4 novembre 1918 quella data che sigillò il Risorgimento Italiano - Le Cronache
Attualità

4 novembre 1918 quella data che sigillò il Risorgimento Italiano

4 novembre 1918 quella data che sigillò il Risorgimento Italiano

Di Olga Chieffi

 

“Donne e uomini della Difesa, è per me una particolare emozione rivolgermi a Voi in questa data, in cui l’Unità Nazionale e le Forze Armate hanno modo di essere onorate nel medesimo giorno.

La scelta repubblicana di celebrare il Giorno dell’Unità Nazionale assieme alla Giornata delle Forze Armate rappresenta il legame indissolubile tra le Forze Armate e il percorso unitario abbracciato dal nostro popolo che, forte della propria identità culturale, maturò infine un’idea politica esplicita, coronata con il Risorgimento, dove il desiderio di riunire la Nazione in uno Stato sovrano poté realizzarsi anche e soprattutto grazie al sacrificio e alla dedizione dei cittadini in armi. Le Forze Armate furono protagoniste di quell’eroico percorso portato a compimento con la vittoria del 4 novembre, così come lo sono oggi, in continuità con quegli ideali, ma fortificati dai valori della Costituzione repubblicana, a costante presidio della nostra sovranità, della nostra sicurezza e della nostra libertà. Le nazioni sono infatti comunità che richiedono, da un lato, la cura dei principi che uniscono, della storia che accomuna, e dall’altro la volontà quotidiana di ribadire quel patto di unità, di mutua solidarietà. Le Forze Armate italiane sono, senza alcun dubbio, un attore importante di entrambe queste dimensioni. E anche da questo dipende, io credo, l’affetto che gli italiani Vi riservano”. Così, con le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto, sono iniziate  le celebrazioni del 104° anniversario del “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”, che si è svolta ieri mattina, organizzata dalla Prefettura di Salerno in collaborazione con il IXX Reggimento “Cavalleggeri Guide”, sul palcoscenico del Teatro Augusteo, in ricordo di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita, in Italia e nel mondo, in difesa della Patria e dei valori di libertà, democrazia, solidarietà e unità nazionale sui quali la stessa si fonda. Dopo la deposizione delle corone d’alloro da parte del Prefetto di Salerno, Francesco Russo e delle Autorità militari e civili e religiose, al Monumento ai Caduti in Piazza Vittorio Veneto, la cerimonia è proseguita dapprima in piazza Giovanni Amendola dove, sulle note dell’Inno d’Italia, si è assistito all’Alzabandiera solenne, poi tutti in teatro per la lettura della preghiera del combattente  e del messaggio del Presidente della Repubblica. Quindi, dopo aver reso onore alle Forze Armate, sono state consegnate le onorificenze “Al merito della Repubblica Italiana”, concesse dal Presidente della Repubblica a cittadini di questa provincia e un attestato di pubblica benemerenza rilasciato dal Ministero dell’Interno. Il Prefetto Russo, nell’accogliere gli insigniti e le ragazze e i ragazzi delle scolaresche, accorsi numerosissimi, ha sottolineato il sacrificio estremo di tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno messo a repentaglio “il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, in cui continuiamo a riconoscerci e che hanno accompagnato il nostro Paese nel cammino verso la libertà e l’affermazione dei valori democratici”. “Ed è proprio nel valore del sacrificio e dello spirito di abnegazione che vedo quest’oggi un trait d’union con la consegna delle onorificenze “Al merito della Repubblica Italiana” concesse dal nostro Presidente, Sergio Mattarella, a cittadini della provincia di Salerno. Gli insigniti di oggi sono figure particolarmente illustri del nostro territorio, che si sono distinte nel campo delle lettere, delle arti, della medicina, della tutela della sicurezza dei cittadini, dell’economia e nel disimpegno di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Ritengo, infatti, che anche attraverso l’impegno civile e nella solidarietà, attraverso la promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute si possa contribuire al bene comune e alla testimonianza dei valori repubblicani”. Diverse le onoreficenze che ha visto salire sul palco quali cavalieri, Vincenzo Pepe, Luca Pastore, Angelo Villano, Gennaro Foglia, Aniello Carbonara, Giuseppe Pipino, Gennaro Vigliotti, Saggese Tozzi, Antonio Celentano, Giuseppe Iozzino, Giuseppe Lo Sciuto, Antonia Autuori, Giuseppina Basile, Paolo Carbone, Maurizio De Donato, Sergio Galderisi, Salvatore Maresca, Giovanni Pompa e Umberto Saraceno. Attestato di pubblica benemerenza al merito civile, al Cav. Vincenzo Landi, per aver salvato una donna in mare, il titolo di Commendatore è stato assegnato a Filippo De Ruberto, mentre Ufficiali della Repubblica sono divenuti Carmelo Marra, Lucio Ronca e Vincenzo Ferrara. Ma in teatro si è voluto coniugare alla libertà d’Italia, in effetti la I guerra mondiale si è rivelata la quarta guerra d’Indipendenza, la sua arte musicale, attraverso dall’orchestra di fiati e dal coro del liceo musicale “Teresa Confalonieri” di Campagna, diretti dal maestro Giuseppe Giordano, con la brillantezza degli ottoni trombe, tromboni, corni, tube e percussioni. E così ha preso nuovamente forza quella idea che ci ritroviamo nel cuore sin da ragazzi, quando ci dicono della trincea della leggenda del Piave, dell’ultima carica di cavalleria, dei nostri nonni cavalieri di Vittorio Veneto che entrarono a Trento e Trieste l’immagine balenante dinanzi agli occhi è sempre quella di un cavallo al galoppo e di un tricolore lacero  e di una fanfara di ottoni lucenti, piena di squilli e di giovanile esuberanza. Le formazioni del liceo hanno eseguito gli inni ufficiali, Parata d’Eroi e la Leggenda del Piave. Poi è giunto il momento del Cavaliere del violino Daniele Gibboni il quale in trio con la figlia Annastella e il pianista Pietro Gatto, ha eseguito la Czárdás, di Vittorio Monti basata sulla danza popolare e genere musicale ungherese, suonata da tutte le orchestre gitane, tanto da sembrare più autentica di quelle autentiche, con un Daniele in grande spolvero, il quale ha inteso eseguendo Il volo del calabrone di Nikolaj Rimskij-Korsakov a due mani su di uno stesso violino con la figlia. Gran finale affidato alla voce del Grande ufficiale Bruno Venturini, che nel tempo ha acquistato maggior brunitura e compattezza, gli hanno reso possibile un excursus tra le gemme più rilucenti dell’epoca d’ oro della canzone napoletana assorbendo abiti diversi come il bianco fonde nella sua assolutezza tutti i colori. Un medley aperto da Comme facette mammeta, passando per Malafemmena, Passione, Dicitencello Vuje, per chiudere brillantemente con Simme ‘e Napule paisà, prima di intonare coi ragazzi e il pubblico il Canto degli Italiani: la musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori. (Johann Sebastian Bach).