Siamo mal governati, ma tra i cattivi governanti c’è anche De Luca - Le Cronache
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Siamo mal governati, ma tra i cattivi governanti c’è anche De Luca

Siamo mal governati, ma tra i cattivi governanti c’è anche De Luca

di Alberto Cuomo

A proposito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), strumento europeo per il rilancio economico dei vari paesi della Ue dopo i disastri economici causati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, le posizioni assunte da De Luca già nei confronti del governo Draghi ed ora del governo Meloni, lasciano pensare che preferirebbe la sua gestione passasse nelle mani dei presidenti regionali, e in Campania nelle proprie. Per questo motivo il presidente della Campania solleva ogni sorta di dubbi sull’esito del Piano. Già a marzo, nel suo intervento al Festival Euromediterraneo tenutosi a Napoli, rilevava il “chiaroscuro” della ripresa di alcuni settori e la diminuzione dei costi dell’energia con la presenza di una sgangherata amministrazione pubblica dove vi è una occupazione del 20 per cento inferiore a quella della Germania, che avrebbe condotto al fallimento del Piano. Per non parlare del “divario tra Nord e Sud” che, secondo il presidente della Campania, meridionalista dell’ultima ora tale da far impallidire per la sua politica da notabile i meridionalisti storici, meriterebbe al Mezzogiorno l’80 per cento dei fondi, invece che il 40 assegnato. A ciò si aggiungerebbero “altre due grandi criticità: la polverizzazione della spesa” nella scelta “assolutamente demenziale” di 5.700 centri di spesa, e la “vera e propria truffa nei confronti dell’Italia” a proposito della sanità: “nel Pnrr sono stanziati 7 miliardi di euro per la sanità territoriale ma non c’è un euro per la gestione delle case e per gli ospedali di comunità”. De Luca ha cioè tentato di alludere alla intenzione di Draghi di polverizzare la spesa tra comuni ed altri piccoli istituti per attuare una politica clientelare, così come sembra invece fa lui invitando i suoi fedelissimi persino ad elargire fritture. Né Draghi avrebbe avuto bisogno di clientele dal momento aveva promesso, come poi ha mantenuto, di non candidarsi in alcuna elezione. L’accusa ha quindi coinvolto il governo attuale, non senza sciabolate da portajella, secondo quanto ha detto qualche giorno fa allo stabilimento Coca-Cola HBC Italia di Marcianise nel corso dell’Assemblea Pubblica 2023 di Confindustria Caserta: “Non ce la faremo ad attuare il Pnrr, non ce la faremo a spendere queste risorse”. E rincarando: “abbiamo preso in mano il Pnrr e siamo stati capaci di attribuire queste risorse a 5.700 soggetti attuatori. Questo è un Paese serio? É una classe dirigente questa? Si può immaginare che possano gestire oltre 200 miliardi di euro 5.700 stazioni appaltanti? Abbiamo considerato stazioni appaltanti Comuni di 5mila abitanti, le aziende municipalizzate di trasporto e di pulizia. Questo perché quelli prima al Governo erano talmente furbi che volevano fare un’alleanza con 8mila Comuni italiani per tagliare fuori le Regioni… Non ci sono le capacità progettuali, non c’è il personale amministrativo, non c’è il contesto burocratico per consentire quegli investimenti. Solo per varare un progetto dobbiamo acquisire un altro parere, quello per certificare di non produrre danno ambientale, e solo per questo parere serviranno mesi. Poi dobbiamo utilizzare la piattaforma digitale Regis che non funziona, sono stati incaricati i prefetti di mettere insieme le tesorerie provinciali della Banca d’Italia per verificare il livello di spesa e di certificazione. Un manicomio. Questo non è un Paese abituato a investire”. Nella foga di voler affermare le proprie ragioni, tentando forse di avere la possibilità di mettere le mani su tanto denaro da distribuire, De Luca nasconde che il Pnrr non poteva e non può non avere una gestione centralizzata. Le rimesse del Piano infatti non sono a fondo perduto, quanto solo in prestito. Per questo è direttamente il Ministero dell’Economia e Finanza ad essere responsabile verso l’Europa che mette a disposizione i finanziamenti dal momento è tale ministero che dovrà far quadrare il bilancio italiano dimostrando che il prestito e la sua restituzione non genererà altro deficit. Anche le riforme che l’Europa chiede di fare utilizzando i fondi del Pnrr hanno una natura nazionale e non locale che prevede l’intervento anche di piccoli enti ma con la direzione e il controllo governativo. Infatti delle sei missioni che l’Europa impone (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture sostenibili; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute) ben quattro in Italia riguardano l’ammodernamento della pubblica amministrazione, della giustizia, l’assistenza sanitaria territoriale con reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina e l’innovazione e la ricerca che non sono nelle prerogative della sanità regionale. Se non si è presi dalla foia di mettere le mani sul tesoro di 236 miliardi messo dall’Europa nella disponibilità del nostro Paese le considerazioni da fare sono ben altre che quelle di De Luca. L’Italia infatti ha un debito pubblico di 2.762 miliardi di euro, pari a circa il 145% del PIL. L’Europa chiede, da tempo, un piano di rientro che conduca tale debito, come è per la media degli altri paesi, al 60-70 per cento del Pil. Con il Pnrr invece noi italiani ci indebitiamo per altri 220 miliardi che dovremo comunque restituire grazie ad eventuali investimenti produttivi. Di tali miliardi, che peseranno sulle tasche di tutti i cittadini si avvantaggeranno i privati esecutori dei lavori, quei privati che pure De Luca, sin dall’inizio del suo sindacato salernitano, voleva arricchire. Purtroppo De Luca ha ragione, siamo mal governati, ma tra i cattivi governanti c’è anche lui.