Federico Conte: “Il Pd cambia il segretario per non cambiare niente” - Le Cronache
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Federico Conte: “Il Pd cambia il segretario per non cambiare niente”

Federico Conte: “Il Pd cambia il segretario per non cambiare niente”

di Erika Noschese
«Con le primarie, il Pd ha sempre cambiato le primarie per non cambiare il partito e questa è la prima volta pare che il voto sia per cambiare il segretario affinchè cambi il partito». Parla così Federico Conte, ex deputato di Liberi e Uguali e presidente dell’associazione Cittadino Sudd, intervenuto ieri a Salerno in occasione della presentazione de “Il Mestiere della sinistra nel ritorno della politica”, libro ultimo di Stefano Fassina. «Bisognerà vedere se la Schlein ha la forza di scegliere una classe dirigente centrale e territoriale diverso, nuovo con idee e proposte nuove. Servono proposte politiche nel merito su tutti i temi principali», ha aggiunto Conte che parla del nuovo segretario del Pd come di una vittoria «avvincente, un fatto nuovo» che però non potrà ricompattare il Pd «perché oggi pare più forte la spinta a rompere se continua in un processo di radicalizzazione a sinistra delle questioni. Dal mio punto di vista proporre in maniera radicale questioni politiche ma è sbagliato proporre questioni ideologiche perché divide e non porterà avanti il Pd – ha aggiunto l’ex parlamentare – Bisognerà vedere se è in grado di dare al partito una vocazione di governo e non del governo su un programma di cambiamento delle istituzioni e del Paese e questo è un mestiere difficile che deve partire dalla selezione di una classe dirigente, scelta per merito e consenso e non per appartenenza alle correnti o al potentato locale. Il suo inizio è sulle questioni che l’hanno formata, a partire dai diritti civili; sono battaglie importanti ma percepite solo da una porzione privilegiata di popolazione e non dalle aree interne e ci vuole una proposta politica vera». E in merito all’alleanza ipotetica tra il Movimento 5 Stelle e il Pd non ha dubbi: «La domanda è per fare cosa, non con chi. La domanda è cosa fare di questa regione, dove portarla, quali temi attenzionare. Questa regione mi pare ferma da decenni. Se ad ogni elezione si ripete lo schema nazionale si continuerà a ripetere lo stesso errore». E poi inevitabile il riferimento alla sinistra: quella di Fassina è, infatti, una sinistra che si batte contro le diseguaglianze, una ricostruzione di politica europea e nazionale degli ultimi 30 anni, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, il welfare, la tutela dei diritti sociali. «Parla di sinistra con grande idealità, che vive dentro di lui ma non è più quella attuale. Il concetto di sinistra è troppo ampio e accoglie oggi tante sensibilità, sarebbe più corretto dire le sinistre perché esiste una tradizione post comunista, socialista, riformista dalla quale io provengo, del cattolicesimo democratico con un solo esito molto triste: la loro rappresentanza è finita con la rappresentatività dei partiti, in Italia – ha aggiunto il presidente dell’associazione Cittadino Sudd – La sinistra è diventata un mestiere per auto preservare il suo gruppo dirigente che si è verticalizzato e ha perso contatto con la realtà con il territorio e i cittadini; si è fatta élite senza una visione del passato. Dovremmo iniziare ad interrogarci più che sull’offerta sulla domanda con uno sfondo di valori per rimettere i cittadini al centro delle scelte. L’astensionismo è la forma di espressione alternativa al voto che ha un significato politico in sé e questa è una discussione che dovrebbe essere diffusa per recuperare argomenti e temi che oggi vengono percepiti distanti; ripartire dai bisogni per dare risposte ai cittadini».