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Home Attualità

Franco Mari: L’Alternanza scuola-lavoro va abolita

16 Gennaio 2023
in Attualità
Reading Time: 3 mins read
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Franco Mari: L’Alternanza scuola-lavoro va abolita
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di Erika Noschese
«Sull’alternanza scuola-lavoro anche oggi poche idee e confuse dal ministro Valditara. Peraltro esistono solo dati vecchi e superati su questi progetti. Pretendiamo che il Parlamento venga coinvolto, chiesta a presidente commissioni Cultura e Lavoro di Montecitorio subito indagine conoscitiva». Parla così l’onorevole Franco Mari, eletto deputato con Sinistra Italiana nel collegio Avellino-Salerno che, nei giorni scorsi, insieme alla collega Elisabetta Piccolotti ha inviato una lettera ai Presidenti delle Commissioni Istruzione e Lavoro della Camera dei Deputati per chiedere che vengano audite subito le istituzioni scolastiche, i sindacati e le organizzazioni studentesche
Onorevole, lei chiede l’abolizione dell’alternanza Scuola-Lavoro. Perché?
«L’Alternanza scuola-lavoro dovrebbe essere cancellata dalle possibilità, riscritta in modo completamente nuovo, affinché possa escludere sia la possibilità che gli studenti facciano attività inutili rispetto al loro percorso didattico, sia che il percorso didattico della scuola si trasformi in sfruttamento dal punto di vista lavorativo. Spesso gli studenti si ritrovano a svolgere attività lavorativa vera e propria, con tutti i rischi del caso: l’alternanza scuola-lavoro non funziona così come concepita perché non serve, è sfruttamento ed è pericolosa. Oltretutto, abbiamo anche un ministro che, a quanto pare, ci capisce molto poco di scuola: parla di fantomatici albi di imprese, di sicurezza delle imprese che ospiteranno gli studenti per l’alternanza ma non è fattibile. Le imprese, sulla carta, sono tutte sicure e rispettano le norme. Non si capisce quest’idea di standard particolari, che è già presente quando la scuola sottoscrive l’accordo con le imprese. Non ha senso quanto dice il ministro: la sua è una visione burocratica del problema, ma la situazione è molto più seria».
Altro tema caldo è l’aumento delle accise sulla benzina. Per ora è stato congelato lo sciopero dei benzinai…
«Non sanno cosa fare perché hanno continuato a fare il letto con la coperta corta. Non sanno da dove iniziare: avendo continuato con gli aiuti simil Draghi poi non sono stati in grado di limitare il peso delle accise sul costo della benzina. In questo momento, in Italia, nessun governo può affrontare la questione del costo della vita e del peso sulle famiglie senza prendere la strada della redistribuzione. Chiunque faccia qualcosa in questo Paese, mette da una parte e toglie dall’altra; in più, questo governo ha una visione che tende ad aiutare chi non ne ha bisogno piuttosto che chi è in difficoltà, come una sorta di Robin Hood al contrario. Il governo in questo momento non ha la possibilità di rinunciare non solo alle accise ma soprattutto all’Iva sulle accise: è un’entrata poderosa e la cosa particolarmente odiosa di questo tributo è che si paga la tassa sulla tassa. Noi abbiamo proposto di eliminarla; è stata fatta tanta retorica, narrazione sull’origine delle accise e così via ma bisogna dire che le accise, pur avendo una data di nascita, costituiscono un tributo unico che si è andato sommando nel tempo. Non è nient’altro che la rideterminazione dell’importo. Oggi è una vera e propria tassa unica che paghiamo attraverso l’acquisto di carburante».
Un bilancio di questi mesi del governo Meloni…
«È stato fatto ciò che ci aspettavamo, nulla di stravolgente. Una manovra molto politica, come ribadisce il premier Giorgia Meloni: si rivolge ad una parte del Paese, ne ingrandisce un’altra perché è un governo fortemente liberista, conservatore, che tutela alcuni ceti sociali, reazionario nell’idea che ha dei diritti sociali e civili, pericoloso dal punto di vista culturale. Non dimentichiamo il primo atto di questo governo: il decreto Rave. Arriva un messaggio molto forte dal punto di vista dell’appartenenza politica e culturale, cercando di rendere le azioni di questo governo come un vero e proprio manifesto della destra italiana, e anche in Parlamento si sente il peso di questa idea. Di concreto poco e nulla, se non interventi frammentati per tentare di accontentare tutti, ma in modo inefficace. Abbiamo un Paese spaccato, bisognerebbero fare scelte differenti».
Cosa si aspetta per i prossimi mesi?
«Anche per le difficoltà che hanno in questo momento in maggioranza, metteranno a punto gli interventi in materia economica, ma la coperta resta corta e loro faranno solo qualche correzione. La svolta, in positivo, dal punto di vista dei costi del carburante, tarda ad arrivare ed è probabile che gli aiuti si esauriranno nei prossimi mesi. Mi aspetto che, non rispondendo così, non daranno ascolto a parti sociali e sindacati che chiedono interventi; siamo l’unico Paese in cui sui salari abbiamo fatto passi indietro, le famiglie italiane sono in sofferenza a causa del potere di acquisto che si è ridotto in questi anni. A questo bisogna aggiungere che si è operato in negativo sulle pensioni. Tutto questo rende chiara l’immagine di questo governo, di una destra radicale ed estremista per certi aspetti e anche retrograda su altri punti».

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Tommaso D'Angelo

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