Salerno, Truffata la banca dell’Emilia Romagna - Le Cronache
Cronaca

Salerno, Truffata la banca dell’Emilia Romagna

Salerno, Truffata la banca dell’Emilia Romagna

di Peppe Rinaldi
«Buongiorno direttore, sono il commissario di polizia tal dei tali.
Stiamo conducendo una delicatissima indagine a carico di alcuni clienti del vostro istituto. Ovviamente non vi possiamo dire di cosa si tratti, ci fornisca, però, seduta stante, le seguenti informazioni anagrafiche».
E’ stato questo, in estrema sintesi, ciò che all’altro capo del telefono si son sentiti dire alcunni direttori di filiale della Bper (Banca popolare dell’Emilia- Romagna) dislocati in almeno quattro regioni italiane. Il guaio è che al telefono c’era sì un distinto
signore – come si dice in questi casi – che tutto era, però, tranne che un commissario di polizia: si trattava, invece, di un truffatore,
uno di quelli bravi per quel che se n’è capito finora, che è riuscito a carpire dai dirigenti del noto istituto bancario emiliano informazioni sufficienti a prosciugare i conti correnti di un numero (sinora) non quantificato di clienti. E senza mettere per iscritto neppure un rigo per la propria richiesta: segno di capacità fuori dall’ordinario degli autori. In provincia di Salerno sarebbero già due i casi emersi e in corso di accertamento.
Il danno calcolato, allo stato, si aggirerebbe intorno al milione di euro ma, si sa, le cifre potrebbero variare nel corso del tempo e degli approfondimenti investigativi scattati circa un mese fa dopo la ovvia pioggia di denunce piovute nelle caserme e nei commissariati di alcuni centri della Campania, dell’Umbria, della Sicilia, della Basilicata, della Lombardia e della stessa Emilia. L’istituto di credito più che affidarsi alla capacità degli investigatori di riuscire almeno ad individuare qualcuno degli autori della truffa, peraltro atipica in quanto generalmente orientata ad agire sul cliente finale e non mediata dal proprio istituto bancario, sebbene involontariamente,
non può fare.
Intanto sarebbero scattati già alcuni provvedimenti di sospensione per gli ingenui dirigenti di banca, oggettivamente responsabili dell’accaduto pur non coinvolti nel raggiro in maniera attiva e, a
modo loro, vittime del sistema truffaldino: dalle indiscrezioni filtrate dagli uffici degli organi inquirenti non emergerebbero, infatti, almeno fino a questo momento, ipotesi di fiancheggiamento o di complicità da parte dei dipendenti delle varie filiali con la raffinata banda di truffatori. Si tratterebbe di persone molti abili a quanto s’è capito,
capaci di riuscire a farsi dare informazioni da un istituto bancario su numeri di cellulare e/o carte di credito-bancomat abbinati. Secondo quanto appreso da Le Cronache sarebbero siciliani gli autori del raggiro e la circostanza emergerebbe dalle prime testimonianze
raccolte dagli inquirenti in base alle quali sarebbe stato possibile assumere che dall’altro capo del telefono c’era un “commissario”
con plateale accento siculo, al tempo stesso capace di ipnotizzare, diciamo, a distanza funzionari e dirigenti normalmente adusi (et pour cause) alla diffidenza, facendosi dare via telefono informazioni che, per averle in regime ordinario, bisogna passare sotto le forche caudine di leggi, leggine, regolamenti per la privacy e Ombudsman vari, come chiunque abbia avuto a che fare almeno una volta con una banca italiana sa perfettamente. Il milione di euro circa sottratto alla clientela, dato ancora non definitivo, sarà prima o poi rimborsato alle vittime, a valle di una procedura che si annuncia però lunga e farraginosa. Con comprensibile preoccupazione dell’istituto di contenere il danno di immagine.