Terzo mandato, il patto tra Salvini e De Luca - Le Cronache
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Terzo mandato, il patto tra Salvini e De Luca

Terzo mandato, il patto tra Salvini e De Luca

di Alberto Cuomo

Il governo Meloni ha messo tanta carne a cuocere che finirà per bruciarla e, probabilmente, bruciarsi. Non che un governo diverso avrebbe fatto meglio. Paghiamo pegno ancora per i disastri dei governi Prodi, D’Alema, Renzi, Letta, per non dire dei governi tecnici, tutti insieme rivolti allegramente a tar-tassare i cittadini. È anzi  sperabile che un qualche dio ci liberi dalla sinistra, quella postcomunista, ma anche quella populista dei vari cosiddetti movimenti adusi al clientelismo dei bonus, superbonus, reddito di cittadinanza, condito da inettitudine. Quanto al governo attuale tra apertura al terzo mandato per sindaci e presidenti regionali, spese per armamenti, presidenzialismo, autonomia delle Regioni, maggiore indebitamento con l’Europa, servilismo verso Biden, taglio delle pensioni, aumento delle tasse, non c’è veramente da stare allegri. Il combinato-disposto dell’autonomia regionale e del terzo mandato per i presidenti regionali, verso cui spinge Salvini onde assecondare Zaia nel Veneto, sì da tenerlo lontano dal partito in quanto possibile concorrente alla segreteria, determinerebbe, invece che un decentramento efficiente, il consolidarsi di ducetti locali, con forti poteri di spesa e di scelte, che, con un eventuale presidenzialismo, cui tiene invece Giorgia Meloni, condurrebbe il paese al Medio Evo, con tanto di sovrano e vassalli. Già la legge attuale riguardante la possibilità di un terzo mandato per i governatori è una legge insulsa, dal momento affida la ricandidatura del presidente alla scelta del consiglio regionale, dove i deputati di maggioranza sono sicuramente propensi ad offrire il consenso dal momento esso favorisce di fatto anche la propria candidatura e l’elezione.  Definire un dispositivo automatico per la ricandidatura terza, come vorrebbe Salvini, non terrebbe conto di alcuna valutazione sull’operato del presidente uscente che potrebbe esaminarsi con parametri oggettivi. Si pensi allo straripamento dei fiumi che ha causato l’alluvione in Romagna. Un caso analogo si verificò nel Veneto qualche anno fa. Il presidente Zaia, comprendendo la pericolosità del fenomeno, fece allestire bacini di compensazione che accogliessero l’acqua sovrabbondante e il Veneto corre oggi rischi inferiori derivanti dall’eccesso delle precipitazioni atmosferiche. Perché Bonaccini non è ricorso ad un analogo espediente? Altro che terzo mandato in tale presidente andrebbe rimosso. Perché premiare con la ricandidatura un De Luca che i fiumi li fa deviare e intubare bloccando oltretutto le acque in sottosuolo con le fondazioni dei suoi inutili edifici? (Capisci Bichielli?). A proposito del presidenzialismo voluto qualche anno fa anche da Renzi, è singolare che Giorgia Meloni insista tanto sulla sua necessità al fine di rendere i governi stabili senza dire quanto dovrebbe durare la presunta loro stabilità. Nei paesi dove è in atto l’elezione diretta del capo del governo viene posto un limite ai mandati, al massimo due, laddove appare preoccupante invece che in Italia si discuta di un possibile terzo mandato per i governatori, magari esteso, in caso di presidenzialismo, allo stesso vertice governativo. Il rischio di dittatura che si cela dietro un decorso lungo delle sovranità locali e centrale è avvalorato dal comportamento accondiscendente manifestato al G7 dalla nostra Presidente del Consiglio verso Biden. Mussolini si alleò con un aspirante imperialista, Meloni appare compiacersi dell’abbraccio dell’imperialista accertato che è il presidente americano: buon sangue non mente. Tant’è che Giorgia appare essere la più fervida sostenitrice di Zelensky, glorificatore del filonazista Bandera, nella promessa di altro denaro e armamenti, più che gli aerei Amx italiani, i quali secondo gli strateghi militari non sarebbero utili contro la Russia, gli F16 americani, affittati in passato dal nostro paese tanto da poter essere riferimento per l’addestramento dei piloti ucraini e chi sa, mediatore nel loro passaggio all’Ucraina. Una scelta che esporrebbe l’Italia ai contraccolpi putiniani, tanto più che il nostro paese, con la Germania, detiene il più alto numero di basi Nato. Il costo della guerra per noi italiani si fa sempre più alto e mentre regaliamo denaro a Zelensky, sottraendolo ai nostri poveri e ai paesi alluvionati, il governo non può non rincarare la dose di tasse. Una leggenda messa in giro dai partiti governativi riguarda infatti l’abbassamento delle tasse. E invece, ai pochi euro che il taglio del cuneo fiscale mette nelle tasche dei lavoratori meno pagati corrisponde il placet del ministero del Bilancio all’aumento delle tasse locali, irpef comunale e regionale, che divorerà gli aumenti penalizzando chi degli stessi aumenti non fruisce, come è per i pensionati, vessati più di quanto accadeva con i governi di sinistra. E non solo. Sembra veramente che questo governo voglia un maggiore impoverimento degli italiani. Il ministro Fitto in questi giorni ha dichiarato che il denaro europeo del Pnrr non potrà non essere affidato a grandi imprese e grandi lavori, evitando lo sminuzzamento delle risorse, magari nel coordinamento con le Regioni. Dal momento i fondi del Pnrr aumentano il debito dei cittadini estendendolo a figli, nipoti, pronipoti etc. tanto che qualcuno ha avanzato l’ipotesi di non utilizzarli, la logica sembra essere quella di distribuire il denaro agli imprenditori, attraverso appalti e commesse, facendolo pagare agli altri italiani con gli interessi, eventuali tangenti comprese. Quanto appare assurdo è che i nostri politici, di destra e sinistra, ci indebitano senza neppure sapere cosa fare del denaro prestato, tanto da non rispettare gli impegni all’uso presi con l’Europa. Come sarebbe bello se li vedessimo cantare tutti insieme, mischiando “Giovinezza” con “Bella ciao” mentre spalano il fango con i loro look lussuosi.