Severino Iesu, il “cuore” di SalernoDe Luca e l’errore con Coscioni - Le Cronache
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Severino Iesu, il “cuore” di Salerno
De Luca e l’errore con Coscioni

Severino Iesu, il “cuore” di SalernoDe Luca e l’errore con Coscioni

Alberto Cuomo

La vicenda della rinuncia a coordinare il reparto di cardiochirurgia del Ruggi da parte del dott. Severino De Iesu, un professionista di riconosciuto valore internazionale che ha fatto della “torre del cuore” di Salerno un centro di eccellenza, e del definitivo addio, con il suo vicario dottor Generoso Mastrogiovanni, al nostro ospedale è il sintomo di un diffuso disagio del sistema sanitario salernitano. Del resto è solo del mese scorso la vertenza del sindacato autonomo Nursind a proposito delle difficoltà del reparto infermieristico, sottoposto a turni spossanti, e di quelle del pronto soccorso con la denuncia della fuga del personale dalla sanità pubblica e la richiesta di dimissioni del direttore Vincenzo D’Amato. Frattanto langue la medicina territoriale con gli ospedali di Cava, Scafati, Sarno, Agropoli, Polla, in carenza di personale e di mezzi. Naturalmente la crisi ha origini remote che fanno capo ai governi che si sono succeduti da almeno 20 anni, ma è indubbio che anche la gestione locale metta del suo. Se si leggono i dati riguardanti i finanziamenti nazionali della sanità sembra vi sia un trend positivo. Infatti ai 114.474 milioni del 2018 corrispondono i 128.062 milioni del bilancio nel 2023 in un apparente aumento delle risorse pubbliche per il nostro servizio sanitario nazionale. In realtà se da un lato il dato non tiene conto dell’inflazione, d’altro canto a considerare il rapporto con il Pil, secondo l’Istat, si scopre che, alla percentuale tra il 6,5 e il 7% della nostra produzione di beni nel 2018-2022, corrisponde per l’anno in corso solo il 6,2  con un decremento della spesa dello 0,7 destinato a raddoppiare nel 2024 al -1,4. La ripartizione dei fondi tra le Regioni avviene in base alla loro capacità fiscale, con correttivi perequativi. Ciò significa che le regioni più povere con un minore gettito fiscale, pur con le misure perequative, ottengono minori finanziamenti tali da inoltrare le loro strutture sanitarie verso un progressivo decadimento. Di qui la fuga dei cittadini verso le cure negli ospedali pubblici delle regioni più ricche che, con il diminuire dei ticket, impoverisce ulteriormente le strutture già povere. Infatti le Regioni contribuiscono al finanziamento della spesa sanitaria con gli introiti dai ticket e con il gettito dell’irap e dell’irpef regionale. Il fatto che il presidente De Luca abbia aumentato l’irpef regionale, tagliando i nostri stipendi e le nostre pensioni già dimostra l’affanno dei plessi sanitari pubblici della Campania. Se si considera che le somme finanziate comprendono i pagamenti da erogare alle strutture private convenzionate, sorte nella nostra regione come i funghi, si comprende il declino della sanità pubblica regionale campana resa plasticamente evidente anche nel degrado fisico degli ospedali. La crisi investe comunque non solo le regioni più povere del sud quanto anche quelle più ricche settentrionali. Alle difficoltà economiche si aggiunge, in generale, l’ingerenza della politica nell’organizzazione ospedaliera. Per la gran parte dei politici, ed è certo un segreto di Pulcinella, la sanità più che essere rivolta alla salute dei cittadini è luogo di potere e di gestione di grandi risorse economiche che coinvolgono anche il finanziamento delle strutture private. Ai politici dovrebbe stare a cuore l’efficienza della sanità pubblica, non solo per il benessere dei cittadini, quanto anche per quello delle casse regionali. Nel caso del venir via dal Ruggi di De Iesu, non solo i cittadini salernitani sono stati privati di un eminente professionista cui affidarsi, ma, dato il suo riconosciuto valore che richiamava ammalati da altre regioni, sono venuti meno anche i proventi delle diverse Asl regionali per i cittadini loro iscritti che ricorrevano alle sue cure. De Luca avrebbe dovuto quindi fare di tutto per trattenerlo, mentre, con la divisione del reparto affidato in parte ad Enrico Coscioni, vice-presidente della commissione sanità della Regione, suo uomo fidato, sembra aver invece fatto di tutto perché andasse via. Naturalmente il caso De Iesu è solo un sintomo della cattiva condizione della sanità regionale e locale, per non dire della presenza della camorra negli ospedali del napoletano che ha visto alla fine dello scorso anno condanne per 33 imputati a 280 anni di carcere. Certo la responsabilità dell’intrusione dei clan nelle strutture ospedaliere non è di De Luca, sebbene prima di invocare la riconferma per l’elezione ad un eventuale terzo mandato il presidente campano dovrebbe dar conto del perché la sanità regionale sia tanto malridotta.  

2 Comments

    Il problema della sanità campana e’ di tipo organizzativo, non esistono regole e chi si trova ai vertici gestionali infrangono quelle poche regole che esistono. I vertici agiscono come più conviene a loro, spesso in base alle simpatie ed antipatie, fanno questo perché sanno di essere impuniti. I migliori scappano per colpa della politica che vuole imbavagliare e rendere servi le intelligenze che amano la libertà perché conoscono il proprio valore. Nei posti di comando vi sono molte persone mediocri a servizio del padrone. Questo succede in modo accentuato in Campania.

    De Iesu? Ma per cortesia!

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