La rottura tra Renzi e Calenda: tradita la fiducia degli elettori - Le Cronache
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La rottura tra Renzi e Calenda: tradita la fiducia degli elettori

La rottura tra Renzi e Calenda: tradita la fiducia degli elettori

di Giuseppe Gargani

La mancata intesa tra “Italia Viva e “Azione” ha ulteriormente avvilito chi credeva in un riscatto della politica rispetto al dilagante personalismo che dagli anni ‘90 ha invaso tutti i movimenti e i partiti che per queste ragioni sono sterili e senza anima.

È ben noto l’egocentrismo dei rappresentanti di quei due movimenti ma vi era una attesa da parte di tanta classe dirigente e di tanti elettori che con fiducia avevano votato alle elezioni politiche del settembre scorso immaginando che l’intesa elettorale sarebbe diventata politica.

Ho dato sempre atto del coraggio dimostrato dal Terzo Polo di presentare una lista alle elezioni senza alcun collegamento, in presenza di una legge elettorale che privilegia le coalizioni ancorché fittizie e strumentali; ma questo coraggio risulta allo Stato inutile e vacuo.

La inquietudine attuale della politica senza riferimenti culturali e ideologici diventa disperazione per tanti se adesso si aggiunge la inquietudine di quelli che dovrebbero essere i protagonisti capaci di correggere l’attuale inconsistenza e far risorgere la politica. E l’inquietudine di Renzi e di Calenda rende vana la speranza di superare lo stallo nel quale ci troviamo.

Ma il problema va al di la del carattere dei protagonisti perché una analisi corretta dell’attuale situazione ci consente di individuare i pericoli. Il 25 settembre le elezioni hanno segnato una novità: la vittoria della destra che non è coerente con la nostra storia costituzionale. Non dò ancora un giudizio di valore ma metto in evidenza un fatto obiettivo che modifica la natura delle coalizioni politiche dal 48 in poi: il centro è nell’ombra, non è rilevante, la destra governa per la prima volta il paese come non era mai avvenuto”.
E la conferma che ci troviamo di fronte ad una nuova fase viene anche dalle primarie del PD.

Resto del parere che le “primarie” sono fuorvianti, non coerenti con un partito che è fatto di iscritti e di partecipanti, ma prendo atto che la prevalenza di chi ha votato per caso, passando per i seggi ha sconvolto il partito.

Aggiungo che il PD è stato sconfitto dalle “primarie” perché gli iscritti non sono stati protagonisti, e il partito in qualche modo si è suicidato.

Si è posto fine però ad un equivoco che dura dalla fine del secolo scorso: la fusione tra gli ex DC e i post comunisti che aveva determinato un indistinto, senza identità che ha costituito una sciagura per il paese. 

Ho avuto sempre un giudizio negativo ormai riconosciuto da tutti e avevo previsto questo risultato.

La fusione era avvenuta solo per ragioni di potere perché i protagonisti responsabili di entrambi i partiti dopo le indagini giudiziarie, che avevano affossato la DC e gli altri partiti escluso il PCI si sono messi insieme per costruire una maggioranza di potere”. 

Furono sconfitti da Berlusconi ma in un modo o in un altro sono stati egualmente e per tanto tempo al governo e si sono logorati! Sono stati un grande equivoco per il paese.

Ora è finito questo lungo periodo di transizione caratterizzato da “movimenti” indistinti senza valore e gli elettori hanno premiato “una identità”, la destra di Meloni, l’unica che si è presentata le elezioni con una precisa caratteristica e con coerenza”. La vittoria di un partito, ancorché personale, dimostra che il paese ha bisogno di ritornare ai partiti, all’identità; è stanco di questo pressappochismo e di un personalismo esasperato insopportabile, e questo credo sia un fatto positivo.

Il PD cambia dunque con le “primarie” e diventa, come è nelle aspettative, partito di sinistra o in ogni caso partito radicale di sinistra.

Siccome finisce l’equivoco del Pds e del PD, il partito può acquistare i valori e i contenuti di una sinistra che ritiene che i diritti civili siano quelli che sono considerati di sinistra come il superamento di genere, il matrimonio tra lo stesso sesso, o l’aborto assistito e altro ancora: sono problemi capaci di caratterizzare un partito.

Questa mutazione non può consentire ai popolari, ai cattolici, ai centristi, si chiamino come si vuole, di restare in questo nuovo PD profondamente diverso.

Che cosa deve capitare per far capire loro che il PD è stato un errore, una cosa negativa per il paese, un grande equivoco, che oggi si risolve con un partito del tutto diverso che inevitabilmente deve diventare socialdemocratico altrimenti sparirà.

Dunque se si è formata una destra e se c’è una nascente sinistra il paese ha bisogno di un’area centrale, soprattutto di una politica di centro che operi con una cultura sturziana e di governo e per le autonomie locali, per proteggere i diritti civili, i diritti della persona della famiglia secondo la dottrina della Chiesa, ma anche secondo i codici della natura e della vita.

Orbene questa analisi e la valutazione di tutto quello che avviene nel nostro paese e sulla scena internazionale rende indispensabile e ineluttabile la costituzione di un’area politica, con cultura di governo, alternativa alla destra e alla sinistra anche se si sono affievolite le ragioni storiche culturali che caratterizzavano quegli schieramenti. La destra e la sinistra non sono punti di riferimento consistenti ed esclusivi capaci di comprendere nella loro consistenza il variegato mondo politico. Si dice da parte anche di politici avveduti che non c’è spazio per un centro fuori dai due poli per cui bisogna stare da una parte o dall’altra, ma le due “parti” sono in consistenti e frastagliate senza riferimenti consolidati, e il nostro paese rifugge da schieramenti precisi perché è più complesso e al tempo stesso incerto nelle sue scelte.

D’altra parte abbiamo constatato, ed è davvero strano che tanti non lo riconoscano, che il bipolarismo, “inventato” ma non realizzato da Berlusconi, non esiste e non può esistere nel nostro paese perché le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra avevano una consistenza quando partiti forti e organizzati avevano al loro interno culture di riferimento che li qualificavano in tal senso.

Se tutti i movimenti personalistici degli ultimi anni hanno avuto sondaggi e consensi alti a cui sono seguiti consensi bassi o bassissimi, vuol dire che il cittadino è in cerca di riferimenti certi e affidabili che mancano. La società è più complessa che e non può essere limitata in un formale bipolarismo che è in crisi anche lì dove, in maniera puntuale, per anni aveva caratterizzato gli schieramenti.È per queste ragioni che è diffuso il convincimento che attraversiamo un momento estremamente favorevole per mettere insieme la cultura popolare liberale riformista in alternativa alla destra e alla sinistra e praticare una politica di centro. Con generosità tanti hanno pensato che i due movimenti elettorali di “Italia Viva” e Azione” potessero superare la contingenza delle elezioni per dare vita ad un partito collegiale con una identità precisa.È inevitabile che si copra questo vuoto tra la destra e la sinistra che inevitabilmente ricoperto da qualcuno, per cui è più che giusto fare un appello a chi crede in questo itinerario che solo può far risorgere la politica, in particolare ai popolari che erano e sono ancora presenti nel PD per sollecitare una loro autonomia e soprattutto agli elettori del terzo polo per evitare una loro scottante delusione. È una occasione preziosa per superare le chiusure sovraniste senza prospettiva, gli equivoci della sinistra radicale, e far trionfare i diritti e i doveri della persona in coerenza con i diritti e i doveri della società