La casa museo di Joe Petrosino - Le Cronache
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La casa museo di Joe Petrosino

La casa museo di Joe Petrosino

Ben ritrovati amici, come promesso il nostro viaggio continua e si sposta verso Padula, so a che state pensando “che bello visiteremo la certosa di San Lorenzo”, e invece no, ma non perché non sia importante, anzi!  La Certosa di San Lorenzo è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale nonché uno dei più interessanti in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici, proprio per questo sicuramente molti di voi l’avranno già visitata o almeno sapranno della sua esistenza.

Questa rubrica non segue lo stile delle centinaia di migliaia di influencer che ti dicono che a Roma esiste la Fontana di Trevi, qui vogliamo imparare a spostarci con lo sguardo, tra i vicoli e le strade, quelle meno affollate, all’ombra dei giganti che hanno già, e giustamente, tutto il loro risalto e riconoscimento.

Ripeto, siamo a Padula, ma tra le sue case arrampicate in collina, irte, tra un vico e l’altro troveremo la casa natale di Joe Petrosino. All’interno della casa è allestito il museo in memoria del poliziotto italo-americano nato a Padula il 30 agosto 1860, è l’unica casa-museo in Italia dedicata a un rappresentante delle forze dell’ordine. Rientrato in Italia da New York, dove era emigrato con i genitori a 13 anni, per investigare i legami tra mafia americana e siciliana. Joe torna a Padula prima di proseguire per Palermo, dove viene assassinato il 12 marzo 1909.

Le case museo hanno un qualcosa di speciale, niente come queste riescono a trasportare il visitatore nella dimensione più intima di chi le ha vissute, qui anche un eroe come Joe diviene più umano, più vicino, specie se ad accoglierci all’ingresso c’è il pronipote di Joe, Nino Melito, che con voce gonfia d’orgoglio ci conduce tra le stanze come un cantastorie.

Il museo mantiene gli ambienti originali di casa Petrosino, ancora con gli arredi e gli oggetti del tempo, nella camera da letto, oltre la culla da neonato, rivestita di tulle, e gli oggetti da toilette posti sul piccolo mobile con specchiera, si osservano le fotografie originali d’epoca dei familiari. Nella sala da pranzo, arredata con mobili in stile liberty, risalta la tavola apparecchiata con le stoviglie di famiglia e tovaglioli con il monogramma, nei dipinti e nelle fotografie alle pareti o poste sui mobili si susseguono le generazioni dei Petrosino.

È tutto vero, è tutto autentico, quasi come il tempo si fosse fermato, Joe diventa un nonno, uno zio emigrante, uno tra quelle decine di migliaia di persone che dovettero emigrare verso gli Stati Uniti nella speranza di avere una vita migliore. Di solito il punto di arrivo era Ellis Island, isola artificiale non distante da New York. Qui, gli immigrati sbarcavano per poter essere visitati e interrogati dai funzionari americani. La visita medica ne eliminava circa il 15%, i quali venivano rispediti in patria; gli altri, invece potevano prendere il battello per New York, da qui, una nuova vita.

Ora non so voi amici miei, ma queste storie mi sanno colpire nel profondo, scoprire un’umanità che è uguale da per tutto: quella alla ricerca della felicità. Troppo spesso noi italiani, come i migranti da ogni dove, portiamo lo stigma del malvivente, del mafioso, del cammorista, visitare la casa di Joe Petrosino è apre ad una nuova lettura del migrante, come un a risorsa preziosa un contributo attivo per la costruzione di una civiltà migliore, aperta ed inclusiva.

Joe Petrosino fu il primo poliziotto vittima della mafia. Il suo cadavere sfilò sulla Quinta Strada per i più imponenti funerali che New York avesse mai visto: 250mila persone, interi reparti di polizia a passo di marcia funebre dietro la bara del primo italiano ad avere il distintivo della polizia della città.

Quando Nino racconta di queste imprese del suo antenato è commosso ed inevitabilmente fa commuovere anche te. Le imprese di Joe hanno ispirato film di registi e attori famosi, nonché una ricca letteratura americana, italiana e non solo.  Nel 1972 la Rai mandò in onda uno sceneggiato in cinque puntate sulla vita di Joe Petrosino, con Adolfo Celi nei panni del poliziotto italo-americano.

La casa museo è un unicum che possiede al piano superiore la sezione multimediale del museo che indaga le trame storiche dell’antimafia: a partire da filmati originali che fanno rivivere le investigazioni del poliziotto di Padula, proseguendo con documenti visivi tratti dagli archivi di Rai Teche, fino alle cronache dei nostri giorni, ai protagonisti e alle vittime della lotta senza quartiere contro la criminalità mafiosa.

Un’esperienza immersiva, emozionante, dai cui sono sicura, uscirete un po’ cambiati, si spera sempre migliori.

Regina Mariarosaria Citro