Ciro Russo: «Aumento delle accise sul carburante costituisce solo la punta dell’iceberg» - Le Cronache
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Ciro Russo: «Aumento delle accise sul carburante costituisce solo la punta dell’iceberg»

Ciro Russo: «Aumento delle accise sul carburante costituisce solo la punta dell’iceberg»

di Erika Noschese
L’aumento delle accise sulla benzina non è passato inosservato: né ai sostenitori della ormai celebre “agenda Draghi” che, con forse un po’ di lungimiranza in più, avevano opportunamente ritenuto “più popolare” la misura dell’ex premier “amico delle banche”, né ai tanti che hanno votato e permesso al costituzione di un governo a trazione sovranista che – nonostante tanti proclami sul tema benzina sia da parte della premier Giorgia Meloni sia del vicepremier Matteo Salvini – non ha esitato a resettare la misura finalizzata a un lieve, seppur sensibile, risparmio. Più di tutti se ne sono accorti gli autotrasportatori, che già da tempo vivono una condizione particolarmente difficile che riguarda tutto il sistema di movimentazione delle merci, qualsiasi esse siano. A confermarlo è Ciro Russo, segretario della Fai di Salerno – federazione autotrasportatori italiani – che evidenzia il costante e grave status di immobilismo che si riversa sul settore.
Un nuovo aumento per i costi vivi della vostra attività.
«Noi viviamo questa problematica da circa un anno. È iniziata a gennaio dell’anno scorso, ma è diventato ancor più pesante con l’inizio del conflitto in Ucraina. L’aumento delle accise che si è avuto adesso, quindi la riduzione che lo scorso governo aveva varato, incide ma non moltissimo. Noi abbiamo già un costo delle accise, come accade per pescatori e agricoltori, defiscalizzato, per l’utilizzo di una sorta di gasolio professionale. Il prezzo del gasolio è uno dei problemi, ma solo la punta dell’iceberg. Ci sono categorie, come quelle dei furgoni, cosiddette dell’ultimo miglio o della piccola distribuzione, che ne pagheranno lo scotto più alto».
Quindi i cittadini pagano più tasse?
«Le accise pagate dalle imprese sono diverse rispetto a quelle dei cittadini, sostanzialmente. Ma a noi la questione che più ci preme non è quella fiscale, ma quella del prezzo industriale, su cui c’è stata una speculazione enorme. Noi, in qualità di Fai e Confcommercio ma un po’ con tutte le categorie abbiamo richiesto spiegazioni al Governo per capire come mai i prezzi tendessero sempre all’aumento nonostante i prezzi del petrolio al barile fossero in costante diminuzione. Non è che il Governo abbia fatto una grossa attività sulla speculazione: ad essere onesti, quando si ha come riferimento il mercato internazionale, è difficile incidere sulle variabili del prezzo. Ovviamente noi come imprese di autotrasporto abbiamo cercato di trasferire questo prezzo sul mercato e c’è stato un problema enorme, perché la nostra categoria non riesce a vedere riconosciuto quanto di dovere rispetto alle tariffe. Spesso si specula sulle imprese di trasporto, a danno della sicurezza stradale e sociale».
Nessuna tutela per il settore, quindi.
«C’è una legge italiana, l’articolo 83/bis della legge 133/2008, che stabilisce che la struttura dei costi debba essere congrua rispetto ai costi per la sicurezza. Se un trasportatore deve fare un viaggio di 500 km, il costo che sosterrà mediamente sarà tra 1,10 e 2,10 € a km. Questi riferimenti, a danno del trasportatore, non vengono mai presi in considerazione dal committente: quando quest’ultimo muove i prezzi al ribasso per qualsiasi altro prodotto, si può anche prevedere, ma quando lo si fa per un autotrasportatore, il rischio sicurezza è elevato. Se per un trasporto da Salerno a Milano si pagano 400 euro, il rischio per la sicurezza è alto».
Dove risiede il vero problema?
«Nella filiera. Come in qualsiasi settore, esistono leggi ben fatte ma mancano i controlli. In caso di incidente stradale, la polizia o il pm, secondo la gravità dei fatti, ha l’obbligo di verificare come è stato commissionato quel trasporto (contratto scritto, contratto di sicurezza, costi minimi ecc.).
La verità è che a fronte di 100mila controlli su strada, i controlli su filiera e committente sono di 3mila, circa. Quindi non si dà seguito alla sistemazione del settore che dà modo di responsabilizzare l’intera filiera».
La cosiddetta politica del doppio ribasso, che specula anche sulle vostre attività e vite.
«Come per i prodotti agroalimentari, lo stesso succede anche nel mercato della logistica.
Ci sono grossi player, anche internazionali, che non eseguono materialmente il trasporto e lo fanno fare ad altre imprese. Ma un mercato senza controlli, in cui l’offerta è abbondante ma la domanda è ridotta, fa fatica a imporre i prezzi giusti. Anche oggi che la situazione si è capovolta, con domanda sempre crescente e offerta al pari, è così. La legge, solo per questa categoria, ha previsto dei costi minimi che il Ministero pubblica mensilmente, facendo un’analisi dei costi di autista, automezzo, lubrificanti, pneumatici e altro ancora. Nonostante ciò, viaggiare a 0,90€/km rappresenta una palese violazione delle norme di sicurezza. A nostro totale discapito».