Medici, il Presidente D'Angelo: Episodi di aggressione fisica e verbale non sono più ammissibili - Le Cronache
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Medici, il Presidente D’Angelo: Episodi di aggressione fisica e verbale non sono più ammissibili

Medici, il Presidente D’Angelo: Episodi di aggressione fisica e verbale non sono più ammissibili

di Andrea Orza
“Episodi di aggressione fisica e verbale a medici e infermieri come quelli che si ripetono con sconcertante frequenza, non sono più ammissibili. Al personale sanitario va tutta la mia solidarietà e vicinanza: il Ministro della Salute metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità”. L’ultima dichiarazione del Ministro Orazio Schillaci pronunciata il giorno 10 gennaio 2023. Anche il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Salerno esamina la crisi del sostegno medico paziente. Le stime più recenti, alle quali hanno fatto riferimento le
dichiarazioni di allarmo del Presidente della FNOMCeO, Dr.Filippo Anelli e il sindacato Anaao-Assomed, parlano di 2500 denunce di episodi di violenza sul lavoro ogni anno da parte degli operatori sanitari.
Numero che sottostima li fenomeno, in quanto estrapolato dalle denunce Inail riguardanti esclusivamente personale dipendente, escludendo li personale con contratto di convenzione, quali MMG, operatori delle guardie mediche e del 118, i liberi professionisti ecc. Il sintomo del personale sanitario è la fuga. Quest’ultima si sta palesando negli ultimi tempi in risposta agli evidenti attacchi da parte dei pazienti. Nel frattempo, altri nodi vengono al pettine per quel che riguarda i blocchi stipendiali. “Ansiosi di celebrare la ripartenza abbiamo trascurato di garantire la dignità ai nostri medici”, spiega il Presidente Giovanni D’Angelo.
Qual è lo stato attuale nelle strutture ospedaliere?
“Il periodo della pandemia è stato un momento di sovversione delle priorità, sia sul piano individuale che collettivo. Eppure, ad oggi la situazione ospedaliera non fa subire un triplo salto mortale. C’è solo un modo per descriverla: stabilmente tormentata. Quanti operatori sanitari preferiscono il silenzio o non ricorrono alle cure del P.S. o accettano silenziosamente violenze verbali o di altro tipo, che non lasciano tracce sul corpo ma profondi solchi nella psiche, a volte portandoli alle dimissioni o al cambio di un posto di lavoro, magari scelto, ma non più sopportabile. E che dire delle paure angosciose che attanagliano la mente di chi svolge la professione
definita “la più bella del mondo” nel timore incalzante di denunce o di aggressioni fuori-porta, di turni ripetuti a breve distanza, magari quasi tutti notturni e / o festivi.
E tutto ciò nell’aspettativa di un miglioramento economico, che tarda da 14 anni o di una promozione possibile con un contratto non attuato, scomparsa nelle modifiche organizzative, sempre più restrittive di uomini, attrezzature e promesse. Mi è parso che nonostante la lungimiranza del progetto politico attuale in ambito sanitario abbiano riservato solo le briciole in termini di prevenzione. Per certi versi, la perentorietà del lockdown già all’epoca non proferì misure decisive né tantomeno furono assegnate delle risorse materiale al personale medico sanitario. Così oggi la situazione negli ospedali si fa sempre più vulnerabile e in più le carenze del sistema vengono tenute in disparte dalle liete notizie del ritorno alla normalità, del cosiddetto “post Covid-19”. Occorre fare una distinzione preliminare: il Coronavirus è stato sedato ma il supersfruttamento di medici e del personale subisce un peggioramento senza precedenti.”
Quale effetto si sta rilevando maggiormente?
“Un altro dato preoccupante risulta essere la migrazione dei medici ospedalieri. Una diaspora obbligatoria se non altro per ragioni di tutela personale. Agli episodi di violenza da parte dei pazienti e oltre gli orari impossibili si aggiungono le dimenticanze stipendiali. In una condizione così negativa del SN, che da tempo divide l’Italia, sotto il profilo assistenziale in Regioni più ricche e Regioni in declino, rispettivamente Nord e Sud, i nostri valenti professioni sanitari hanno intrapreso un doloroso percorso di esodo verso le Regioni che possono offrire compensi più adeguati, misure di sicurezza sul lavoro migliori garanzie di carriera. Altri ancora si avviano verso Strutture Sanitarie europee o estere dove riescono a raccogliere i frutti dei loro studi e la garanzia del recupero dei sacrifici attuati dai familiari nel corso degli studi. Con grande meraviglia abbiamo appurato come questo governo abbia previsto tante elargizioni e a noi medici neppure un’attenzione per la nostra incessante dedizione umanitaria.”
Come si prospetta la situazione sul piano nazionale?
“Parlo da pensionato e come scrutatore delle perenni incongruenze amministrative che ci vengono riservate. Le carte parlano chiaro, sia i contratti dei medici di medicina generale sia i contratti dei medici ospedalieri sono bloccati da quattro anni. Questi ultimi si sommano ai dieci anni precedenti e forse per ancora altro tempo, trovandoci a tagliare le teste di un’idra legislativa interminabile. Bisognerebbe reiventare il welfare sanitario senza mettere in archivio l’etica per l’ansia della ripartenza. Un’ultima annotazione riguarda i tentativi ripetuti dai “barbari nordisti” di sovvertire completamente i dettami costituzionali relativi al diritto di eguaglianza per la salute del cittadino. Il tutto rafforzato dal recente attacco del diritto all’istruzione egualitario.”