Parco, Nicoletto: "Io presidente? Nemo propheta in patria" - Le Cronache
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Parco, Nicoletto: “Io presidente? Nemo propheta in patria”

Parco, Nicoletto: “Io presidente? Nemo propheta in patria”

È lungo il curriculum amministrativo di Domenico Nicoletti. Originario di Vallo della Lucania, ha girato l’Italia ricoprendo numerosi ruoli nelle direzioni di enti pubblici ed è stato direttore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia fino al 30 novembre. Nel totonomi per il prossimo presidente del Parco del Cilento, si era fatto anche il suo. «Se dovesse arrivare la proposta ne sarà orgoglioso – dice – ma nemo propheta in patria».

Direttore, qual è il Suo bilancio di questi anni nella direzione del Parco?

“Parto proprio dal bilancio economico dell’Ente Parco dell’Alta Murgia che al mio insediamento risultava privo di risorse, se non le rimesse ministeriali per il personale e i progetti Direttiva Ministro, senza “Visione” e prospettive nei programmi nazionali e regionali. Ad oggi il bilancio economico dell’Ente ha su piani e programmi oltre 11 milioni di euro con riscossioni previste per oltre 22 milioni di euro che considerati i tredici Comuni molto attivi e produttivi assommano ad un forte rilancio economico e partecipativo. Il tutto, sulla base di un patto ambientale del 2018 con 12 azioni e 5 strumenti tutti affrontati con determinazione e in fase di completamento”.

Tanti gli obiettivi raggiunti, di quale va più fiero?

“Un obiettivo molto rilevante è aver risvegliato la condivisione della sfida verso la sostenibilità con il territorio i cittadini e le imprese, contribuendo alla definizione e deliberazione delle Aree Contigue del Parco con l’ingresso di altri due Comuni nell’area di competenza, che permetterà al Parco di mobilitare le risorse delle Zone Economiche Ambientali (ZEA) all’interno delle aree urbane e a favore dell’imprenditoria sostenibile molto attiva e innovativa (vedi Murgia Valley). Ma sicuramente l’obiettivo centrato, di cui sono più fiero è aver contribuito, per la prima volta in Italia, a conferire al Network Nazionale della Biodiversità i dati di rilevamento e monitoraggio degli “Impollinatori” di tutti i Parchi Nazionali, attraverso un’App multifunzione in cooperazione con il Ministero e ISPRA. Oltre ai riconoscimenti come “Parco Virtuso” con premialità di contributi economici aggiuntivi da parte del Ministero dell’Ambiente, il progetto, sia per la sua rilevanza ecologica che per la tutela di chi ci permette di avere sulle nostre tavole i buoni “frutti” della natura, è stato indicato da ISPRA nell’ambito del “EEA survey on Protected areas management in Europe”, tra le buone pratiche italiane per la Strategia Europea sulla Biodiversità 2030, ed oggetto di un editoriale a mia firma sulla Rivista scientifica “Reticula” di ISPRA”.

C’è ovviamente anche un rovescio della medaglia. Cosa avrebbe voluto ma senza riuscirci?

“Avrei auspicato di avere una struttura più efficace ed efficiente nella motivazione e responsabilità di sfide che riguardano il futuro dei propri territori, in particolare nella complessa fase della gestione della pandemia da Covid19, ma soprattutto nella stagione della transizione ecologica e digitale per le ambiziose sfide territoriali legate all’agro-ecologia e al contenimento di specie invasive e alteranti gli equilibri ecologici del Parco, condivisione riuscita solo in parte con alte competenze all’interno dell’Ente, ma anche con limitato numero di dipendenti (10), come spesso capita nella pubblica amministrazione”.

Quali sono le principali emergenze del Parco e come risolverle?

“Ed è proprio nella direzione di quanto affermavo prima che si evidenziano le emergenze di tutti i Parchi Nazionali: nella cronica carenza di personale, negli incendi e nel contenimento delle specie non autoctone in particolare i cinghiali. Su questo ultimo punto, unici in Italia, nel Parco dell’Alta Murgia, in cooperazione con l’università degli Studi di Bari, abbiamo delineato e definito un progetto di filiera “da problema a risorsa” con l’acquisizione di un innovativo sistema di cattura che in vista delle azioni di prevenzione per l’emergenza “peste suina”, è stato abbinato ed integrato con l’acquisizione di un “macello mobile multifunzione” (già arrivato al Parco in gestione integrata con l’Università di Bari e la Regione Puglia) per l’avvio dei centri locali di lavorazione carni selvatiche (CLS) in gestione alle aziende agricole ed agrituristiche del territorio”.


Caro bollette, il tema dell’ambiente torna attuale. Quali le soluzioni adottate dal Suo ente?

“Comunità Energetiche Territoriali (CET) con i Comuni del Parco con un investimento di oltre 1 milione di euro in corso di attuazione sul programma Parchi per Clima”.

Nel Suo curriculum, ci sono importanti esperienze alla guida del Parco del Cilento, in Abruzzo e Basilicata. Quanto Le sono servite e quanto Le serve per guidare l’Alta Murgia?

“Premetto che il mio incarico all’Alta Murgia si è concluso il 30 novembre scorso. Tra le esperienze di maggior rilevo nei quattro Parchi Nazionali che ho diretto in questi anni, l’esperienza più esaltante è stata la sfida dei riconoscimenti UNESCO maturati ed implementati su solide basi scientifiche (nell’Alta Murgia sull’evidenza dei caratteri del “Continente perduto“ Grande Adria). Questi riconoscimenti che possono apparire a molti una “medaglietta sulla giacca”, in realtà aprono a scenari impensabili sulla conoscenza e partecipazione attiva dei territori. Di fatto, oltre a quanto si racconta, la procedura molto rigida e complessa deve indagare sul valore “eccezionale” ed unico al mondo per essere accettata dall’UNESCO. Questo approccio apre non solo allo studio e alla ricerca culturale e scientifica delle qualità e risorse primarie per dimostrare l’esistenza di questi valori, ma soprattutto a mobilitare l’orgoglio di appartenenza e il riscatto “Identitario” dei territori con una concreta azione integrata di ricerca e sviluppo della qualificazione delle aziende e degli operatori nell’esaltare un processo valoriale da condividere in azioni ed impegni comuni. Come avvenuto nell’Alta Murgia per la candidatura a GEOPARCO UNESCO, con l’avvio della qualificazione del geo-turismo responsabile nell’acquisire il marchio della Carta Europea del Turismo Sostenibile rilasciato dall’Ente dopo una lunga fase di verifiche e azioni di assistenza tecnica, la nascita e sviluppo del Bio-Distretto del Cibo, il Paniere de Parco le Cooperative di Comunità, il sostegno alla digitalizzazione del Territorio e lo sguardo verso l’innovazione, (per il quale è stato ritirato a Milano il Premio Innovazione SMAU), in una parola operare nella direzione della fiducia per il territorio e le sue risorse”,


A tal proposito, a breve dovrà essere nominato il nuovo presidente per l’ente cilentano. Il Suo nome torna con insistenza: cosa farebbe se Le dovesse essere proposto?

“Sarei onorato, ma come Lei sa sul nostro territorio vige la frase riferita dai Vangeli “nemo propheta acceptus est in patria sua «nessun profeta è gradito in patria». Ovviamente, se richiesto, daremo il nostro contributo di esperienza per un rilancio nella modernità della transizione ecologica e digitale che in Italia è ampiamente contenuta nel famoso “PNRR” per il quale i nostri territori hanno fatto effettivamente molto poco. È necessario comunque avere una visione ed un progetto nella testa per assumere questo ruolo con disciplina ed onore come detta la nostra lungimirante Costituzione”.


Lei a chi affiderebbe il Parco del Cilento?

“Competenze, competenze, competenze. Competenze che siano qualificate e lungimiranti, come è successo per il primo ed ineguagliabile presidente del Parco e mio maestro di vita, il professor Vincenzo La Valva che ha permesso al Parco di diventare grande compresa la mia “metamorfosi” da architetto ad ecologo”.