Amori gabbati alla scuola degli amanti - Le Cronache
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Amori gabbati alla scuola degli amanti

Amori gabbati alla scuola degli amanti

Si chiude questa sera alle ore 18 la trilogia mozartiana, col “Così fan tutte”ospite del teatro Verdi di Salerno, con Tais Conte-Renzetti alla testa dell’ Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e la regia di Ivan Alexandre

Di Olga Chieffi

Terz’ultima creatura, il “Così fan tutte” di Wolfgang Amadeus Mozart, che anticipa di pochissimo la “Clemenza di Tito” e il “Die Zauberflote”, chiuderà questa sera, sul palcoscenico del Teatro Verdi di Salerno, alle ore 18, la tre giorni dedicata a Wolfgang Amadeus Mozart, frutto di una produzione franco-svedese  Drottningholm Slottsteater, in coproduzione con Chateau de Versailles spectacles, che saluterà sul podio, alla testa dell’orchestra giovanile Cherubini e del Coro del teatro dell’Opera di Salerno, preparato da Francesco Aliberti, Tais Conte-Renzetti, con la regia di Ivan Alexandre e i costumi di Antoine Fontaine. In quest’opera la critica moralistica delle Nozze di Figaro, diventa più acre, mossa in uno scacchiere di malvagità femminili buttate freddamente sul tappeto delle ambizioni. Possiamo affermare che il libretto di Lorenzo Da Ponte, raccolga in una struttura, più che razionalistica addirittura matematica, i luoghi comuni della commedia di maschere. I sei personaggi rispondono ad altrettanti tipi dell’opera italiana, i personaggi per affetti: Ferrando, che avrà la voce di Anicio Giustiniani Zorzi, è l’innamorato patetico, Guglielmo (Robert Gleadow) il corteggiatore di bocca buona, Fiordiligi (Lucrezia Drei), la donna orgogliosa e sentimentale, Dorabella (Josè Maria Lo Monaco) la volubile e disinvolta, e i due saggi, la cameriera Despina (Miriam Albano),  simbolo della saggezza pratica e il vecchio filosofo Don Alfonso (Christian Federici). Un brio sfrenato divampa da un capo all’altro della partitura, raffigurazione della macchina razionale in cui l’ancièn regime al suo apice viveva senza scrupoli di sorta. Eppure, in questo quadro perfetto del due più due fa quattro esemplificato sulla vita galante, Mozart insinua qualcosa d’altro, non il romanticismo dei sentimenti, ma l’umana irrequietezza della passione, il turbamento del cuore. Mozart non si nega a nessuna delle sue geniali trovate, traendone ritrattini di sapida esattezza, Despina è la portavoce della filosofia da bodoir di Don Alfonso e quindi di Da Ponte, adotta tutto l’armamentario della convenzione classicista, travestimento incluso, e le protagoniste in amore rendono ossequio, fin che possono, al modello dell’opera seria scarlattiana, tra arie “di concitazione” e “di bravura” (“Smanie implacabili”), “Come scoglio”) e fanno appello nei versi di Da Ponte perfino all’erudizione mitologica discutendo di Eumenidi. Eppure, si individua una zona dell’opera, e non proprio esigua, in cui il meccanismo delle consonanze s’inceppa vistosamente, essa coincide con un esattissimo, innocuo espediente teatrale, allorchè il corteggiamento non avverrà più a coppie, ma sul piano individuale e, dunque, con il vero scambio di persona. Il primo irrituale segnale squilla al tete-a-tete tra Dorabella e Guglielmo, abusato scambio di moine in perfetto stile opera buffa, in cui fa irruzione d’improvviso lo sbocciare di un disegno liquidissimo dei violini che i cantanti intonano in patetica eco, strappando il velo del divertimento stilistico per mostrare nudo, il viluppo della ferita sentimentale. La musica coglie, con netto anticipo sul plot, l’irrazionalità dell’amore e, con essa, l’opposizione fra messaggio teatrale e psicologico, e per il sortilegio di un’invenzione altissima chiarisce, anzi pretende, che Dorabella, come in seguito e ancor più Fiordiligi, siano ugualmente attendibili nei patetici pezzi d’insieme del I atto, come nei drammatici episodi del secondo, e che insomma cantino da sincere innamorate. E quando la lotta si farà dura, salteranno tutti i pennini della logica e si assisterà a un’autentica  rupture de plans. L’episodio rivelatore è il recitativo accompagnato di Fiordiligi “Ei parte…Senti!”) che introduce alla seconda aria di costei “Per pietà ben mio perdona” momento di insuperata vertigine cardiaca: a chi rivolge la sua richiesta di perdono la donna? Ufficialmente a Guglielmo, amante en titre, ma la musica ci avverte che il destinatario vero è Ferrando. Ne offre prova l’immediato séguito della scena, ovvero il meraviglioso duetto tra Fiordiligi e Ferrando nel cui istante di cedimento della donna Mozart fa sbocciare un arabesco dell’oboe che è più esplicito di qualunque dichiarazione dei sensi. Il momento, è altamente tragico: è sincero qui Ferrando o lo è nella tirata di sdegno che egli ha fatto contro Dorabella, allorchè ne ha appreso dall’amico la frivolezza? E’ lecito sospettare che il disincarnarsi della musica nel cielo metafisico, autorizzi qualunque risposta, perché nel “così fan tutte” l’amore è più importante delle persone che vi si trovano coinvolte e ogni dichiarazione può avere i destinatari più imprevisti.