Cinquemila salernitani sono senza il medico di base - Le Cronache
Attualità

Cinquemila salernitani sono senza il medico di base

Cinquemila salernitani sono senza il medico di base

di Peppe Rinaldi
Diritto alla salute? Dipende, se fai parte dei circa cinquemila abitanti di Giffoni Sei Casali non è detto che ti venga garantito, nonostante gli obblighi di legge, la Costituzione e tutte quelle belle frasi avvolgenti. Stando a quanto successo, diciamo pure che il cittadino giffonese (quello “povero”, non di Valle Piana) è stato retrocesso in serie B.
Succede, infatti, che da quando a gennaio scorso i tre medici di base operanti sul territorio se ne sono andati, giustamente, in quiescenza, non ci si raccapezzi più: non si trovano medici, quelli che si trovano non sono disponibili e quelli che c’hanno provato a tappare la falla se ne sono (altrettanto giustamente) scappati a gambe levate. Lasciando così un’intera popolazione, sempre più anziana e fragile come quasi tutte le nostre popolazioni, allo sbando. E il bello è che non si riesce ad uscire da queste imbarazzanti secche.
Ora, immaginare cinquemila persone circa senza medico, senza pediatra, senza ricette e, quindi, senza farmaci né altre forme elementari di assistenza, significa certificare la degradazione del servizio sanitario regionale al rango inferiore della scala della vivibilità. De Luca è avvisato, su questa apparentemente piccola buccia rischia di scivolare, in ogni caso ci rimedia una figuraccia pesante. Per ora il presidente è fortunato, diciamo, dal momento che una notizia oggettivamente “bomba” come questa non esce dal recinto iper localistico o dal verminaio social.
Ma com’è possibile che non si riesca a trovare tre medici di base? La risposta accademica sarebbe ora troppo lunga, afferirebbe al discorso sullo sfascio complessivo della funzione pubblica italiana, segnatamente quella meridionale, alla burocrazia infernale, alla litania sulla scarsità di risorse, al personale mancante, ai concorsi che non si fanno, a quelli che si fanno ma vanno a vuoto, poi a quelli che si vincono salvo poi farsi comodamente ognuno i fatti propri facendo domanda di trasferimento, in genere precedentemente concordata col dirigente Asl pronto a firmare, insomma non ne usciremmo più e finiremmo a Natale di comporre l’elenco. Il dato finale però non cambia: ci sono cinquemila persone che, si immagina, pagano le tasse senza avere in cambio il minimo sindacale, cioè il medico di famiglia.
Le autorità locali di Giffoni Sei Casali, in pratica il sindaco Francesco Munno, sembra un pugile suonato: certo non è dipesa da lui questa situazione, certo non l’avrà deliberatamente cercata, certo non può far la parte del San Sebastiano ma, altrettanto certamente, dovrà intestarsene il fallimento essendo, tra l’altro, la massima autorità sanitaria del territorio. Munno sembra abbia girato di qua e di là tra gli uffici Asl, avrà senz’altro chiamato questo o quell’ “onorevole”, pare pure che abbia allargato qualche piccolo cordone della borsa per incoraggiare, diciamo, la venuta di un medico di base a Sei Casali attraverso il conferimento di un incarico a un sodale stretto di un dirigente di via Nizza che, forse, potrebbe essersi spinto oltre nel promettere una soluzione. Il prefetto, si spera informato, pure sarebbe stato investito della cosa ma nonostante egli rappresenti il governo (per la verità non questo ma il precedente se vogliamo andare per il sottile) più che far girare carte non sembra abbia fatto. Almeno finora. I media? Non pervenuti, al netto del solito copiaincolla di note e comunicati stampa col bollino ufficiale di qualche ente pubblico, una vecchia storia. I rappresentanti politici dell’area? Be’, se si pensa che la punta più avanzata sul tema è stata rappresentata dalla parlamentare Bilotto, che in un bel selfie su Fb ci informava a febbraio che la cosa sarebbe stata risolta di lì a poco, si comprenderà un certo senso di scoramento: del resto è pur sempre un rappresentante del M5S e i suoi elettori, alla luce di com’è andata la vicenda grillozza negli ultimi anni, non andrebbero capiti bensì compatiti.
Negli ultimi giorni la placida e pulita aria di Sei Casali parrebbe essere stata agitata dall’annuncio finale: i cittadini casalesi potranno infatti andarsi a curare, a blocchi di 2/300 pazienti per modulo, dai medici fuori ambito (che condivide con Valle Piana) quindi potranno andare a Montecorvino, San Cipriano, Giffoni Valle Piana, San Mango Piemonte, etc. Bella no? Il nonno di mia cugina, la nonna del mio amico e gli ammalati di tutto il cucuzzaro sono serviti: si facciano i chilometri che servono e il loro diritto torna integro. Nascono così gli “emigranti” della salute, per ora in auto, domani chissà, magari in barcone, inseguendo il sogno di una ricetta sicura.
Certo, aggiungono i disperati amministratori locali, si tratta di un fatto momentaneo in attesa del concorso indetto per la ricerca dei tre medici di base sostitutivi, dopodiché il sole tornerà a splendere e tutti avranno la propria ricetta medica quotidiana: ammesso che i vincitori sceglieranno o manterranno quella sede, ne passeranno altri mesi, in quanto in Italia a furia di diritti ormai non c’è più nessuno che possa imporre a nessuno alcun dovere.
Nel frattempo più che uno sfoltimento naturale dei ranghi della popolazione non c’è da attendersi. In attesa del prossimo concorso.