Quando Levi accusò De Gasperi: uomo rigido e senza intuito - Le Cronache
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Quando Levi accusò De Gasperi: uomo rigido e senza intuito

Quando Levi accusò De Gasperi: uomo rigido e senza intuito

di Antonio Manzo

Carlo Levi attaccò Alcide De Gasperi definendolo <rigido e senza intuito>. Ma non fu solo l’ unico giudizio polemico che espresse dopo il fascismo perché nel mirino dello scrittore torinese confinato in Basilicata nel mirino finirono anche un leader del prefascismo Antonio Salandra, don Luigi Sturzo e, infine, Alcide De Gasperi il leader della ricostruzione materiale e morale degli anni post fascisti e post bellici.

 Non fu solo medico, pittore e confinato politico ma fu eletto senatore nelle liste della sinistra indipendente quindi con una caratura politica e culturale che gli consenti anche di polemizzare con figure politiche di primo piano del suo tempo. Gli scritti civili dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli” divennero pubblici dopo la felice intuizione della Fondazione Levi di pubblicare gli scritti inediti  “Il dovere di tempi” con la presentazione di Luisa Montevecchi e di  Gigliola De Donato. Proprio la lettura degli inediti di Carlo Levi ripercorre il suo pensiero politico. Levi non usò mezzi termini nel giudizio, ricorre il pensiero politico dell’ antifascista torinese con un riferimento molto legato ai protagonisti poiltici del tempo. Come quando lo stesso Levi giudicò pesantemente Antonio Salandra leader del prefascismo. Scrisse Levi di Antonio Salandra: <Siede in silenzio come chi ha esaurito invano ogni energie nel supremo sforzo di attuazione del più dogmatico illiberale liberalismo>. Levi però non si limitò a questi giudizi politici ma anche esprimendo un giudizio sulla “posizione comunista inficiata dalla contraddizione interna libertà-dittatura”. Levi, infatti, espresse il suo pensiero politico nel saggio scritto nel 1939 a Parigi ma uscito sette anni dopo sulla <Paura della libertà>. In pratica Levi visse sulla sua pelle ideologica il dramma dell’ ondivaga posizione del Pci tra libertà e dittatura, tanto che dopo aver partecipato alla Resistenza nelle file del Partito d Azione  non si iscrisse al Pci ma svolse la sua esperienza parlamentare dal 1963 al 1972 si svolse sotto la sigla della Sinistra Indipendente. Dopo tre anni morì a Roma il 4 gennaio 1975 e prima della tumulazione ad Aliano ricevette il saluto d addio proprio nella piazza di Eboli, città che aveva reso nota nel mondo con la pubblicazione del suo romanzo. Nella piazza di Eboli tennero i saluti l’allora sindaco di Eboli il democristiano Isaia Bonavoglia e il deputato del Pci Abdon Alinovi. E proprio Eboli ha dimenticato i 120 anni dalla nascita di Carlo Levi che agli inizi degli anni Settanta celebrò anche con l’acquisto di una serie di serigrafie di Levi prodotte dall editore Esposito. Le opere di Carlo Levi furono sistemate presso gli uffici del primo piano del comune di Eboli. La pur proclamata volontà di affidare a Carlo Levi la cittadinanza onoraria proposta dall’ allora sindaco, il socialista Carmelo Conte. Non fu portata a termine per la  morte dello scrittore.