Una sala sport per avvicinare Salernoe il Burkina Faso grazie all’Università - Le Cronache
Salerno

Una sala sport per avvicinare Salerno
e il Burkina Faso grazie all’Università

Una sala sport per avvicinare Salernoe il Burkina Faso grazie all’Università

di Erika Noschese
Una collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno per la realizzazione di una sala sport in Burkina Faso. È uno dei progetti su cui sta lavorando la onlus Semi di Speranza che, con don Pasquale Mastrangelo, da oltre 25 anni porta avanti iniziative per il Burkina Faso.
Da Salerno partono tanti progetti per questi ragazzi, cosa è stato fatto fino ad ora?
«Sono già 25 anni che mi reco in Burkina Faso, uno degli Stati più poveri del mondo, seppur ricco di risorse ma la verità è che non ha i mezzi necessari per poterle gestire. È un’ex colonia francese, la lingua ufficiale è il francese. Dal primo momento, ho viso le loro necessità e mi sono dato come prospettiva diversi progetti: il primo è l’alfabetizzazione, aumentando nei ragazzi e ragazze la possibilità di studiare perché parliamo di una terra in cui alle donne era negato lo studio ma oggi si vive una mentalità nuova; altro progetto è l’alimentazione perché diversi centri si occupano di bambini malnutriti e noi portiamo loro cibo per poter aiutare questi bimbi a mettersi in forza. Altro progetto è quello relativo ai disabili: abbiamo portato in quella terra le carrozzine per i diversamente abili, medicine; poi, lavoriamo sulle infrastrutture, a partire da una sala parrocchiale per poi realizzare una cappella, un pozzo, una casa, oltre a vari aiuti a persone già impegnate in altre attività. Tutto questo ha portato ad una crescita graduale ma anche con il loro coinvolgimento, permettendo a questi ragazzi di inserirsi in un processo di alfabetizzazione, civiltà, commercio anche se, ultimamente, la situazione è diventata rischiosa e quest’anno è stata percepita una mancanza di traffico in termini di mezzi pesanti».
Progetti a breve termine?
«Ne abbiamo due in cantiere e pensiamo di realizzarli nell’arco di due anni: costruire un appartamento che potrebbe servire a noi missionari quando siamo lì e durante l’anno potrebbe essere messo a disposizione della parrocchia che ci ospita perché oggi ci troviamo a condividere camere, servizi e cucina anche per essere noi più autonomi e dare spazio ai sacerdoti. L’altro progetto è con l’Università e la diocesi per la realizzazione di una sala sportiva. In sintesi, una sorta di Erasmus: i ragazzi saranno in contatto con esperti per acquisire nozioni relative all’autonomia mentre gli studenti più meritevoli verranno qui, a Fisciano per accelerare e migliorare la loro formazione. Abbiamo ricevuto la disponibilità da parte dell’Università ma ora attendiamo la Regione, ente competente che dovrebbe darci un aiuto in questo senso».
Da sacerdote, ha mai temuto per la sua vita durante i viaggi?
«Non ho mai corso rischi. In 25 anni, solo gli ultimi cinque sono stati i più difficili sotto tanti punti di vista: l’ebola, coronavirus, Colpi di Stato, un attentato che si è registrato in un bar gestito da un italiano. Sono esperienze indirette, fortunatamente perché sono stato sempre ben accolto, protetto».