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Home Ultimora

Primo trapianto in Italia da donatore a cuore fermo controllato

Tommaso D'Angelo by Tommaso D'Angelo
17 Maggio 2023
in Ultimora
Reading Time: 2 mins read
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Severino Iesu lascia il Ruggi. Con lui via altri sette medici
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Di Severino Iesu

Presso la clinica cardiochirurgica dell’università di Padova, diretta dal Prof. Gino Gerosa,  è stato effettuato il primo trapianto di cuore in Italia da donatore a cuore fermo. Il trapianto dopo arresto circolatorio viene già eseguito nella nostra nazione per altri organi, quali il rene od il fegato, ma non era mai accaduto per il cuore.

Per legge in Italia la donazione a cuore fermo è possibile solo dopo l’esecuzione di un elettrocardiogramma che attesti un arresto cardiaco di 20 minuti,  e questo rende il cuore sostanzialmente inutilizzabile.

In questo caso al donatore è stato prelevato il cuore dopo un arresto cardiaco irreversibile, con una tecnica innovativa effettuata per la prima volta in Italia. Il cuore, che viene solitamente prelevato da donatore vivente ma in morte cerebrale (quindi con cuore battente), è rimasto fermo per 44 minuti ed è stato fatto ripartire con una particolare tecnica senza che questo riportasse danni.

Dopo l’arresto cardiaco e l’osservazione per i suddetti 20 minuti il cuore è stato riperfuso con la circolazione extracorporea ed è stato protetto con una particolare soluzione che lo protegge dai danni da ischemia ed abbassandone la temperatura.  Questo ha reso possibile la ripresa della funzionalità cardiaca nonostante l’ischemia prolungata. Quindi, dopo la ripresa della contrattilità cardiaca e circa due ore di riperfusione, ne è stata valutata la funzione contrattile che è risultata soddisfacente e, di conseguenza, il cuore è stato espiantato e trapiantato nel ricevente con una ripresa della funzionalità pressoché totale.

Questa tecnica era già stata effettuata in Inghilterra ed in Australia ma in queste nazioni il tempo di arresto cardiaco per l’osservazione è di soli 2-5 minuti pertanto l’ischemia cardiaca non produce danni sensibili all’organo che viene immediatamente riperfuso e protetto dall’ischemia.

Questa nuova tecnica, dall’esame dei dati internazionali, può incrementare la quantità di cuori trapiantabili del 30% circa permettendo così di salvare un cospicuo numero di pazienti in attesa di trapianto cardiaco che spesso muoiono nell’attesa. Un passo da gigante della cardiochirurgia italiana.

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