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Eboli, “Baby boss” costringono un gruppo di studenti
a cambiare scuola

5 Gennaio 2023
in Cronaca
Reading Time: 2 mins read
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Eboli, “Baby boss” costringono un gruppo di studentia cambiare scuola
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Casi di bullismo nelle scuole ebolitane: minacciati dai “baby boss” e dai loro amichetti, una mezza dozzina di bambini cambia istituto per la disperazione. Insultati in classe e sui social, messi in ridicolo nelle chat, i piccoli rifiutano di frequentare ancora quelle classi e ai genitori non resta che trasferire altrove i loro pargoli. Nella speranza che il fenomeno si blocchi e il bambino possa tornare crescere in un ambiente sano e sereno.
E’ quanto accaduto a ridosso delle ferie natalizie nella città di Eboli, non nuova a questo fenomeno e detentrice – già alla fine degli anni Novanta – di tristi primati in relazione a malcostume e malessere giovanile. I casi si sarebbero verificati quasi tutti nelle classi della prima media. Dove, dopo cinque anni di scuola Primaria, vengono messi assieme gruppi di giovanissimi che spesso non si conoscono tra loro. In questa fase, un bambino “diverso” o che, più semplicemente, si sappia esprime solo in lingua italiana e non in dialetto, può essere preso di mira da alcuni pessimi elementi e finire bullizzato per un nonnulla. In un caso, ne ha fatto le spese una bimba di 11 anni. Si era ribellata ad una marachella del nipote di un boss ed è finita subito nel tritacarne. Dapprima isolata, ha iniziato a subire insulti e minacce in classe ogni giorno. Stesso trattamento sulla chat dei bambini e ancor peggio sono i messaggi ricevuti sul WhatsApp personale. A quel punto la bimba ha iniziato a manifestare malessere e comunicato alla madre che non intendeva più andare a scuola. Scoperto il problema, la madre si è recata nell’istituto per parlarne agli insegnanti. Ma questi, minimizzando l’accaduto, pur potendo ascoltare tanti degli insulti ricevuti dalla bimba, hanno parlato di scarso senso dell’umorismo riducendo la cosa a bambinate. Delle due, l’una: o l’insegnante è disattenta e superficiale di quello che accade nella classe, oppure, intimorita dai cognomi di alcuni bambini coinvolti, si tiene in disparte per quieto vivere. In entrambi i casi, parliamo di insegnanti inadeguati e indegni del ruolo che occupano.
Sconfortata, la donna ha iscritto la figlia presso un altro istituto senza sporgere denuncia.
Altro caso, ma situazione pressoché analoga: questa volta si tratta però di un maschietto. Il piccolo, molto ben educato – forse troppo visto il contesto – è finito nel mirino dei bulli di classe già dal primo giorno di scuola. Coetanei, sicuramente, ma con esperienze di vita alle spalle poco consone ad un bimbo e appartenenti a famiglie con cognomi noti alla cronaca. Come avere 11 anni sulla carta d’identità, ad esempio, con la malizia e la maleducazione di un 14enne, tanto per far capire la situazione. La permanenza in classe del bambino è diventata un inferno. Angherie e sfottò di ogni genere, furto della merenda sistematico, e un paio di volte anche vessazioni fisiche. Allarmati i genitori si sono rivolti agli insegnanti che hanno contestato i fatti e minimizzato l’accaduto: “so ragazzi”. Così però, giustamente, non l’hanno pensata i genitori che hanno ritirato il piccolo per portarlo in un’altra scuola. Basterà?

Tommaso D'Angelo

Tommaso D'Angelo

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