Al via la Maratona mozartiana - Le Cronache
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Al via la Maratona mozartiana

Al via la Maratona mozartiana

Giovedì la chiesa di San Giorgio ospiterà i primi due set, dalle ore 18, dell’esecuzione dell’integrale della produzione solistica da camera per pianoforte, promossa dall’Associazione Alessandro Scarlatti, con protagonisti Giada Pellegrino, Davide Cesarano, Vittorio Bonanno e Leonardo Di Luccia

Di Olga Chieffi

Tutto pronto per la realizzazione del Progetto Mozart, l’ esecuzione integrale dell’opera per pianoforte (le sonate, le fantasie e il repertorio a quattro mani) affidata dalla Associazione Alessandro Scarlatti ai giovani talenti della tastiera del Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno. Giovedì sera primo doppio set a partire dalle 18 nella chiesa di San Giorgio, con i primi quattro pianisti, di una schiera di ben diciotto musicisti che ci condurranno tra gli spartiti mozartiani ancora il 30 e il 6 e 7 ottobre. La musica cameristica per pianoforte composta da Wolfgang Amadeus Mozart ha conosciuto nel tempo una sorte altalenante, ben diversa da quella rappresentata dal mastodontico corpus sonatistico beethoveniano, da sempre ritenuto una delle tappe fondamentali della parabola creativa di quest’ultimo compositore. Questa veste, solo apparentemente minore, è legata a tanti aspetti, spesso complessi e che comunque mai coincidono con un giudizio di merito circa il reale valore delle composizioni tastieristiche. Realizzate nel pieno dello stile classico, le sonate mozartiane puntano ad una presenza molto fitta della forma sonata in tutti e tre i tempi, situazione che più tardi rappresenterà un obbligo solo per il primo tempo della composizione. Ad inaugurare la maratona pianistica sarà Giada Pellegrino, allieva di Costantino Catena, con la Sonata K 279 che è ancora ancorata a stilemi barocchi, già evidenti nel primo gruppo tematico e nelle frequenti ripetizioni degli stessi incisi. Tuttavia, Mozart prende le distanze dalle parti ordinarie, e le alterna a momenti ben più personali, che sembrano ironizzare sulle convenzioni citate. Il movimento centrale è un placido Andante in fa maggiore dal carattere notturno, ma intriso di improvvise accensioni e sbalzi melodici, Le ripetute dissonanze arricchiscono la tensione narrativa, che giunge al culmine nello sviluppo centrale. Nel terzo movimento, anch’esso in forma sonata, sono frequenti i richiami alle Sonate di Haydn, riconoscibili nell’uso esasperato di note staccate ribattute e nelle improvvise interruzioni. Seguirà, la Sonata K 280, imperniata su costanti contrasti, sin dall’incipit. Questo ha un attacco ritmico con accordi ripetuti, ma già alla terza battuta si cambia tono, con una linea cromatica discendente e un ritmo regolare di crome alla mano sinistra. Il secondo movimento è un toccante Adagio in fa minore. Sin dalla prima battuta abbondano gli intervalli di semitono che, subito reiterati in tutte le voci, esprimono un senso di sofferto scoramento. Si torna ad atmosfere giocose e guizzanti nell’ultimo movimento, Presto, anch’esso dal sapore haydniano, che si dipana attraverso la giustapposizione elementi di carattere contrastante. Si esibirà, poi, Davide Cesarano, allievo di Costantino Catena, il quale  si cimenterà con il dittico composto dalla Fantasia K 475 e dalla Sonata K 457 in do minore. La Fantasia, composta successivamente rispetto alla Sonata, ha una struttura riconducibile a sei episodi, due dei quali sono forme chiuse: l’Aria in re maggiore e il Minuetto in si bemolle maggiore. Le note dell’incipit formano una serie cromatica quasi atonale, creando un senso di claustrofobico smarrimento. Il tema è raddoppiato in ottave senza un rivestimento armonico, assumendo così un colore scuro e misterioso. La Fantasia si conclude con una rapida scala ascendente di do minore che conduce con grande slancio alla Sonata K 457. Il Molto Allegro si apre con un motivo ascendente in ottave vuote (l’archetipico “razzo di Mannheim”), alternato a una sospirante risposta nel registro acuto, con armonie cromatiche. Di grande magia è il passaggio dall’atmosfera scura del primo tempo alla soave cantabilità dell’Adagio, in mi bemolle maggiore. Il terzo movimento è un Rondò di grande inquietudine e forza drammatica. Alle ore 19,30, si darà inizio al secondo set che vedrà Vittorio Bonanno, allievo di Massimo Trotta, eseguire la Sonata K 283, con il suo primo movimento giocato sull’ambiguità metrica: la partitura è scritta in 3/4, ma in vari punti la scrittura allude a una suddivisione della battuta in 6/8. Il secondo movimento è esemplare per la miniaturizzazione del dramma. In sole tre pagine, infatti, qui Mozart racchiude una piccola scena d’opera. L’ultimo movimento è un Presto di notevole impegno virtuosistico, giocato su rapidi guizzi e improvvisi cambi di ritmo.  Vittorio Bonanno concluderà il suo intervento con l’esecuzione della  Sonata n. 19 in fa maggiore, K547a, a lungo attribuita a Wolfgang Amadeus Mozart. Fu pubblicata come sonata originale da Breitkopf & Härtel nel 1799, ma si scoprì presto che in realtà si trattava di un assemblaggio di movimenti scelti da altre composizioni: l’ Allegro è una trascrizione del secondo movimento della Sonata per pianoforte e violino KV 547, mentre il Rondò è la trasposizione dell’ultimo movimento della Sonata per pianoforte n .  16 in do maggiore in fa maggiore. Le  sei variazioni in Fa maggiore sull’ Andante sono talvolta interpretate come un ulteriore terzo movimento dell’opera, trascritte anch’esse dalla stessa sonata per violino KV 547. Finale affidato a Leonardo di Luccia, allievo di Costantino Catena, il quale inizierà con la Fantasia  KV 396 in do minore che come quella in re minore, è anch’essa incompiuta e completata probabilmente da Maximilian Stadler. Un’ incompiutezza che non ne sminuisce assolutamente la potenza, simile alle sculture lasciate da Michelangelo appena sbozzate in alcune loro parti. Inizia con una sezione preludiante percorsa da arpeggi e da scale, che man mano si dilatano e si gonfiano in grandi ondate, che poi s’infrangono tra ardite dissonanze. Ultima pagina in programma La Sonata K. 284 è nota come “Dürnitz-Sonate”, essendo stata commissionata dal Barone Thaddäus Wolfgang Freiherr von Dürnitz, fagottista e pianista dilettante. Il discorso musicale si dipana attraverso lunghe arcate, laddove le precedenti Sonate procedevano per brevi incisi alternati. Per questo motivo, la Dürnitz è senz’altro la più (pre)beethoveniana delle Sonate di Mozart.