Elisabetta Barone: Caso Fondazione Menna, Tringali tace perchè Fiorito fa parte del suo staff - Le Cronache
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Elisabetta Barone: Caso Fondazione Menna, Tringali tace perchè Fiorito fa parte del suo staff

Elisabetta Barone: Caso Fondazione Menna, Tringali tace perchè Fiorito fa parte del suo staff

di Erika Noschese
Un censimento di tutti i beni pubblici per verificare a chi sono affidati e come vengono gestiti. A chiederlo la leader dell’opposizione del comune di Salerno Elisabetta Barone che interviene in merito a quanto accaduto sabato sera presso gli spazi della fondazione Menna con una festa privata da parte dell’associazione Limen che ha così festeggiato il compleanno del suo presidente Gianni Fiorito. La consigliera Barone, esponente di Semplice Salerno Primavera Salernitana, ha infatti puntato l’attenzione sulle associazioni che gestiscono beni pubblici, ottenuti in comodato d’uso e che a loro volta, da privati, fittano a terze persone nella totale mancanza di trasparenza. «Ci sono associazioni che sono proprietarie di beni, spesso con escamotage tutt’altro che ammissibili – ha aggiunto la Barone – questo va detto perché quanto fatto dal presidente dell’associazione Limen è gravissimo, assolutamente, ma non vorrei fosse il capro espiatorio, ci vuole trasparenza su tutto». La consigliera di opposizione chiede però di conoscere i criteri per l’affidamento degli spazi della fondazione all’associazione Limen: «È possibile che una fondazione conceda gli spazi – che sono di proprietà del Comune – ad un’associazione privata, per attività culturali? Sulla base di quale selezione, come è stata individuata l’associazione a cui è stata destinata la possibilità di usufruire quegli spazi? C’è un atto scritto? Altrimenti parliamo di una presenza ad uso arbitrario, a nome di cosa quegli spazi sono concessi? Nessuna commissione è stata investita di questa questione ma in questo caso c’è stata un’attribuzione silenziosa per il semplice motivo che il presidente dell’associazione è il segretario dell’assessore Tringali e questo estende la questione al fatto che in questa città i beni pubblici sono utilizzati come privati da chi ha il potere – ha attaccato Elisabetta Barone – è inquietante il fatto che sia sufficiente mettersi alle costole di una persona che gestisce il potere per averne beneficio. L’uso degli spazi per una festa di compleanno è solo l’epilogo di una vicenda che nasce con l’assegnazione di uno spazio pubblico ad un privato». E ancora: «A quante altre associazioni è stata data la possibilità di usufruire di quello spazio? È inquietante che singole persone possano accedere a benefit solo perché entrano nel Palazzo del potere. Questo vale anche per altre associazioni che gestiscono beni pubblici come se fossero privati e addirittura poi li fittano ed è ancora più grave». Ci sono, infatti, associazioni che da anni chiedono di avere uno spazio comunale per potersi esprimere. «Facciamo una manifestazione di interesse pubblica, aperta a tutti e sulla base degli spazi disponibili si procede all’assegnazione, magari in condivisione perché una struttura non può appartenere ad una sola associazione, bisognerebbe saper co-abitare, con turni ben delineati come avviene, ad esempio, per le palestre scolastiche». E poi l’attacco all’assessore Tringali e alla presidente della fondazione Letizia Magaldi: «Delle due l’una: o c’è stato un silenzio assenso o, in caso contrario, lo spazio andrebbe revocato nell’immediato perché è stato perpetrato un abuso ma preliminare a questo discorso è sapere sulla base di quale atto è stato concesso lo spazio e perché non ad altre associazioni perché i giovani hanno bisogno di spazi aggregativi ma devono essere concessi a tutti non solo ai privilegiati». La Barone ribadisce come «questa sia solo la punta dell’iceberg di un malcostume che regna sovrano in questa città». Poi, la proposta di concedere parte della Casa del Combattente all’Anpi Salerno: «Parliamo della Casa del Combattente, andrebbe all’Anpi anche solo per una questione di appartenenza – ha detto ancora la consigliera di opposizione – c’è un’identità dei luoghi che va rispettata per restituire ai cittadini memoria storica e identità di questo abitare altrimenti questa città è un grande supermercato a cielo aperto dove le persone arrivano, prendono ciò che vogliono e si sentono autorizzate a sporcare, vandalizzare perché non c’è senso di partecipazione ad una comunità», ha detto infine la consigliera che chiede la revoca degli spazi all’associazione Limen.