Federfarma: mancano i medicinali da banco - Le Cronache
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Federfarma: mancano i medicinali da banco

Federfarma: mancano i medicinali da banco

di Erika Noschese
La crisi c’è e si vede, non va sottovalutata ma nemmeno enfatizzata. Questo, in estrema sintesi, il quadro proposto dal numero uno provinciale di Federfarma, Francesco Cristofano, farmacista di Eboli classe 1982, che propone ai cittadini una linea morbida e paziente. Il problema riguarda soprattutto i farmaci a basso costo, spesso non reperibili a causa del forte aumento delle materie prime, ma le alternative ci sono e, in alcuni casi, basta semplicemente attendere e fidarsi.
I farmaci scarseggiano tra gli scaffali.
«Confermo purtroppo che il problema esiste. Già da diversi mesi è in costante aumento, purtroppo. La mancanza di medicinali dipende in molti casi dalla mancanza del principio attivo o dai costituenti della confezione, quindi elementi come carta, plastica, alluminio o vetro nel caso degli sciroppi. Purtroppo sono elementi che continuano a scarseggiare. La fornitura è discontinua sia per la guerra, sia per il Covid, sia per alcune scelte di politica internazionale. Ma o per un motivo o per un altro, ci sono tanti farmaci che attualmente risultano mancanti. Non abbiamo un problema di tipo sanitario in cui ci sono persone che non riescono a curarsi. Questo è importante. Con un po’ di flessibilità ci si cura tutti. Certo, non è una situazione ideale ma anzi, molto difficile, in cui bisogna cercare di adattarsi e affidarsi alla professionalità degli attori coinvolti, quindi medici e farmacisti.».
Quante aziende farmaceutiche sono investite dal problema?
«Tante, direi quasi tutte. Chi più, chi meno, lo sono tutte. Possiamo dire che fortunatamente la maggior parte dei medicinali viene prodotta almeno da sei o sette aziende farmaceutiche, quindi non c’è ancora un problema di tipo sanitario. Basta affidarsi a una ditta anziché un’altra e avere la possibilità di affidarsi anche alla professionalità del farmacista che saprà consigliare qualsiasi ditta che in questo momento riesce a produrre i medicinali e consegnarli. Consideriamo che ogni azienda farmaceutica è comunque autorizzata dal Ministero della salute, sinonimo di qualità e sicurezza del medicinale. La cosa importante è non soffermarsi su una sola ditta che si conosce perché storicamente si è sempre usato quella. In questo contesto storico bisogna affidarsi al farmacista e utilizzare anche farmaci che provengono da ditte a noi cittadini ignote ma che il farmacista potrà consigliare».
Eppure i cittadini lamentano forti ritardi.
«Ci sono tempistiche più dilatate, quindi la consegna da parte delle industrie non è veloce come di consueto ma più lenta poiché, oltre ai problemi di cui dicevo prima, c’è anche ritardo elle consegne dovute al caro benzina. Purtroppo i trasporti sono in una condizione molto difficile a causa del costo dei carburanti, per cui i camion attendono il totale riempimento prima di partire. Ciò allunga di molto i tempi di consegna, per cui le consegne tempestive di prima sono un miraggio.
Questo significa che mentre aspetto una consegna, avrò qualche giorno in più di attesa in cui i medicinali sono finiti».
E se il farmaco non arrivasse comunque?
«Possono esserci dei casi in cui il farmacisti non riesce a procurare il farmaco, nonostante una ragionevole attesa di uno o due giorni. In quel caso le possibilità sono due: o si usa un farmaco di produzione galenica, come accaduto in passato per i gel igienizzanti o per l’ibuprofene sciroppo, prodotto da alcune farmacie in laboratorio galenico. Questa alternativa è comunque valida. L’ultima opzione resta quella di parlare con il farmacista o con il medico di base per prendere un farmaco simile a quello di cui si ha bisogno. Farmaco quindi della stessa categoria terapeutica, chimicamente differente ma con le stesse funzioni. Poniamo l’esempio di uno sciroppo mucolitico come quelli che attualmente non si trovano: non è un problema, poiché esistono altri mucolitici che sono chimicamente differenti dal farmaco che si cerca ma hanno analoga funzione terapeutica. Quindi posso curarmi con un medicinale che comunque mi conferisce le stesse proprietà del medicinale che sto cercando e che non riesco a trovare. Questa possibilità, per alcuni principi attivi è possibile seguirla con il farmacista mentre per altri conviene affidarsi al medico di base».
Chi non può affidarsi alle alternative, come fa?
«Chiaramente in un periodo in cui abbiamo a disposizione tutti i medicinali, possiamo scegliere quello più indicato con gli eccipienti più semplici. Normalmente, per ogni principio attivo abbiamo a disposizione almeno sei o sette aziende che lo producono: in questo momento diventa tutto molto più difficile. Il lavoro va fatto sul singolo paziente, insieme al medico e al farmacista, per trovare una soluzione alternativa. Fino ad ora, non ci sono stati casi particolari che non si sono potuti curare in questo periodo. Non c’è un caso specifico di emergenza sanitaria. Non abbiamo avuto segnalazioni di casi gravi che non si sono potuti curare: in teoria può sempre succedere, soprattutto nei casi di allergia poiché il caso diventa più delicato e bisogna cercare di trovare il principio attivo specifico per quella persona, dandogli una certa priorità. Questo sicuramente è possibile».
Stesso ragionamento anche per farmaci ben più specifici, gestiti dalle Asl?
«I farmaci gestiti dalle Asl e dalla Regione, acquistati direttamente da loro contattando le aziende farmaceutiche, sono in gestione pubblica. La Asl contatta l’azienda e richiede l’invio di determinate confezioni. Lì, il rapporto diretto tra la parte pubblica e la ditta farmaceutica garantisce una certa continuità. Non mi risultano, ad oggi, carenze con queste tipologie di farmaci. Noi come farmacisti abbiamo il ruolo di consegnare il farmaco al paziente. Nel momento in cui dovessero finire le scorte, ce ne accorgeremmo, ma in questo momento non c’è alcuna carenza».
Dunque problema esistente o semplice psicosi?
«Il problema esiste ed è concreto, è serio e non va sottovalutato, ma dal punto di vista pratico non siamo in un’emergenza sanitaria. È possibile continuare a curarsi, ma fino a 12 mesi fa eravamo abituati a scegliere un’ampia gamma di medicinali. Per noi era la normalità. Oggi non è più così: siamo di fronte a una riduzione delle nostre scelte, quindi non è un buon momento ma da qui a parlare di crisi ce ne vuole. Speriamo che la situazione non peggiori, però. Questo bisogna dirlo».