzionali del Senato in cui sono state gettate le basi per il ddl, presentato da Fdi, volto a ristabilire l’eleggibilità diretta del presidente e del Consiglio provinciale. «La legge Delrio del 2014, sull’onda di un sentimento popolare di sfiducia, cavalcato da movimenti populisti, lungi dal semplificare e dal risparmiare risorse – aggiunge Iannone- ha piuttosto disarticolato il sistema della pubblica amministrazione sui territori e ha generato il depauperamento, in termini di funzioni e di capacità di incidere, di questi enti locali, strategici per le comunità, aggravando compiti di comuni e regioni. Approvare la nuova legge è necessario per garantire più efficienza e democrazia – ha aggiunto il senatore salernitano – La storia ha dimostrato, come noi di Fratelli d’Italia abbiamo sempre sostenuto, che fu una riforma sbagliata, con l’esproprio del voto popolare e di fondamentali servizi al cittadino. Siamo chiamati, con il Governo Meloni, a riparare il danno generato da chi volle quella follia. Questa legislatura avrà la forza di essere una legislatura costituente capace di fare non una controriforma ma di realizzare una visione complessiva che è fatta di Presidenzialismo, Autonomia regionale ed organica riforma degli Enti locali. Così si modernizza la Nazione rendendola più unita e giusta».
Cosa cambia?
Si vota con doppio turno, ma per vincere al primo sarà sufficiente raggiungere il 40 per cento dei voti validi. Una norma che il centrodestra punta ad allargare anche ai grandi Comuni, per cancellare di fatto il ballottaggio. Escluso il voto disgiunto, sarà possibile invece esprimere una doppia preferenze, purché di genere. Le province saranno suddivise in collegi plurinominali (a individuarli sarà il Governo), con assegnazione di un numero di seggi non inferiore a 3 e non superiore a 8. Seggi che saranno assegnati con il metodo d’Hondt: per accedere al riparto bisognerà però superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Alla coalizione che vince sarà attribuito il 60 per cento dei seggi disponibili.
Dall’entrata in vigore della legge, il Governo avrà dodici mesi di tempo per disegnare i nuovi collegi plurinominali in cui le circoscrizioni elettorali delle province saranno articolati. Tuttavia, si potrà andare al voto anche prima che l’esecutivo ottemperi a questo adempimento. Le norme transitorie prevedono che si vada al voto con la nuova disciplina elettorale nel primo turno utile dopo la scadenza dei consigli provinciali in carica alla data di entrata in vigore della nuova legge. E in assenza dei nuovi collegi, si prevede che la circoscrizione elettorale venga articolata in un unico collegio, corrispondente al territorio della provincia (o della città metropolitana).
La proposta di legge delega al Governo il riordino del sistema di funzionamento delle Province, della normativa in materia di indennità e l’attribuzione di eventuali nuove funzioni. In attesa di questi decreti legislativi e in prima applicazione, spetterà a un decreto del presidente del Consiglio – da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge – l’individuazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali da assegnare alle province. Nel frattempo, però, un primo costo è stato definito dalla proposta e serve a coprire l’attuazione degli articoli che disciplinano le nuove tornate elettorali: 225 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024. È prevista una delega al Governo per disegnare i collegi plurinominali, che garantiscano una adeguata rappresentanza all’interno dei territori stessi, e un’ulteriore delega sulle funzioni e sul sistema di finanziamento.
Tramonta dunque l’idea iniziale di riportare le Province al voto di primo grado con listoni anziché con i collegi. Sarebbe dunque ripristinato il meccanismo dei collegi anche se plurinominali.