Don Luigi Merola: "Chiesa e Stato facciano il loro dovere" - Le Cronache
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Don Luigi Merola: “Chiesa e Stato facciano il loro dovere”

Don Luigi Merola: “Chiesa  e Stato facciano il loro dovere”

“La politica ma anche la chiesa devono tornare a fare il proprio lavoro. Mi faccio io portavoce di questo messaggio con i diretti interessati: tornare a ricoprire il vostro ruolo di educatori”. Ospite ieri del liceo Medi a Battipaglia, don Luigi Merola ha detto queste parole. Una intervista piena di riflessioni e lontana dai soliti stereotipi di chi condanna Napoli e il Sud per gli errori fatti in passato a cui è difficile rimediare. Don Luigi Merola fa anchge una critica forte alle istituzioni. In tale offensiva sono presenti tutte, nessuna esclusa. Anche la chiesa ha le sue colpe secondo il prete degli ultimi. L’ecclesiastico si chiede dove fosse la chiesa quando il giovane Francesco Pio moriva e con essa dove fossero la politica, i genitori e la scuola.


Ennesimo incontro con le scuole, ma non sono mai troppi, in particolare in un momento in cui la criminalità è in crescita tra giovani e giovanissimi…


“È nu juorno buono. Lo si vede nel tempo ma anche in questo istituto (il Medi, ndr) che ha professori all’avanguardia oltre che alunni perfetti nei propri ruoli e con la Polizia di Stato siamo in buona compagnia. I ragazzi oggi sono troppo trascinati e noi dobbiamo parlare di cose belle e trasmettere ai ragazzi che la vita è bella e non va sciupata. La droga è morte, la violenza può portare alla distruzione delle propria e della altrui vita e che il carcere, quello che stanno vedendo in tv con la serie “Mare Fuori” è al cessazione della libertà, il dono più grande che Dio ci ha dato”.


A proposito di giovani, qual è il ruolo dei mezzi di informazione?


“La tv fa vedere falsi idoli e invece bisogna essere affascinati da chi si sacrifica e da chi studia. Dirò ai ragazzi che il male è soltanto l’ignoranza. Se vogliono un futuro devono solo studiare. Gli adulti hanno sbagliato, è vero, ma adesso tocca ai giovani doversi riprendere il futuro”.


I libri sono dunque un’arma?


“Certo. Nell’ultimo libro si racconta storie di ragazzi come quella del fratello di Emanuele Sibilio, ragazzo ucciso dalla criminalità, un grande chef che ha scelto un’altra strada per il proprio futuro”


Notizia di cronaca degli ultimi giorni è la morte di un giovane ucciso da un proiettile vagante…


“La morte di Francesco Pio ha portato una reazione sbagliata perché si chiede i poliziotti e i carabinieri dove fossero. A loro rispondo dove fossero gli adulti in quel momento. Dove sono i genitori, dov’è la chiesa, dov’è lo Stato, dov’è la scuola. Io mi sono stancato di sentire che Napoli può essere salvata solo dalla polizia o dalle forze dell’ordine o da un magistrato. Ma cosa stiamo dicendo? Noi dobbiamo fare prevenzione, noi dobbiamo tornare ad essere educatori perché quando arriva il carabiniere, il poliziotto o l’ambulanza, coprono il ruolo di chirurghi. È tardi. Loro devono arrestare, si va in carcere e si esce più delinquenti di quanto si è entrati. Noi dobbiamo fare in modo che i ragazzi non debbano entrare in carcere e per fare questo c’è bisogno dei genitori. Non ‘nge sta nient’a fa. I genitori devono tornare a fare i genitori. I preti devono tornare a fare i preti. Gli amministratori devono tornare a fare i preti. Devono costruire palestre, campi, piscine, luoghi dove fare sport. In questo modo i ragazzi li frequentano nel pomeriggio, si stancano, la sera sono stanchi e se ne vanno a dormire. O ‘uaglione fa uai pecché non sape chell c’adda fa d’a matin a sera. Questo è il guaio. E dunque anche un appello alla politica: politici, tornare a fare i politici”.