Messaggio alle donne: Fatevi prendere per mano - Le Cronache
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Messaggio alle donne: Fatevi prendere per mano

Messaggio alle donne: Fatevi prendere per mano

di Annamaria Giordano*
La violenza di genere affonda le sue radici in un profondo ed atavico brodo culturale fatto di convinzioni storiche, sociali e religiose che hanno sempre posto le donne in una posizione di inferiorità e dipendenza dalla figura maschile. Molta strada è stata fatta nelle nostre società occidentali per aumentare la consapevolezza che purtroppo questo fenomeno non conosca una univoca estrinsecazione, poiché si è consci oggi che la violenza si manifesti non più e non già solo attraverso “schiaffi e pugni”. La “sagoma” della violenza non è individuabile in un’unica accezione, la violenza si manifesta in diversi modi: da quella fisica a quella economica, a quella psicologica che è una delle più subdole, invisibile e silenziosa, che colpisce moltissime donne, spesso inconsapevoli di esserne vittime. Il “bruto” che esercita la violenza psicologica sulla compagna tende a svalutarla continuamente. Da semplici critiche sul vestiario o sul trucco, a considerazioni pesanti e denigranti, veri e propri insulti, sulla sua persona, il suo lavoro, il suo modo di vivere o interagire con gli altri. Sminuisce i suoi interessi e i suoi successi. Critiche e umiliazioni completamente gratuite e infondate, che purtroppo la donna percepisce come veritiere, iniziando a dubitare di se stessa e del suo valore, tanto da cadere in un vortice di svilente insicurezza che la debilita e la evira completamente della sua dignità. Ne consegue un vero e proprio isolamento della vittima che contribuisce alla sua prostrazione, fino a raggiungere un livello totale di dipendenza dall’uomo abusante. A prescindere dall’estremizzazione di un comportamento violento, che come è purtroppo noto porta poi al verificarsi dell’evento più tragico per il quale la cronaca non riesce da anni più a consolarci (si veda il dilagare dei femminicidi in Italia negli ultimi tempi). In generale si dovrebbe riflettere su come qualunque comportamento che limiti la libertà di un’altra persona potrebbe e dovrebbe essere considerato violenza, come tale oggetto di meritevole attenzione. Certamente una manifestazione primordiale, quella più silente e più graffiante è proprio la violenza che prescinde dal contatto fisico; quest’ultima assomiglia ad un labirinto con pareti di vetro e, paradossalmente, l’uscirne sembrerebbe apparentemente facile, ma in fatto ed in fondo non lo è assolutamente, in quanto ci sono purtroppo muri invisibili ovunque e non sempre rimuovibili. Chi dice di amarti, a volte vuole controllare la tua mente e i tuoi pensieri e tu donna sei talmente coinvolta da non riuscire poi a distinguere la volontà di amare dalla meschina volontà di possedere. È così che inizi a perdere il controllo di te stessa, è cosi che senza nemmeno rendertene conto ti affidi, dipendi e ti perdi. A volte è per sempre! A chi sovente mi chiede come fare per aiutare una persona che versi in taluna di queste situazioni, da donna in primis e poi da avvocato non trovo altra risposta che il lasciarsi prendere per mano ed affidarsi, nella consapevolezza che per taluni versi trattasi di impresa ardua, in quanto le donne vittime di violenza sono reticenti a parlare della loro situazione. Questo accade per vergogna o comunque per paura che il compagno lo venga a sapere, per timore di non essere credute o perché pensano che sia colpa loro. È importante che la donna si senta a proprio agio e al sicuro nell’aprirsi e che incontri dall’altra parte un atteggiamento non giudicante e non si senta forzata a prendere decisioni. A te Donna, dico: «Ricorda sempre chi sei, abbi il coraggio di essere te stessa fino in fondo, diffida di ogni forma malata di amore, perché solo tu sei in grado di amarti totalmente».
avvocato