Si sente “tradita” da un partito che “ha perso il rispetto per le persone e l’umanità”, ma assicura di non voler lasciare per provare a cambiare le storture dall’interno. L’ex presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio, ha affidato a una conferenza stampa lo sfogo dopo la decisione del Pd nazionale di commissariare il partito regionale in seguito alle irregolarità riscontrate nel tesseramento in provincia di Caserta. D’ Amelio era stata individuata dalle diverse mozioni come candidata unitaria al congresso campano, ma il congresso non si è celebrato proprio in virtu’ dei presunti brogli di Caserta. L’esponente dem ritiene che i fatti che la riguardano siano “molto gravi”, spiegando che quel congresso poteva svolgersi se si fosse atteso qualche giorno in più per risolvere le questioni aperte e certificare l’anagrafe. Invece, attacca, “si è volutamente costruire ad arte la mia esclusione per suonare Vincenzo De Luca, indicandomi come una figura vicina al presidente della Regione”. “Al di là della stima per il lavoro che sta svolgendo il ‘governatore’ – spiega – io sono una donna libera, non sono subalterna a nessuno e ho una lunga storia di militanza a sinistra”. L’è trasversale e riguarda sia la corrente Bonaccini che quella che fa capo a Schlein. “Alla consegna dei documenti che accompagnano la candidatura a segretario – fa notare – c’erano le firme di tutte le mozioni. Nel secondo step, quando c’erano da raccogliere le firme dei candidati, ho notato che nel verbale c’erano tutti i riferimenti e le firme di Avellino, Benevento e Salerno, ma a Napoli mancavano gli estremi dei bonacciniani e dell’area Schlein. Mi viene il dubbio che questo accordo fosse già stato fatto in precedenza”. Per D’Amelio, se si “ragiona in questo modo” e se “il personalismo prevale sulla politica”, il partito “non ha speranza”. L’unico ringraziamento è per il commissario, Antonio Misiani. “Mi ha chiamato subito dopo l’insediamento – racconta – mi ha chiesto una mano e io gliela darò per rispetto di tutte le persone che mi sono state vicine e che hanno creduto nella mia candidatura. Ce la possiamo fare a cambiare questo partito, a patto che Roma cambi musica e dialoghi con i territori”. D’ Amelio dice di continuare a credere nel Pd e di volerci restare ma, precisa, “è ora che questo smetta di essere il partito dei lunghi coltelli e si cominci a dire la verità, rispettandoci tra di noi”. L’ultima frecciata è rivolta a Sandro Ruotolo: “Lui ha parlato di familismo nel Pd – dice – per me dev’essere un partito in cui va avanti solo chi merita e ha ricevuto consensi sui territori. Altrimenti dobbiamo dire che diventa il partito dei figli, ma anche dei fratelli e dei nipoti”.
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