L’inadeguatezza della manovra economica - Le Cronache
Editoriale

L’inadeguatezza della manovra economica

L’inadeguatezza della manovra economica

Di Alessia Potecchi*

Nonostante i dubbi su pensioni, pos e contante, sollevati dalla Commissione Europea il governo ha incassato l’ok sulla Manovra di bilancio 2023. La Manovra è totalmente inadeguata e non da risposte esaustive alle esigenze sociali ed economiche del particolare e difficile momento che stiamo vivendo con l’inflazione al 13%. E’ una manovra che non pone attenzione alle fasce più povere e allarga ulteriormente le diseguaglianze e noi su questo dobbiamo essere molto chiari. Il paese deve affrontare due grandi emergenze, il fatto che sta scivolando verso la recessione e questo ce lo dicono tutti gli indicatori e le istituzioni nazionali ed internazionali, e l’inflazione che sta erodendo velocemente il potere di acquisto dei redditi fissi peggiorando la situazione di chi è già in difficoltà. Una manovra che non ha coraggio, non ci sono al suo interno provvedimenti di carattere strutturale, ci sono 21 miliardi per il caro energia, ma non si capisce che fine hanno fatto il discorso del disaccoppiamento del gas dalle rinnovabili e le misure a prezzi calmierati per le famiglie e le imprese in difficoltà. La Manovra si limita a prorogare il taglio del cuneo fiscale per i redditi bassi per un anno, è il medesimo taglio che è stato fatto quando l’inflazione era la metà del livello attuale, attuando poi un taglio di 6.000 euro in media a 100.000 lavoratori autonomi e professionisti in maniera permanente portando la loro tassazione ad un terzo di quella dei lavoratori dipendenti che percepiscono il medesimo reddito e quindi stralciando di fatto la progressività. Ricordiamo che i lavoratori dipendenti attualmente sono quelli che pagano il 95% dell’intera IRPEF. Siamo in presenza di una vera e propria iniquità fiscale e si prosegue nella disomogeneità del Sistema Tributario aggravando il mancato pagamento dell’IRPEF e la cosiddetta iniquità orizzontale di un fisco in cui ormai la progressività riguarda solo dipendenti e pensionati e a questo aggiungiamo l’aliquota ridotta dal 26% al 14% per i redditi da capitale che è un vero regalo ai contribuenti più ricchi che hanno tutto da guadagnare.  Il super Bonus al 110% viene ridotto senza risolvere la problematica dei crediti fiscali incagliati e senza un vero programma a riguardo. Non c’è attenzione per il Mezzogiorno, non ci sono programmi di rilancio e investimenti e a stretto giro di filo con questo tema non si insiste concretamente sul PNRR e su tutto quello che ancora dobbiamo fare per portare a termine progetti, programmi e riforme che l’Europa ci chiede e per cui anche noi ci siamo battuti. Ci vuole una seria e accurata riforma del Reddito di Cittadinanza, la manovra di fatto lo smonta totalmente fino poi a toglierlo del tutto. Dal primo di settembre circa 660.000 persone non lo riceveranno più e poi dal 2024 verrà abolito del tutto. Non si parla più di alcuna riforma ma di un risparmio sul Reddito di Cittadinanza 700 milioni di euro il prossimo anno e 1,8 miliardi negli anni successivi. La manovra modifica l’indicizzazione delle pensioni senza un confronto con le parti sociali e applica un vero e proprio condono mascherandolo sotto la dicitura “provvedimenti in favore del contribuente”. Va sottolineato che, secondo l’ultima relazione del MEF, il Tax Gap delle principali imposte evase (IVA, Irpef su lavoro autonomo e impresa, Irap e Imu -Tasi) è diminuito da 83 miliardi nel 2017 a 70 miliardi nel 2020, questi passi in avanti sono il frutto di scelte importanti a partire dall’introduzione e progressiva estensione della fatturazione elettronica decise dai precedenti governi e invece il Governo Meloni ha privilegiato la strada dei condoni e di tutte quelle misure che vanno incontro agli evasori e li agevolano, tali norme nel 2023 costeranno allo stato ben 1,1 miliardi di minori entrate, una cifra altissima, oltre ad alzare il tetto all’uso del contante come se le persone povere avessero le tasche piene di soldi da spendere. Si va così incontro a chi ha necessità di utilizzare liberamente i contanti ed evitare che i pagamenti vengano tracciati per sfuggire più facilmente ai controlli fiscali. Il Governo ha fatto letteralmente marcia indietro sul POS per cui siamo stati criticati in Europa, marcia indietro, se non rispetto alla prima versione della Legge di Bilancio, di certo rispetto a quanto promesso più volte in precedenza, è stata fatta sulle pensioni minime, alzate di pochissimo, a 600 euro, solo per chi ha più di 75 anni e solo per il 2023, poi non si sa. Nella Manovra non si parla nemmeno di PNRR che dovrebbe essere il punto fermo su cui il Governo deve concentrarsi per portare a termine i progetti e i programmi in esso contenuti insieme alla parte dedicata alla riforme che rappresenta una parte essenziale per il futuro del nostro paese che ha ottenuto il maggior numero di risorse. Noi abbiamo presentato le nostre controproposte. Occorrono investimenti sul tema sanità, scuola, formazione, trasporto pubblico e territori, nel PNRR tra gli obiettivi c’è anche quello di ridurre l’evasione fiscale dal 18,5% al 15,8% e ci sono descritti tutti i passaggi e gli strumenti per farlo e questo ci permetterebbe di recuperare 12 miliardi all’anno di evasione fiscale, bisogna aumentare la tassazione degli extra profitti delle aziende, mettere in campo più risorse contro il caro energia, un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità a 100 megawattora, un contratto sociale per famiglie e imprese in difficoltà, agevolazioni concrete e strutturate per favorire l’installazione di rinnovabili e, come dicevo prima, attuazione immediata del PNRR dove sono contenuti programmi importanti su lavoro, occupazione, giovani, donne e investimenti green.

*Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza

 del Pd Metropolitano di Milano