Limone: Mandragora, nessun pericolo - Le Cronache
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Limone: Mandragora, nessun pericolo

Limone: Mandragora, nessun pericolo

di Erika Noschese

Il caso Mandragora non dovrebbe più generare allarmismi, alla luce dei controlli che sono stati fatti e che sono ancora oggi in corso, grazie a strutture specializzate come la Fedrizzi di Bologna. A rassicurare la cittadinanza Antonio Limone, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno che sta offrendo il suo contributo agli enti competenti per accertare i fatti e stabilire eventuali responsabilità. Per il direttore Limone, questa, è l’occasione anche per fare il punto della situazione sull’emergenza covid, lanciando l’invito a non abbassare la guardia e a sottoporsi alla quarta dose di vaccino per i soggetti fragili e gli anziani. Direttore, psicosi ancora per la mandragora. C’è ancora tanto allarmismo…. “I controlli stanno procedendo a tappeto, in pochissimo tempo, in Regione Campania, è stata attivata una importantissima rete: il centro antiveleno del Cardarelli ha stabilito che si trattava di un’intossicazione da calogi tropianici, il servizio farmaceutico ha messo a disposizione la fisostigmina; tramite il Sian, insieme ai Carabinieri, sono stati sequestrati tutti i lotti, in totale ventidue cassette e hanno stabilito la tracciabilità, il prodotto veniva da Aversano. Credo che la rete di epidemiosorveglianza abbia funzionato; ci possiamo anche allarmare ma questo non deve significare che tutti gli spinaci sono avvelenati perché non è così”. Un caso di negligenza o disattenzione? Come può essere accaduto? “Negligenza da parte di chi? Noi stiamo ancora cercando di capire perché un pezzo di altri esami sono stati inviati a Bologna, da Fedrizzi, per stabilire l’analisi di quel prodotto e capire cosa contenesse. Bisogna capire prima bene la causa, poi attribuire delle responsabilità altrimenti si spara nel vuoto”. In quest’ottica, considerando i suoi interventi, qual è il ruolo dell’Izsm? “Sono vegetali, l’Istituto è un po’ tagliato fuori; i vegetali sono appannaggio del Sian, punti di riferimento dell’Asl e della Regione, non direttamente dell’Istituto perché noi ci occupiamo di prodotti di origine animale e non vegetale ma abbiamo seguito, siamo stati sul pezzo, ci siamo fatti carico di inviare questi campioni ad un altro centro di riferimento a Bologna e ci stiamo lavorando, pure se non ci compete”. L’Istituto è stato molto attivo, invece, per quanto riguarda l’emergenza covid. Alla luce dei dati attuali, secondo lei, si può abbassare la guardia o c’è da mantenere alta l’attenzione? “La malattia non è scomparsa, il covid è presente, contagia e le persone si ammalano. Abbiamo visto come nell’arco del tempo le nuove varianti hanno assunto un altro tipo di offensiva: hanno ridotto la sintomatologia e ci troviamo in una condizione per la quale la condizione più attenuata dei sintomi ha creato meno problemi ma, contemporaneamente, le nuove varianti sono più trasmissibili, aumenta la contagiosità anche se diminuisce la sintomatologia severa; al netto di questo, sempre che non escano fuori altre varianti, mi sembra che la situazione sia abbastanza chiara, fermo restando che il virus è presente e il rischio di contagio c’è. Le precauzioni che bisogna osservare, soprattutto per i soggetti fragili sono ormai chiare: igiene delle mani, mascherine, distanziamento ed evitare assembramenti, sistemi che funzionano”. È decaduto l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine a bordo dei mezzi pubblici: scelta azzardata o corretta? “E’ indubitabile che la mascherina ha costituito un presidio di salute e lo è anche perché abbiamo ridotto tantissimo i contagi per quanto riguarda il raffreddore e altre influenze, quella stagionale ha avuto meno attecchimento proprio per effetto delle mascherine. Criminalizzarla senza aver compreso i vantaggi per la nostra salute credo sia un modo ingiusto di leggere il fenomeno, aiuta e protegge soprattutto nei luoghi chiusi”. Dunque, andrebbe portata… “Io seguirei sempre criteri che, in qualche misura, sono dettati dall’andamento della malattia: con i contagi, la mascherina aiuta”. Covid ma anche influenza di stagione, il vaccino può essere la soluzione? “Va chiarito che c’è una differenza abissale tra l’influenza stagionale e il covid. Se lei fa un esempio di rapporto, gatti e leoni sono entrambi felini ma io avrei timore a immaginare che il leone sia inoffensivo quanto un gatto e questa è la differenza; la Sars, i fragili li uccide mentre l’influenza no; le polmoniti bilaterali sono pericolose e il post covid lungo per un soggetto fragile può significare anche la morte, non è paragonabile”. Per le categorie fragili e gli anziani la quarta dose del vaccino anti covid è fondamentale… “Assolutamente sì. Stanno portando sul mercato vaccini in grado di combattere maggiormente le varianti ma la battaglia tra il vaccino e il virus è sempre quella: siamo di fronte ad una situazione per la quale si creano nuove varianti; se sono contenute nell’ombrello vaccinale sono gestibili, abbiamo dati incontrovertibili che il vaccino diminuisce quello che è un effetto della malattia, protegge. Soprattutto per i fragili la quarta dose è una necessità, dobbiamo auspicare che le varianti restino sotto l’ombrello vaccinale e che i vaccini riescano a coprire sempre di più. Il vero problema è la lettura delle varianti nuove, se restano nella condizione di abbassare la sintomatologia nonostante la contagiosità allora la partita è ancora in campo ma se abbiamo, a causa di questa capacità mutagena del Coronavirus dei nuovi momenti di sintesi genetica, con nuove modifiche, si potrebbe arrivare ad un nuovo pericolo ma questo non possiamo stabilirlo”. Le scuole restano fonte di contagio importante… “Dobbiamo entrare nell’ottica che dobbiamo convivere con questa malattia e dobbiamo entrare nell’ordine di idee che questa pandemia deve cambiare alcuni comportamenti che si adeguano alle nostre necessità, arrivando ad equilibri che ci consentono di vivere senza grandi ripercussioni ai tempi del covid”.