In crisi anche l’olio, giù la produzione - Le Cronache
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In crisi anche l’olio, giù la produzione

In crisi anche l’olio, giù la produzione

di Arturo Calabrese

È in piena crisi l’elemento principe della produzione agricola del Sud Italia. Anche la filiera dell’olio, infatti, risente molto del caro bollette e dell’aumento dei costi dell’energia. I dati del mese di novembre sono molto preoccupanti, soprattutto perché è questo il periodo di maggior lavoro per i frantoi, luoghi che fino a qualche anno fa erano presenti in ogni paese ma che oggi si fatica a trovare. Chi resiste nella tempesta delle varie crisi economiche degli ultimi anni e continua a farlo oggi con un futuro nero che si staglia all’orizzonte è Angelo Sireno Malandrino, titolare dell’oleificio di Vatolla, frazione di Perdifumo, “An.Gi.Mal.”. Le sue parole disegnano un periodo estremamente difficile che sta portando parecchi problemi alle comunità e che ha ricadute inaspettate. «Siamo nel pieno della campagna olearia, ma posso già fornire un dato preoccupante – spiega l’imprenditore – rispetto allo stesso periodo del 2021 c’è stato un calo del lavoro del 50% e ciò vuol dire, carte alla mano, che la filiera parte già dimezzata. I piccoli produttori o coloro i quali raccolgono le proprie olive per avere l’olio per la propria tavola senza venderlo stanno rinunciando a questa millenaria tradizione. Le spese da sostenere sono alte e tra investimento economico e impiego di risorse fisiche – ragiona – il gioco non vale la candela. Questo aspetto spinge molti alla non raccolta delle olive, abbandonando gli uliveti e il frutto a terra che viene così lasciato al destino di marcire». Secondo Angelo Sireno, marito e padre di famiglia che con quella attività è riuscito a pagare ai figli Rita e Giacomo gli studi, la situazione odierna è la conseguenza di una lunga catena, un circolo vizioso che non smette di girare e andare avanti. «Diminuisce la produzione e aumenta il costo del prodotto – argomenta – se lo scorso anno un litro di olio veniva venduto a 6 o 7 euro, quest’anno non può costare meno di 10. Chi produce lo fa come lavoro e lavoro vuol dire guadagno, quindi se l’imprenditore vuole guadagnare, come è giusto che sia, non può vendere al di sotto di quella soglia. Il mercato è così e le sue leggi sono ferree. Questa catena ha portato all’esito di un vertiginoso aumento dei prezzi del prodotto finito a causa della diminuzione di produzione – aggiunge Malandrino – ma porta anche all’abbandono dei terreni, al non manutenzione degli stessi, all’aumento di terreni incolti che fanno proliferare i cinghiali, piaga per i coltivatori di olive, e a maggior possibilità di propagazione degli incendi». Angelo Sireno Malandrino, nonostante le difficoltà, ha sempre voluto che il suo oleificio fosse al passo coi tempi e negli anni non ha mai mancato di evolversi. «Insieme a mio fratello Giuseppe – racconta – nel 1988 rilevai l’attività e la resi moderna per i tempi. Oggi lo è ancora e posso dire di essere orgoglioso di averla resa ecosostenibile. Tutti i resti della produzione – le sue parole – e cioè l’acqua reflua, l’olio di sansa, gli scarti vegetali vengono trasformati in energia in una moderna struttura che sorge poco lontano dal mio frantoio. Non inquinare è l’obiettivo che ognuno di noi dovrebbe raggiungere perché c’è l’effetto di quella catena di cui sopra: l’ambiente deve essere rispettato per ottenere un prodotto costantemente migliore. Un’evoluzione continua che ho applicato anche gli operai – procede nella spiegazione – anziché licenziare, ho aumentato loro la paga ed oggi questo diventa purtroppo un’eccezione».