Adriano Maria Guida: «La politica deve essere più vicina ai giovani» - Le Cronache
Provincia Torchiara

Adriano Maria Guida: «La politica deve essere più vicina ai giovani»

Adriano Maria Guida: «La politica deve essere più vicina ai giovani»

È Adriano Maria Guida il nuovo presidente della Commissione Cultura del Forum regionale dei Giovani, unico salernitano a presiedere una commissione tematica. Da tempo impegnato nel territorio per la crescita e lo sviluppo, è stato anche tra i presidenti di un circolo di Legambiente più giovani d’Italia.


Presidente, qual è l’importanza del ruolo che oggi ricopre?


“Le Commissioni del Forum regionale dei Giovani della Campania hanno un ruolo fondamentale per il funzionamento dell’organismo, perché propongono iniziative d’interesse giovanile e rivestono un ruolo consultivo riguardo ai lavori del consiglio regionale della Campania. L’intento del Forum regionale, come anche quello dei forum comunali e dei coordinamenti provinciali e quello di favorire la partecipazione giovanile alla vita pubblica e dare alle istituzioni il punto di vista dei giovani sui problemi che affliggono la nostra regione. Il periodo storico che stiamo attraversando è profondamente complesso e chiama i giovani a mettere ordine per un avvenire meno incerto e una società più giusta. Rivestirò questo nuovo incarico con senso di responsabilità e conscio dell’importanza del ruolo che mi è stato affidato”.


I giovani di oggi, come e più rispetto a quelli di ieri, lasciano il sud e i piccoli centri. Cosa fare per fermare questa emorragia?


“Innanzitutto, la politica deve smettere di vedere i giovani come un problema. Ancora oggi i ragazzi e le ragazze del sud vengono trattati come dei parassiti e considerati incapaci di costruirsi un futuro. A far fuggire i giovani al nord o all’estero non è solo la mancanza di lavoro, è anche il non sentirsi capiti dalle proprie comunità ed essere considerati come degli estranei. Questo atteggiamento porta le nuove generazioni a disaffezionarsi al proprio luogo d’origine e la perdita di motivazione a rimanere. Riguardo al problema della mancanza di lavoro bisogna porre fine alla terapia dell’assistenzialismo e dei finanziamenti tampone e trovare una cura. La cura risiede nella formazione scolastica e professionale, perché solo attraverso l’assimilazione di strumenti teorici ma soprattutto pratici i giovani sono in grado di creare impresa e autorealizzarsi. I giovani sono una risorsa, non un problema”.


Giovani e territorio, un tema importantissimo…


“Sempre più spesso sento affermare che i giovani non hanno voglia di fare niente e che preferiscono concentrare le proprie energie altrove piuttosto che impegnarsi sul territorio. Questa affermazione non solo non la condivido, ma la contesto perché non descrive realisticamente la situazione. I giovani che si impegnano sul territorio ci sono, sono meno rispetto al passato, ma sono presenti e operanti in diversi settori. Anche quei ragazzi che non si impegnano per le proprie comunità e che all’apparenza possono sembrare disinteressati sono invece sensibili alle problematiche dei loro coetanei e si informano di quanto avviene intorno a loro. Periodicamente, insieme alle tante realtà con cui collaboro, mi interrogo su come raggiungere maggiormente quei giovani distanti dalle dinamiche territoriali e credo che dobbiamo rivedere i processi di partecipazione, cambiare linguaggio e trovare nuove strade per l’animazione di comunità, puntando soprattutto sui più piccoli perché è in tenera età che si forma la coscienza civica”.


Alla provincia di Salerno cosa manca per essere realmente attrattiva per i giovani?


“La provincia di Salerno è una realtà molto vasta è complessa e ciascun territorio richiederebbe una analisi assestante. La Provincia dovrebbe essere maggiormente attrattiva non solo per i giovani ma anche per altre fasce della popolazione perché le difficoltà sono comuni: scarsi collegamenti infrastrutturali, un insufficiente sistema sanitario, difficoltà nella circolazione di notizie e informazioni, l’incapacità dei comuni a pianificare interventi insieme. Riguardo ai giovani ritengo triste che non si riesca a organizzare seriamente il mondo degli eventi che produrrebbe economia e occasione di crescita”.


Da ambientalista, come giudica i sei anni di Tommaso Pellegrino alla guida del Parco?


“Con Tommaso Pellegrino il Parco dopo anni di vergognosa quiescenza ha avuto un indirizzo politico chiaro e una vera gestione. Nei 6 anni che sono trascorsi l’ente ha recuperato una visione unitaria in termini di tutela del territorio e di crescita del turismo. Ritengo che Pellegrino abbiamo fatto tutto il possibile per apportare un cambiamento e per caratterizzare la sua presidenza. Deludente invece la partecipazione alla comunità del parco da parte del suo presidente e della maggior parte gli amministratori locali. Secondo me non può esistere un parco senza una comunità attiva”.


E la figura di commissario?


“Il commissariamento è un grave errore perché un ente così importante non può rimanere bloccato ma deve poter progettare più a lungo termine con un presidente e un consiglio nel pieno delle funzioni. Soprattutto nel periodo che stiamo vivendo, in piena emergenza climatica, è necessario un parco attivo perché prevenga danni ad un territorio, dal mare alla montagna bellissima, ma molto fragile”.