La Giustizia “Economica” di Nordio - Le Cronache
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La Giustizia “Economica” di Nordio

La Giustizia “Economica” di Nordio

di Michelangelo Russo

Devo, al momento, correggere il tiro sul Ministro della Giustizia Nordino. Prima delle elezioni, ad agosto, avevo ricordato quanto fosse fosco l’orizzonte per la Magistratura sulla base delle posizioni oltranziste espresse da Nordio per decenni sul sistema delle correnti, a suo giudizio monopolizzate dalle idee rivoluzionarie ed estremiste di Magistratura Democratica. Nordio, non so con quanta consapevolezza, era così radicale nei suoi allarmi da preoccupare gli stessi aderenti a Magistratura Indipendente, la corrente conservatrice a cui apparteneva. Insomma, la figura del magistrato come interprete delle aspettative di una società viva e in evoluzione continua, secondo quell’ideale di giustizia umana e soccorritrice delle vittime, dei deboli e degli esclusi, non è mai appartenuta al lessico e al contenuto dei suoi libri, che in pochissimi, tra i magistrati e i giuristi, hanno sfogliato.

Ebbene, con tali premesse, c’era da aspettarsi un discorso inaugurale del mandato ministeriale scoppiettante di tuoni e balenante di fulmini per il riottoso piccolo popolo dei giudici; niente di tutto questo. Da vecchio sornione, comunque conoscitore dei meccanismi psicologici del comune sentire dei giudici, e senz’altro prudente stratega delle battaglie che sta per iniziare, ha disorientato l’avversario. Che è, e rimane, l’intero corpo giudiziario. Dove non ha alleati di spessore e frange di complicità che possano servire da fronda interna. Per questo, Nordio non ha attaccato subito con il progetto di riforma sulla separazione delle carriere. Avrebbe compattato irreversibilmente tutti i giudici con quello che i magistrati hanno sempre visto come un attentato alla loro indipendenza e un tentativo progressivo di portare l’Ufficio del Pubblico Ministero sotto il controllo totale del Governo; facendo del Ministro della Giustizia l’Ufficio più potente dopo il Presidente del Consiglio dei Ministri. Nordio ha scelto il profilo basso dell’urgenza di una riforma del diritto penale che possa piacere a molti, con la depenalizzazione di tanti piccoli reati che appesantiscono i Tribunali e fanno lievitare i costi della macchina processuale. Bisogna risparmiare, ha detto, per rendere economicamente più sopportabile la spesa per la Giustizia, convogliando il risparmio su strutture e mezzi che rispondano alle esigenze dei cittadini di una giustizia veloce. Parole sante, che chiunque può condividere. Per la separazione delle carriere, si provvederà poi più in là. Cioè quando questo Governo avrà rassicurato abbastanza i giudici con le sue intenzioni dichiaratamente non bellicose. Sarà a quel punto che negli interstizi del progetto complessivo di depenalizzazione entreranno proposte di larga condivisione. Ad esempio, un grande condono edilizio che avrà il pregio connesso di un probabile afflusso di denaro nelle casse pubbliche. Un condono tributario che sarà un regalo all’evasione fiscale. Una attenuazione delle tagliole del reato di antiriciclaggio, che è ancora oggi una prateria inesplorata delle operazioni finanziarie e societarie del sistema economico italiano. Sono le previsioni, queste, abbastanza facili sulla progressiva decostruzione che farà la Destra economica della faticosa elaborazione decennale di tanta fatica giudiziaria e politica dei decenni passati tesa al più giusto riequilibrio della bilancia complessiva della ricchezza in favore delle fasce popolari meno avvantaggiate. L’immensa spesa pubblica di questi decenni è stata resa possibile grazie anche a un sistema tributario che ha mitigato, pur con inevitabili errori e approssimazioni, l’accumulo egoistico di ricchezze in fasce e soggetti ostili da sempre ai controlli della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate. Non credo che personalmente sia questo il vero fine che persegue Nordio. Lui ha solo una visione primitiva e sacrale della funzione del giudice, superata già al tempo del diritto romano sotto Giulio Cesare. Ma quelli che stanno dietro di lui certo che stanno per spingere la Giustizia dove ho detto prima.

Michelangelo Russo