Alfinito: rischio frane nel centro storico di Salerno - Le Cronache
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Alfinito: rischio frane nel centro storico di Salerno

Alfinito: rischio frane nel centro storico di Salerno

di Erika Noschese
La penisola amalfitana-sorrentina nonchè quelle a ridosso dei monti di Sarno, fino alle aree del centro storico della città Salerno maggiormente esposte alle frane tipo colate rapidedi fango, come quelle avvenute sabato scorso nella zona di Casamicciola ad Ischia. A confermarlo Alberto Alfinito, membro dell’ordine dei geologi della Campania che evidenzia la necessità di fare «prevenzione civile, ad esempio inserendo la figura professionale del geologo all’interno degli Enti locali in modo che possa collaborare stabilmente con le altre figure professionali con la funzione principale di un controllo maggiore sulle scelte urbanistiche ed un monitoraggio continuo delle aree a rischio esistenti».
Alla luce di quanto accaduto ad Ischia, quali sono le zone più pericolose in provincia di Salerno?
«Le zone più pericolose della provincia di Salerno, relativamente alle frane tipo colate rapidedi fango, come quelle avvenute sabato scorso nella zona di Casamicciola ad Ischia, sono ben note e sono tutte quelle della penisola amalfitano-sorrentina nonchè quelle a ridosso dei monti di Sarno, fino alle aree del centro storico della città Salerno, che come si ricorderà nell’ottobre del 1954 fu coinvolta da questa tipologia di evento franoso. In effetti le aree che possono essere interessate da questo tipo di frane sono tutte quelle in cui esistono versanti che presentano pendenze maggiori di 30°-35° (come i versanti carbonatici o i versanti delle aree vulcaniche quale è Ischia) e sui quali vi sono depositati materiali di detritici di copertura, per lo più di origine piroclastica, cioè quelli eruttati dal complesso vulcanico Somma-Vesuvio. Tali materiali di copertura in occasione di eventi meteorici intensi diventano estremamente instabili in quanto la quantità di acqua al loro interno diventa talmente elevata da portarli allo stato di liquefazione e trasformandoli appunto in colate rapide di fango. Queste colate rapide di fango si muovono verso valle, con velocità dell’ordine di 15-20 metri al secondo, sia incanalandosi lungo preesistenti incisioni torrentizie sia su versanti aperti travolgendo e trasportando tutto ciò che incontrano lungo il loro percorso».
Dissesto idrogeologico, cosa si dovrebbe fare nell’immediato?
«Nell’immediato non si può far altro che intervenire in emergenza, come si sta facendo in questi giorni, con grande impegno da parte di tutti i volontari e delle istituzioni di protezione civile. Ma ciò che sarebbe davvero importante fare, ma che in Italia non si riesce a fare è la prevenzione civile, ad esempio inserendo la figura professionale del geologo all’interno degli Enti locali in modo che possa collaborare stabilmente con le altre figure professionali con la funzione principale di un controllo maggiore sulle scelte urbanistiche ed un monitoraggio continuo delle aree a rischio esistenti e, soprattutto, per dare un contributo per un diverso approccio culturale all’uso che bisogna avere nella gestione del territorio, che non sia più soltanto di tipo ingegneristico-affaristico, ma più rispettoso degli equilibri naturali ed in particolare di quelli geomorfologici».
Ci sono responsabilità dirette rispetto a quanto accaduto ad Ischia?
«Credo che le responsabilità dirette siano soprattutto di tipo umano. Secondo me nei casi come quelli di Ischia non si deve parlare di dissesti idrogeologico ma di Dissesto Urbanistico».
Per la provincia di Salerno c’è il rischio di vere e proprie colate di fango?
«Ovviamente per quanto detto sopra anche in Provincia di Salerno vi è certamente il rischio di colate rapide di fango, così come dell’atro tipo di frane veloci che sono rappresentate dai crolli di roccia, come quelli ad esempio che avvengono ad esempio in costiera amalfitana».
La responsabilità è attribuibile solo al cambiamento climatico?
«No, la responsabilità non è da attribure al cambiamento climatico, ma soprattutto alle scelte degli uomini allorquando decidono di costruire o di consentire di costruire senza il rispetto delle condizioni naturali dei luoghi e delle loro dinamiche geomorfologiche».
Qual è il ruolo dell’ordine dei geologi in questo contesto?
«L’ordine regionale dei geologi della Campania è impegnato da sempre, oltre che alla funzione principale della tutela della professione del geologo, trale altre attività messe in atto vi è la diffusione della “Cultura Geologica” al fine di migliorare ed aumentare la conoscenza e la consapevolezza, delle istituzioni e in generale di tutti i cittadini, alle problematiche esistenti nei territori in cui viviamo in cui, oltre ai fenomeni di tipo idrogeologico, bisogna misurarsi, confrontarsi e tenere ben presenti tutte le problematiche ambientali che caratterizzano il territorio campano».