Giovanni Coscarelli: Coscomania  e Patafisica - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Giovanni Coscarelli: Coscomania  e Patafisica

Giovanni Coscarelli: Coscomania  e Patafisica

Inaugurata la mostra dell’artista a Palazzo Genovesi in essere sino al 6 maggio. Il senso del lavoro visivo  si manifesta sotto il segno di una scanzonata decostruzione di linguaggi, comportamenti, formule, convenzioni istituiti sulla scena più ufficializzata dell’avanguardia artistica.

Di Olga Chieffi

Giovanni Coscarelli si definisce un  “Creatore di Immagini”, un “miscelatore di sensazioni colorate”,“un equilibrista tra design e arte” perché dice che con il suo lavoro artistico riesce a combinare il “saper fare” alla pura intuizione creativa. Attraverso le sue opere con cui prende la realtà, la studia, la destruttura e la reinterpreta in modo da provocare percorsi e sensazioni, ci racconterà fino al 6 maggio, negli spazi di Palazzo Genovesi, ogni sera dalle 17,30 alle 21, di un mondo favoloso, fatto di luce e colore, con dei fondi minuziosi, curati, coloratissimi, semplici linee per concetti complessi, resi con estrema leggerezza ma di forte impatto visivo. Uno spirito patafisico il suo, contraddistinto da un atteggiamento fantastico, anarcoide, ironico, sarcastico, libertario, aperto al paradosso e alla provocazione creativa, e animato da una propensione all’irrisione  per ogni forma di conformismo. Il senso del lavoro di Giovanni Coscarelli si manifesta sotto il segno di una scanzonata decostruzione di linguaggi, comportamenti, formule, convenzioni istituiti sulla scena più ufficializzata dell’avanguardia artistica. Proprio spiazzando subito nel dominio del gioco intellettuale e nell’induzione disinvoltamente fantastica di possibilità ludiche ma, decostruttive, non miranti tanto dunque a una mera liberazione immaginativa, assoluta, irrefrenata, sconfinata e unilateralmente sperimentale, avvia un insinuante dialogo di messa in gioco, di demolizione ludica, appunto di linguaggi, comportamenti, convenzioni, dei quali fare insomma il verso con competente complicità. La ricerca di Giovanni Coscarelli si è posta sotto il segno di una disponibilità ludica, mirata sempre ad una felice e incantante decostruzione di modi e costumi del sistema dell’arte, fin dall’inizio della sua avventura creativa. La componente ludica è fondante nel suo immaginare, intimamente vocato al dialogo invitante e a certa spettacolarizzazione immaginativa che coinvolga il fruitore in forme e immagini di provocazione dialetticamente d’enfasi fantastica. Poiché, però, quell’ingaggio ludico-immaginativo non è declinato in percorsi introversi, quanto, al contrario, segue una patentificazione estroversa e oggettivante,  ecco ben presto configurarsi anche l’altra sponda del dilatarsi del suo immaginare. Esattamente, cioè, modi e comportamenti tipici della comunicazione massmediale, nel senso che Coscarelli, le proprie proposizioni di ludica decostruzione immaginativa di portati, i più al momento conclamati dell’avanguardia, le offre con eleganza. E’ un artista tipicamente immerso nella vita tuttavia non in senso sociale, né sociologico, ma in senso comunicativo. Ogni tessera del mosaico è una pausa, un elemento di mobilità, ma anche un taglio in un gioco d’incastri dove la metamorfosi completa non si compie mai. Colore e luce sono costituenti materiali dello spazio che il fruitore tenta di cogliere nella sua peculiarità: costituenti, informati essi stessi nei e dei caratteri che lo determinano: cioè, quelli d’uno spazio che è contenuto del racconto ed insieme generatore del tema: nel distacco necessario e sufficiente alla narrazione e all’espressione delle passioni, luce e colore (in cui la prima si realizza) vengono a connaturarsi alla materia dell’accadere e al segno che lo coglie: si piegano al contenuto, si offrono a generare il clima tematico. La materia, intesa come contenuto narrativo, è sempre “umana”, perché sottoposta a curiosa interrogazione, indagata, oggettivamente narrata. La plasticità, deriva dall’idea e dalla funzione che la materia assume, nella composizione, mentre è la figura, attraverso l’espressione, che si proietta nella costruzione di questa specifica mimesi, d’un mondo che guarda all’intimo della realtà, a ciò che sta dentro ed oltre di essa, ad un “racconto” che si sviluppa lungo i sentieri della realtà comunicando, al contempo, un’immensa gioia.