La Procura di Avellino ormai batte tutte e tutti e si fa valere in Italia come ufficio di punta della pubblica accusa. Un primato che un tempo spettò a Milano e a Palermo è oggi appannaggio di questo piccolo ufficio di una città di Provincia, quale Avellino, sonnecchioso nei decenni passati e defilato nel panorama della lotta alla criminalità. Nella Campania afflitta dalla Camorra e dalla miriade di episodi connessi alle problematiche sociali e amministrative, Avellino compariva raramente, di solito soltanto in occasione di delitti efferati. Quasi mai per inchieste su larga scala che scalfissero i potentati politici ed economici della Regione. Solitamente, dalla Procura di Napoli (forte dei suoi cento sostituti) sono partite le inchieste più rilevanti, seppure con discontinuità. Ma nessuna è mai arrivata, per lo più in tempi brevissimi, ai risultati straordinari della Procura avellinese degli ultimi due anni. Il merito di questi successi, che vanno dallo scandalo della Sitigas (l’impero economico di Gianandrea De Cesare) a quello degli acquedotti del Consorzio dell’Alto Calore, va ascritto alla sterzata che ha dato alla Procura il nuovo Procuratore, il napoletano Domenico Airoma, già Procuratore Aggiunto a Napoli Nord. Ma i successi e il dinamismo della Procura avellinese poggiano non solo sulla squadra di sostituti di Airoma, ma, per parlare con linguaggio calcistico, sul capo cannoniere. E’ il salernitano Vincenzo Russo, 44 anni e da 13 in magistratura. E’ stato agli inizi della carriera sostituto nella difficilissima sede di Catanzaro, con l’allora Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli, attuale Procuratore Capo di Salerno. La scuola deve essere stata ottima, se, dopo una parentesi successiva alla Procura di Potenza, Vincenzo Russo andrà volontario a supportare la Procura di Treviso, paralizzata dall’inchiesta sulle banche venete, con l’esperienza maturata già nel campo ostico dei reati economici e tributari. Quattro anni fa Russo arriva ad Avellino, e subito si fa conoscere per la velocità e la precisione delle sue istruttorie. Vincenzo Russo, dobbiamo dirlo, è figli d’arte. Suo padre è Michelangelo Russo, il Pubblico Ministero d’assalto della Procura di Salerno degli anni ’80 e poi della Tangentopoli degli anni ’90; per non parlare di quell’inchiesta che, come Procuratore Capo di Lagonegro, alla fine degli anni ’90, Russo padre condusse sull’allora Cardinale di Napoli, Giordano, coinvolto in un giro di assegni con il fratello, imputato di usura. Il Sostituto Vincenzo Russo è molto diverso dal padre, ma qualcosa dell’impronta di Milano (dove è nato e dove il padre era Sostituto Procuratore) gli è rimasta nel DNA. Innanzitutto è tifosissimo del Milan (e si sente un milanese); è poi uno sportivo autentico. E’ centroattacco della squadra campana alle nazionali di calcio della Magistratura. Anche quest’anno troverà il tempo, dicono, nonostante gli impegni dell’inchiesta in corso sulla truffa del secolo (parallela, ma antecedente a quella di Asti, che è solo un ramo dell’indagine sullo scandalo ecobonus) di scendere in campo a Firenze per il campionato, con i colori della Campania. E di Milano è rimasto nel DNA di Vincenzo Russo un incontro che fece a 14 anni negli uffici della Procura milanese, dove il padre gli presentò Antonio Di Pietro, con cui conduceva un’indagine parallela. Prima di diventare magistrato, Vincenzo Russo ebbe una brevissima parentesi politica come candidato nella lista Di Pietro alla Provinciali del 2009. Nonostante il successo ricevuto e l’invito di Di Pietro a Roma, Russo rinunziò alla politica. Aveva scelto la Magistratura, in cui entrò l’anno dopo. Parlando con linguaggio calcistico, Avellino batte Salerno 10 a zero!
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