Federica Napoli, nutrizione e benefici - Le Cronache
Salerno

Federica Napoli, nutrizione e benefici

Federica Napoli, nutrizione e benefici

di Andrea Orza
È trascorso circa un centenario dal Manifesto della cucina futurista redatto per la “Gazzetta del Popolo” di Torino dall’avanguardista Tommaso Marinetti, il quale propose l’abolizione della pastasciutta, a suo dire un’assurda religione gastronomica. Già all’epoca gli italiani dimostrarono una mozione di sfiducia verso un governo alimentare appena rigoroso. Nel corso dell’ultimo secolo le scienze alimentari sono state campo di battaglie tanto etiche quanto modaiole. Anche l’alimentazione ha subito capovolgimenti e attitudini transitorie passando dalla dieta paleo sorta negli anni 70 e ora ritornata in auge, la moda dei cibi in scatola al crudismo fino allo Spiritual Food nato nel 2015 secondo cui è preferibile selezionare il cibo in base a criteri squisitamente etici. Oggi Federica Napoli biologa nutrizionista salernitana propone una nuova educazione alla consapevolezza alimentare che metta ordine a questa Babele gastronomica.
In genere i suoi pazienti di cosa sono alla ricerca?
“Di solito come primo approccio con i miei pazienti, al di là di alcuni casi specifici legati a patologie congenite, i pazienti sono quasi sempre alla ricerca di un’educazione alimentare che possa portare ad avere dei benefici, sia fisici che mentali, e soprattutto riuscire, attraverso dei piccoli cambiamenti quotidiani, a raggiungere degli obiettivi e riuscire poi a mantenerli”.
Sempre più giovani presentano disturbi alimentari. Ci spiega da cosa vengono caratterizzati.
“Purtroppo, la società in cui viviamo ci mette sempre a confronto o a paragone con dei modelli che a volte sono sbagliati. La pubblicità, così come i media, molto spesso non aiutano i ragazzi a capire quali sono le scelte più giuste per loro. Altre volte la difficoltà è per lo più familiare, poiché spesso si pensa di sapere come educare all’alimentazione ma in realtà è un processo che va fatto gradualmente.
Credo che molto spesso i giovani non abbiamo un buon rapporto con il cibo perché si parla spesso di dieta come una sorta di “punizione verso il cibo” o di “alimentazione non gustosa” quando poi il termine dieta definisce solo quello che noi realmente mangiamo. Mi trovo spesso di fronte dei giovani che vogliono iniziare un percorso nutrizionale, pensando di doversi privare di cose che a loro non piacciono. Situazioni del genere non fanno altro che rafforzare invece la concezione sbagliata che a volte si ha dell’alimentazione. Non esistono alimenti buoni o cattivi, sani o dannosi, esistono scelte e abitudini alimentari consapevoli”.
Come si può educare alla nutrizione?
“Aggiungerei che l’educazione alimentare parta in primo luogo dalla consapevolezza. Non ho bisogno di privarmi dei cibi che più mi piacciono ma è importante che questi vengano bilanciati nell’ arco della giornata e della settimana. Molto spesso sento dire dai miei pazienti “a me piace tutto è questo il problema”. In realtà questo è il miglior punto di partenza per un’alimentazione corretta. Più si varia l’alimentazione, più si ha la possibilità di poter dare l’energia (attraverso tutti i nutrienti che si trovano in tutti gli alimenti) di cui il nostro organismo ha bisogno.”
Lo stile alimentare riflette la natura sociale in cui s’inserisce. Dall’aspetto conviviale a quello tradizionale di “vulgata”. Quale punto di vista è bene modificare e quale possiamo conservare?
“Credo che le tradizioni siano ciò che più ci rappresentano. Il ricordo di un piatto, la ricetta della nonna o anche solo il profumo innesca dei meccanismi, attraverso dei neurotrasmettitori specifici, che ci riportano ad un momento della nostra vita.
Se parliamo di questo, allora è giusto ascoltare la mente e di conseguenza il corpo, in stretta connessione tra loro. Non sarà un singolo pasto, o una ricorrenza a non permetterci di avere uno stile di vita sano. La consapevolezza nasce anche da questo, non privarsi e quindi “punirsi” ma essere consapevoli delle nostre scelte. È anche giusto prendersi dei momenti di convivialità con le persone a noi care, magari insieme ad un buon pasto fatto con amore.”