Fusandola, il grave errore di Brigante. Basta vedere i morti del ‘54 - Le Cronache
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Fusandola, il grave errore di Brigante. Basta vedere i morti del ‘54

Fusandola, il grave errore di Brigante. Basta vedere i morti del ‘54

di Alfonso Malangone*
L’ultimo argomento all’Ordine del Giorno del Consiglio Comunale del 29/03 scorso è stato quello del ‘Fusandola’. La mozione, presentata dai Consiglieri di opposizione, impegnava il Sindaco a dare attuazione alla Sentenza n. 91 del 15/04/2021 con la quale il GIP del Tribunale aveva censurato l’intervento di trasformazione urbanistico-edilizia dell’area. In particolare, ricordando che il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica era intervenuto pochi giorni prima denunciando il difetto dei titoli abilitativi, la mozione invitava il Sindaco ad assumere tutti gli opportuni provvedimenti cautelativi contro il rischio di esondazione del torrente. Questo, nella veste di massima autorità competente (fonte: art 54/4 Legge 267/2000 TUEL, art. 3 Legge 1/2018 Protezione Civile).
Alla fine, la richiesta è stata respinta dai Consiglieri della maggioranza, con la sorpresa di quattro astensioni che hanno rotto l’unitarietà con la quale, fino a quel momento, erano stati votati tutti i provvedimenti. Un fatto considerato molto grave. In merito, è certamente possibile che la complessità dell’argomento, molto controverso e oggetto di infiniti confronti anche in sede giudiziaria, possa aver causato una certa esitazione nei rappresentanti, che hanno deciso di non votare, ma è anche possibile che abbiano più semplicemente ritenuto di mettersi al riparo da responsabilità nell’ipotesi di denegati e maledetti eventi sfavorevoli futuri perché, con il voto a sfavore, avrebbero negato sia la illegittimità delle opere che la pericolosità delle stesse. Del resto, si sa che di fronte a ‘presunte calamità naturali’ si va sempre alla ricerca di originarie colpe umane. Basti ricordare l’albergo di Rigopiano oppure, più recentemente, la frana di Ischia. In sostanza, per evitare che da un ipotetico rischio pubblico possa un domani derivare un danno privato, ciascuno dei quattro Consiglieri avrebbero detto: “io non c’entro”. Certo, tutto è possibile, ma la libera decisione di rappresentare i cittadini non può attribuire la facoltà di decidere quali responsabilità assumere. Nel bene o nel male, non possono esserci convenienze personali, soprattutto su argomenti di interesse primario per la Comunità.
E’ certo, comunque, che la discussione in Aula non è servita a chiarire i tanti dubbi, visto che le parti contrapposte hanno parlato di relazioni, studi e sentenze in grado di dimostrare tutto e il contrario di tutto, specialmente per il rischio di esondazione che, per quanto ascoltato, sembra davvero nelle mani del destino. In verità, premesso che spetta ai ‘tecnici’ chiarire gli aspetti ‘tecnici’ e che un Ministro della Repubblica non scrive, generalmente, ‘a casaccio’, si attendevano almeno parole chiare sulla esistenza dei titoli abilitativi che, se mancanti, renderebbero davvero abusivo l’intero comparto edificatorio. Poteva essere utile, in tal senso, una dichiarazione dell’Assessore all’Urbanistica, sia perché ‘tecnico’ esperto, prestato alla politica, sia perché, non avendo la qualità di Consigliere e non dovendo partecipare al voto, avrebbe potuto dare indicazioni puntuali e, forse, definitive. Purtroppo, sembra non sia stato di grande aiuto. In una intervista televisiva (fonte: liraTv), in merito al valore da riconoscere alle relazione dei consulenti, ha dichiarato che “è necessario stabilire la definizione scientifica dei termini tecnici utilizzati”, che essa deve essere “tecnicamente corretta nell’impostazione e ripetibile nei dati e nelle misure, altrimenti è un parere” e, infine, che “da entrambe le parti i termini tecnici sono stati usati in maniera non perfetta”. Quindi: 1 a 1. Quanto ai pericoli di esondazione, ha affermato che i timori “non sono campati in aria, ma è necessario stabilirlo con metodo scientifico e rigoroso”. Infine, ha concluso dicendo che “la legittimazione degli atti, … , è un altro mondo” e, comunque, che “il parere c’è e non c’è e se c’è qualche volta scompare”. Forse, è più facile vincere al gioco delle tre carte, che capire il senso di quello che è molto simile ad un indovinello, avvolto nel mistero, all’interno di un enigma (fonte: W. Churchill). Comunque: 2 a 2. Se, quindi, vogliamo qualche certezza, è meglio rivolgerci a un veggente. E, almeno: “si può sapere se va bene un Mago qualsiasi o se sono necessari i super poteri del divino Otelma”? In ogni caso, quello che ha creato davvero disagio, è il riferimento fatto dall’Assessore a quanto riportato nelle carte sul letto del ‘Fusandola’ dove, salvo errore, sarebbe precisato che, per stabilire se fosse o meno necessaria l’autorizzazione idraulica, si dovrebbe prima comprendere se si tratta di un torrente o di un ‘fosso’. Ora, se un apprendista può aver scritto queste cose, un ‘tecnico’ dovrebbe probabilmente astenersi dal riferirle. Un ‘tecnico’ è tenuto ad esprimere la ‘sua’ verità, se ce l’ha. E, se ancora non l’ha, se la deve creare. Chi, nel 1954, con gli occhi di un piccino impaurito, vide camion ‘inzaccherati’ trasportare corpi ‘inzaccherati’ in una Città devastata, non può accettare il dubbio. Per sapere di cosa si parla, non servono Maghi. Basta chiedere alle centinaia di famiglie che per l’alluvione causata da un possibile ‘fosso’ persero la casa, gli averi e, qualcuno, anche almeno un familiare. Cento morti meriterebbero più rispetto. E’ evidente che tutto questo è inaccettabile.
Nella vita si può ‘tentennare’ su tanti argomenti, non su quelli che possono essere causa di gravi conseguenze a carico di cittadini inermi ed indifesi che, con fiducia, attendono giuste risposte ai loro bisogni di vita e di salute, non indovinelli, rebus o anagrammi. Ad essi, vanno riservate risposte precise, che siano sempre “si-si” o “no-no” con coscienza e convinzione, “perché il di più viene dal maligno” (Matteo 17-37).
Proprio in questi giorni si festeggia l’anniversario di un tale Ponzio Pilato che, già duemila e più anni fa, lavò pubblicamente le sue mani davanti al popolo. Non voleva essere responsabile di una tragedia, ma la storia lo ha condannato lo stesso e il suo gesto è divenuto un esempio per tutti. Dire ‘signor-sì’ o ‘signor-nò’ di fronte ad un argomento di estrema gravità e di grande responsabilità può anche creare qualche problema personale, ma pensare di ‘lavarsene le mani’ dicendo ‘signor-non-so’ non risolve. Anzi, forse è anche peggio.
*Ali per la città